Il singhiozzo è una condizione estremamente fastidiosa, e molto comune, della quale non sono ancora perfettamente note le cause. Di fatto il singhiozzo è una contrazione rapida e involontaria del diaframma (il più importante muscolo respiratorio) che viene accompagnata dalla chiusura della glottide (un segmento della laringe che serve a isolare l’apparato digerente dalle vie aeree) e da un respiro abbastanza brusco che produce il caratteristico “hic” (per la cronaca, il termine inglese per singhiozzo è hiccup).
Il numero di singhiozzi al minuto può andare da 4 a 60.
Quando si verifica il singhiozzo c’è un coinvolgimento sia del nervo frenico (il nervo che controlla le contrazioni del diaframma), dell’ipotalamo (una struttura del sistema nervoso centrale che esplica funzioni di controllo sul sistema nervoso autonomo e sul sistema endocrino) e dei centri respiratori.
Cause
Come detto in apertura di articolo, le cause che stanno alle origini di una crisi di singhiozzo non sono conosciute, ma si è osservato che vi sono eventi che possono evocarlo; fra questi eventi ricordiamo i bruschi sbalzi di temperatura, l’ingestione eccessivamente veloce di cibi solidi o liquidi (che porta a ingerire una notevole quantità di aria), l’assunzione di bevande troppo calde o troppo fredde oppure di quelle gassate, l’assunzione eccessiva di bevande alcoliche (l’alcol può infiammare la mucosa gastrica e indirettamente irritare il diaframma), gli stress emotivi.
Generalmente il singhiozzo, per quanto fastidioso, è una condizione transitoria legata ad avvenimenti tutto sommato “normali” e difficilmente il disturbo si protrae troppo a lungo, anche se a questa regola possono esserci eccezioni.
Diverso è il caso delle crisi di singhiozzo che si verificano conseguentemente a condizioni patologiche che in alcuni casi possono essere anche molto serie. In questi casi la durata del disturbo può essere misurata nell’ordine di giorni o settimane e ciò può essere fonte di notevoli problemi, sia per quanto riguarda l’alimentazione sia per quanto riguarda l’aspetto psicologico.
Sono diverse le patologie o le condizioni di cui il singhiozzo può essere un segno; fra queste vi sono pericardite, disturbi cardiaci, polmonari o renali, diabete, tumori cerebrali, ictus, meningite, encefalite, sclerosi multipla, laringite, reflusso gastroesofageo, squilibri elettrolitici, presenza di noduli benigni o maligni nella gola, alcolismo ecc.
Il singhiozzo può anche essere conseguente all’assunzione di barbiturici, tranquillanti, corticosteroidi, lesioni traumatiche cerebrali.
Può verificarsi singhiozzo anche in seguito a operazioni chirurgiche; costituiscono fattori di rischio l’anestesia generale, l’intubazione, la distensione addominale, la manipolazione degli organi interni ecc.
I soggetti di sesso maschile corrono maggiori rischi di soffrire di singhiozzo prolungato.
Il singhiozzo nel neonato
Il singhiozzo nei neonati è una condizione piuttosto comune; generalmente si verifica quando si procede con il cambio del pannolino oppure al termine dell’allattamento.
La frequenza del singhiozzo nel neonato, sicuramente maggiore che negli adulti, è legata al fatto che il coordinamento dei riflessi di stomaco e intestino non è ancora ottimale e inoltre il cardias (l’orifizio di sbocco dell’esofago nello stomaco, una specie di “valvola” che ha il compito di impedire il passaggio del contenuto dello stomaco nell’esofago) non è ancora completamente formato e quindi la sua chiusura non è perfetta. La condizione di singhiozzo in un neonato è quindi da considerarsi un’evenienza normale.
Anche nei neonati il singhiozzo può essere evocato dagli sbalzi repentini di temperatura (si pensi per esempio al tipico bagnetto) o dall’eccessiva rapidità nell’ingerire liquidi con conseguente ingestione di aria.
Per cercare di porre rimedio al singhiozzo del bambino si possono tentare alcune strategie piuttosto semplici; il primo suggerimento è quello di attaccare il lattante al seno (la deglutizione favorisce il distendersi del muscolo diaframmatico); un altro tipo di tentativo per far cessare il singhiozzo può essere quello di dare al piccolo un cucchiaino di acqua. Si può anche tentare di fare il solletico al naso tentando di provocare uno starnuto, ciò dovrebbe provocare una distensione del diaframma.
È inoltre possibile tentare un’opera di prevenzione del singhiozzo nel neonato. Come abbiamo visto il singhiozzo nei neonati si verifica spesso quando si hanno sbalzi di temperatura (il cambio del pannolino o il bagnetto) oppure dopo la poppata. Nel primo caso si può porre una maggiore attenzione alla temperatura ambientale, badando che sia abbastanza calda; è inoltre opportuno non svestire in modo troppo rapido il bambino e, se ci si riesce, è opportuno cambiare il pannolino senza che il piccolo venga completamente denudato.
Il problema della poppata è più complesso; quando il bambino si attacca al seno non è facile controllarne una certa “foga”; diverso è il caso dell’allattamento con il biberon; in quest’ultimo caso si deve stare attenti a posizionare quest’ultimo in modo da evitare che si formino bolle d’aria.
Fra i rimedi suggeriti, ma decisamente sconsigliabili, vi sono la somministrazione di succo di limone o di agrumi in genere e la chiusura delle narici per far trattenere il respiro al bambino. Entrambi i rimedi sono assolutamente da evitare; nel primo caso si rischia un danneggiamento della dentatura o di scatenare reazioni di tipo allergico, mentre nel secondo caso è molto facile scatenare una crisi di pianto piuttosto violenta che potrebbe addirittura peggiorare le cose.
Come far passare il singhiozzo?
I suggerimenti su come far passare il singhiozzo sono innumerevoli, anche se sulla loro “scientificità” si potrebbe discutere a lungo. Alcuni suggeriscono di “spaventare” la persona affetta da singhiozzo; molti considerano il rimedio una vera e propria leggenda; altri lo ritengono un metodo efficace in quanto il sobbalzo che si verifica in conseguenza dello spavento causa una brusca contrazione del diaframma, contrazione che in alcuni casi consente l’arresto del singhiozzo.
Altro metodo consigliato è quello di trattenere il respiro per circa 15 secondi dopo aver compiuto una profonda inspirazione; ciò dovrebbe consentire un rilassamento del diaframma; sull’efficacia di questo metodo però molti hanno da ridire.
Altri comuni suggerimenti per far passare il singhiozzo sono l’ingestione di acqua a piccoli sorsi da farsi in modo molto rapido, la simulazione di uno starnuto, il respirare in un sacchetto di carta e l’ingestione di un cucchiaino di zucchero (la discesa dei granuli nell’esofago stimolerebbe il muscolo diaframmatico interrompendo le contrazioni). Sull’efficacia di tali metodi, ribadiamo, non siamo totalmente convinti, ma si tratta di uno di quei pochi in casi in cui, effettivamente, tentar non nuoce.
Alcuni suggeriscono il ricorso a medicine alternative quali agopuntura e ipnosi.
È comunque opportuno consultare il medico in caso di singhiozzo incoercibile, ovvero che dura da più di 48 ore interferendo pesantemente con la nutrizione, il sonno, la capacità di parlare, la guarigione di guarire da ferite chirurgiche ecc.
Nei casi più gravi di singhiozzo vengono talvolta consigliati alcuni farmaci quali la clorpromazina (un antipsicotico), la metoclopramide (un antinausea, nome commerciale Plasil) e il baclofene (un miorilassante). In altri casi è possibile ricorrere al sondino nasogastrico.
Se le terapie sopracitate non sono efficaci è possibile tentare con l’anestesia del nervo frenico da farsi tramite un’iniezione. Nei casi di singhiozzo che si protraggono per mesi è possibile ricorrere alla stimolazione del nervo vago, un rimedio utilizzato anche nel trattamento dell’epilessia; di fatto si interviene impiantando chirurgicamente nel torace un dispositivo funzionante a batteria che stimola elettricamente (ovviamente in modo molto lieve) il nervo vago provocando l’interruzione del singhiozzo.

Come far passare il singhiozzo? Altri comuni suggerimenti per interrompere il singhiozzo sono l’ingestione di acqua a piccoli sorsi da farsi in modo molto rapido, la simulazione di uno starnuto, il respirare in un sacchetto di carta e l’ingestione di un cucchiaino di zucchero
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