La febbre, detta anche piressia, è un aumento improvviso della temperatura corporea. Con l’arrivo del freddo e del maltempo ogni anno milioni di italiani sono costretti a letto a causa di raffreddore o influenza. Si tratta infatti delle due malattie che colpiscono più di frequente nei mesi invernali e, nonostante siano due patologie ben diverse fra loro, presentano spesso sintomi molto simili tanto da venire confuse l’uno con l’altra.
Il raffreddore è un’infezione virale delle vie aereo-digestive causata da Rhinovirus, coinvolge soprattutto naso, seni paranasali e faringe. Tra i sintomi più comuni di questa malattia troviamo starnuti frequenti, mal di testa, mal di gola e tosse secca (che negli stadi avanzati può diventare grassa). L’influenza, invece, è una malattia infettiva causata da virus appartenenti alla famiglia degli Orthomyxoviridae.
Oltre ai sintomi già indicati per il raffreddore, l’influenza ne presenta altri più seri e fastidiosi che prevedono una cura specifica. Tra i sintomi influenzali veri e propri, oltre a dolori articolari e muscolari, brividi, mal di gola e mal di testa, troviamo anche la febbre, che è uno dei sintomi che più ci aiuta a distinguere l’influenza da un semplice raffreddore.
Come si è detto, non si tratta di una malattia, ma di un sintomo, di un campanello di allarme che ci avvisa del fatto che il nostro organismo si è attivato per reagire alle aggressioni di batteri o virus, proprio come nel caso dell’influenza.
Molti medici concordano sul fatto che la febbre non vada eliminata, ma più che altro tenuta sotto controllo. Grazie alla febbre, infatti, le più importanti cellule barriera del nostro corpo contro virus e batteri aumentano fino a 20 volte e ciò ha come conseguenza una riduzione nella durata della malattia.
Quando si parla di piressia ci si riferisce solitamente a un aumento della temperatura corporea che supera i 37,5 °C e che perdura per un periodo più o meno lungo di tempo. Nel caso dell’influenza, ma non solo, si manifesta in modo piuttosto repentino, ed è spesso elevata; solitamente è accompagnata da altri sintomi tra cui dolori muscolari, articolari e brividi.
Un altro sintomo della febbre è l’aumento della produzione di muco. Ciò avviene perché questo materiale di origine ghiandolare serve a intrappolare i batteri che hanno attaccato il nostro organismo e aumenta l’attività dei batteriofagi che hanno proprio lo scopo di smaltire questi microrganismi ostili che mettono in pericolo la nostra salute.
La febbre può essere di varia entità: quando si aggira intorno ai 37,4 – 37,6 °C si parla di febbricola, tra i 37,7 e i 39 °C si può parlare di piressia moderata o elevata, ma nei casi in cui la temperatura superi i 39,5–40 °C allora si parla di iperpiressia.
Anche in questo caso non si tratta di una malattia, ma di un sintomo che può essere la conseguenza di diverse condizioni patologiche tra le quali infezioni batteriche o virali, proprio appunto come per l’influenza. Talvolta, però, può essere anche una reazione avversa dovuta all’assunzione di alcuni farmaci, come nel caso dell’ipertermia maligna, una malattia ereditaria in cui si ha un innalzamento della temperatura del corpo in soggetti sensibili ad alcuni farmaci anestetici.
L’iperpiressia, come detto in precedenza, può essere causata da una grande varietà di fattori, anche molto gravi, tra cui ascessi, patologie autoimmuni, tumori, patologie neurologiche, calcoli renali, epatiti (A, B, C, D, E), gastroenteriti ecc.

La febbre (piressia) è definita alta quando supera i 39 °C
Pur non essendo una malattia vera e propria e pur manifestandosi come una conseguenza di patologie più gravi, spesso può essere accompagnata da ulteriori sintomi che non hanno però un legame diretto con la causa che l’ha provocata. Tra questi annoveriamo una sensazione generalizzata di malessere, ma anche un pallore accentuato e durevole del volto, sudorazione eccessiva, brividi, debolezza muscolare e in alcuni casi anche confusione e delirio. Può capitare, inoltre, soprattutto se si tratta di bambini, che l’iperpiressia possa provocare anche convulsioni febbrili.
Quando si contrae la febbre è consigliabile stare a riposo, bere molti liquidi e assumere cibi nutrienti e ricchi di vitamine (soprattutto vitamina C). È importante inoltre mantenere la temperatura della stanza intorno ai 18-22 °C e cambiare spesso l’aria (senza far prendere freddo al malato) e, nel caso la stanza fosse riscaldata, utilizzare sempre degli umidificatori per ambiente per migliorare la qualità dell’aria.
In caso di piressia, infatti, come detto, non è necessario ricorrere a farmaci per eliminarla proprio perché aiuta a contrastare la causa che l’ha generata. Il ricorso a farmaci antipiretici, che impediscono la produzione di prostaglandine, cioè quelle sostanze che incrementano i meccanismi di infiammazione, è consigliato solo nel caso in cui la temperatura superi i 38 °C. Gli antipiretici, infatti, limitano lo sviluppo dell’infiammazione aiutando a diminuire il dolore.
La terapia a base di antipiretici è consigliata anche al di sotto dei 38 °C se si hanno un forte mal di testa o dolori muscolari e va sempre intrapresa quando si soffre di insufficienza cardiaca o polmonare in quanto la febbre può aumentare il bisogno di ossigeno.
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