Crioterapia è un termine che deriva del greco e il cui significato è terapia (cura) con il freddo. Il termine può non essere felice perché può dare l’idea che il ghiaccio possa guarire. In effetti non è così: la crioterapia può interrompere il fenomeno infiammatorio e, peraltro, la cosa non sempre è positiva. Infatti, se nella fase acuta di molti infortuni la crioterapia può bloccare le conseguenze dell’infortunio stesso, nella fase cronica (è il caso, per esempio, di un’infiammazione tendinea) può migliorare la prognosi solamente nel caso in cui l’infiammazione sia particolarmente lieve. Se, invece, ci troviamo di fronte a processi infiammatori di una certa gravità, bloccarne la normale evoluzione significa alterare anche il ripristino della situazione di normalità. Appare quindi opportuno chiarire una volta per tutte l’impiego corretto della crioterapia. Il ghiaccio deve essere utilizzato in due occasioni:
- su un infortunio acuto
- su un’infiammazione lieve.
Gli effetti della crioterapia
L’utilizzo della crioterapia nel caso di contusioni o traumi di tipo muscolo-scheletrico è piuttosto comune. Gli effetti sono molteplici. Uno di questi è l’effetto analgesico; esso è certamente transitorio e la sua efficacia può essere più o meno importante, ma comunque è reale; tale effetto è dovuto al fatto che l’ipotermia a livello cutaneo interrompe temporaneamente la trasmissione degli impulsi dolorosi.
Un altro effetto dell’applicazione del ghiaccio sulla zona interessata dal trauma è quello antiedemigeno, esso è dovuto al fatto che la bassa temperatura provoca una vasocostrizione che non consente lo stravaso di sangue a livello tissutale. L’applicazione del ghiaccio svolge anche azione antispatica e azione miorilassante.

Il ricorso alla crioterapia deve essere fatto nel caso di un infortunio acuto oppure su un’infiammazione di lieve entità
Terapia del ghiaccio: quando, come e quanto
Quando si può fare ricorso alla crioterapia? Come deve essere applicato il ghiaccio e quante volte è corretto applicarlo? Vediamo di rispondere a queste tre domande.
Quando – Qual è il momento opportuno per ricorrere alla crioterapia? Una cosa è certa: il ghiaccio non va applicato sulla parte dolente prima dell’esercizio fisico, quando quest’ultimo è compatibile con l’infortunio. Se si applica prima, infatti, si raffredda la parte infortunata (per esempio un tendine), ma per contatto si può raffreddare anche qualche parte muscolare, ingenerando potenzialmente nuovi problemi. Il ghiaccio va applicato dopo l’esercizio fisico, cioè a riposo. Immediatamente dopo è la soluzione migliore, mentre è ottimistico sperare che la crioterapia sortisca qualche effetto se l’applicazione del ghiaccio viene effettuata un’ora dopo l’allenamento.
Come – Come si deve applicare il ghiaccio? Esistono diverse teorie. C’è chi consiglia l’utilizzo di una borsa del ghiaccio (ice bag), eventualmente appoggiata su una pezza leggera per evitare il contatto con la pelle, altri usano un cubetto di ghiaccio da sfregare sulla parte infortunata fino al completo scioglimento. Il primo metodo ha il difetto di provocare solo una modesta diminuzione della temperatura della zona infortunata; il secondo quello di essere troppo rapido (e a volte troppo traumatico). Molti sportivi utilizzano le bombolette spray (tipico il loro uso da parte dei calciatori e dei giocatori di basket). Il componente principale contenuto in queste bombolette è il fluorometano, sostanza atossica e non infiammabile. Indubbiamente le bombolette da crioterapia sono molto pratiche, ma devono essere utilizzate in modo opportuno; usarle a sproposito, infatti, può essere causa di lesioni più o meno gravi ai tessuti circostanti. Allo scopo di evitare ustioni da congelamento, la bomboletta va tenuta a una distanza dalla cute di circa 30-40 cm e l’inclinazione deve essere di circa 30 gradi. Lo spray va passato su tutta la lunghezza della zona interessata; sono sufficienti due o tre applicazioni. Prima di riprendere l’attività è opportuno effettuare alcuni movimenti di allungamento muscolare. È necessario evitare di spruzzare il contenuto della bombola verso bocca, naso, occhi e orecchie.
A nostro parere, comunque, la soluzione migliore consiste nell’impiego dei ghiacci sintetici racchiusi in contenitori di plastica sufficientemente fini da raffreddare realmente e al tempo stesso sufficientemente spessi da poter essere usati a diretto contatto con la pelle. Ne esistono di due tipi: i refrigeranti chimici in sacchetti monouso e i cold pack gel. I primi sono costituiti da due parti separate fra loro che vengono attivate nel momento in cui si spezza il separatore presente all’interno del sacchetto; le sostanze presenti, reagendo fra loro, provocano un rapido e notevole calo della temperatura esterna. È importante che la busta esterna sia priva di rotture perché le sostanze contenute all’interno dei sacchetti possono provocare ustioni cutanee.
I cold pack gel invece sono sacchetti in polivinile che contengono una sostanza gelatinosa che, una volta raffreddata, è in grado di mantenere per un certo periodo di tempo una temperatura piuttosto bassa. I cold pack gel possono essere utilizzati più volte, previo raffreddamento in un congelatore, fino a quando rimane intatto l’involucro esterno.
Quante volte – Quante volte si può ricorrere alla crioterapia? La crioterapia può essere ripetuta un paio di volte al giorno.
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