Lo shock è una sindrome clinica particolarmente complessa che può manifestarsi nel corso di diverse condizioni morbose; questa definizione è la più corretta dal punto di vista medico; molto spesso però, con tale termine si fa riferimento ad altri tipi di condizione, in particolare a una condizione di severa compromissione della coscienza e di altre facoltà mentali oppure a una condizione di stress improvviso e particolarmente intenso (i tipici esempi di quest’ultimo utilizzo del termine sono espressioni quali shock osmotico o shock termico).
Lo shock (anche, ma meno frequentemente, choc) è quindi, propriamente parlando, una sindrome che si caratterizza essenzialmente per la presenza di notevole abbassamento della pressione arteriosa, aumento della frequenza cardiaca, cianosi periferica, cute fredda, disturbi a livello respiratorio, disturbi delle attività psichiche coscienti e riduzione della diuresi (oliguria o anuria).
Questa variegata sintomatologia è espressione sia di un’insufficienza della circolazione del sangue in rapporto alle esigenze tissutali sia di una sofferenza legata all’ipossia dei vari tessuti, ipossia che può determinare la morte cellulare. A questa sintomatologia caratteristica possono poi unirsi altri sintomi legati alle cause che hanno portato alla sindrome in questione; uno choc, infatti, può essere la conseguenza di traumi di notevole gravità, di operazioni chirurgiche, di ustioni particolarmente estese, di severe emorragie o di notevoli perdite di liquidi, di reazioni anafilattiche ecc.
In caso di mancato trattamento si può avere un’evoluzione alquanto rapida e ingravescente che può condurre alla morte il soggetto colpito dalla sindrome.

La definizione di shock non è univoca, potendo riguardare particolari patologie mediche o semplici condizioni stressanti
Patogenesi dello shock e conseguente classificazione
Da un punto di vista patogenetico si distinguono tre tipologie di shock: ipovolemico, cardiogeno e distributivo.
Shock ipovolemico – Forma caratterizzata da una riduzione rapida e massiva della massa circolante.
Sostanzialmente lo lo si può distinguere in emorragico, da perdita di plasma e da perdita di elettroliti.
Le cause possono essere emorragie esterne (ematuria, epistassi, enterorragia, metrorragia ecc.), emorragie interne (emorragie endoperitoneali o endopleuriche) ed emorragie interstiziali o ematomi.
Le cause dello shock ipovolemico da perdita di plasma sono invece legate a eventi quali ustioni diffuse, schiacciamenti, gravi contusioni, processi infiammatori essudativi ecc.
Lo shock ipovolemico da perdita di elettroliti e acqua può essere legato a problematiche di vario tipo quali, per esempio, diarrea profusa, vomito, insufficienza surrenalica acuta, occlusione intestinale e sudorazione profusa.
Shock cardiogeno – Forma legata a un’insufficienza della pompa cardiaca con diminuzione del volume di sangue immesso in circolo nell’unità di tempo. Ciene distinto in miopatico, meccanico, ostruttivo e aritmico.
Le cause sono molteplici, fra queste si ricordano l’infarto miocardico acuto (più frequentemente del ventricolo sinistro), la miocardite, la contusione miocardica e gli agenti cardiotossici.
Uno choc cardiogeno meccanico può invece essere legato a una disfunzione della protesi valvolare, a una rottura delle corde tendinee valvolari, a una dissezione aortica o a una rottura di un aneurisma ventricolare.
Gli choc cardiogeni ostruttivi (in cui è presente anche una componente ipovolemica) sono provocati da condizioni quali l’embolia polmonare massiva, la pericardite ostruttiva, lo pneumotorace iperteso e il tamponamento pericardico.
Lo shock cardiogeno aritmico è invece legato a gravi bradicardia o tachicardia.
Shock distributivo – Forma caratterizzata da una diminuzione del tono della muscolatura che costringe i piccoli vasi (sia arteriosi che venosi) causando una resistenza al passaggio del sangue con conseguente incapacità a sostenere la pressione sanguigna necessaria alla perfusione dei vari organi. Fanno parte della categoria degli shock distributivi lo shock settico, quello anafilattico, quello neurogeno e quello spinale.
Lo shock settico (o setticemico) è una sindrome sistemica (coinvolge cioè l’intero organismo) legata a un grave processo infettivo con sepsi; è un’emergenza medica che richiede il ricovero in un reparto di terapia intensiva.
Uno shock anafilattico è una seria forma di anafilassi (una reazione allergica di notevole gravità a rapida comparsa) spesso legata a reazioni a punture di insetti o a ingestione di determinati alimenti o farmaci; lo caratterizza un quadro clinico particolarmente complesso e variegato: brusco calo della pressione arteriosa e aumento della frequenza cardiaca, pallore intenso, forte prurito, notevole sensazione di malessere, ansia, angoscia, disfonia, tosse stizzosa, angioedema delle vie superiori, broncospasmo, problemi respiratori, vomito, cianosi, collasso circolatorio, svenimento e convulsioni. Se non trattato con la massima urgenza lo shock anafilattico conduce al coma e alla morte.
Lo choc neurogeno (che non deve essere confuso con quello spinale) è una forma provocata da una vasodilatazione periferica collegata a problematiche di natura cerebrale. Generalmente è dovuto a lesioni del sistema nervoso centrale e/o del midollo spinale.
Lo shock spinale è una sindrome che ha alla base un trauma midollare, la sua manifestazione può ricordare quella dello shock neurogeno, si caratterizza per la presenza di flaccidità, anestesia totale al di sotto della lesione midollare e perdita delle funzioni autonomiche.
Il trattamento dello shock
Il trattamento deve essere il più tempestivo possibile perché il rischio di morte è elevato. A seconda della tipologia, il trattamento si basa sulla correzione dell’ipovolemia, dell’insufficienza cardiaca o dell’insufficienza vasomotoria.
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