La sindrome dell’occhio secco (anche DES, Dry Eye Syndrome, raramente sindrome sicca) è una patologia oculare caratterizzata dalla riduzione quantitativa (ipolacrimia) e/o dall’alterazione qualitativa del film lacrimale (dislacrimia). Le definizioni di “occhio secco” sono numerose; secondo la comunità scientifica internazionale si tratta di una malattia del film lacrimale provocata da una ridotta produzione delle lacrime (o da un’eccessiva loro evaporazione) che causa un danno alla superficie oculare interpalpebrale esposta e che provoca una sintomatologia di discomfort oculare.
La Commissione Internazionale del National Eye Institute ha suddiviso le sindromi da occhio secco in due grandi gruppi: le sindromi in cui si ha un difetto della componente acquosa (aqueous deficient dry eye) e le sindromi nelle quali la componente acquosa è prodotta in quantità sufficiente, ma si ha una perdita eccessiva (evaporative or aqueous adequate dry eye).
Di fatto, in chi è affetto da questa patologia, il tessuto superficiale dell’occhio perde la protezione garantita abitualmente dal film lacrimale. Le lacrime infatti, oltre a lubrificare la superficie oculare (proteggendola dal continuo sfregamento con la parte interna della palpebra) e a detergere i corpi estranei che possono raggiungerla, contengono anche anticorpi e lisozima, sostanze che hanno un notevole potere battericida; una carenza di queste protezioni lascia perciò l’occhio decisamente più indifeso contro le aggressioni normalmente innocue da parte di germi e altri elementi patogeni.
La sindrome dell’occhio secco è una patologia che viene osservata di frequente; sfortunatamente è spesso sottovalutata e quindi trascurata; in altri casi non viene diagnosticata a una prima osservazione clinica.
Occhio secco: forme primarie e forme secondarie
Si possono distinguere due tipologie di sindrome dell’occhio secco:
- sindromi dell’occhio secco primarie
- sindromi dell’occhio secco secondarie.
Nel primo caso di tratta della manifestazione a livello oculare di una patologia autoimmune che colpisce tutto l’organismo come, per esempio, il lupus eritematoso sistemico, la sindrome di Sjögren, l’artrite reumatoide, la sclerodermia ecc.); nel secondo caso invece siamo di fronte a un disturbo secondario a diverse patologie, condizioni o abitudini diverse; è per esempio il caso di blefariti e congiuntiviti, ridotta secrezione lacrimale legata all’età o all’uso di determinati farmaci, uso protratto di lenti a contatto o di colliri, ipovitaminosi A (carenza di vitamina A), interventi chirurgici a carico degli annessi o del segmento anteriore ecc.
Occhio secco: segni e sintomi associati
I segni e i sintomi che si osservano più frequentemente nelle sindromi da occhio secco sono bruciore più o meno intenso, arrossamento oculare, fotofobia (sensibilità alla luce), sensazione di corpo estraneo nell’occhio, difficoltà ad aprire le palpebre al risveglio, dolore e annebbiamento visivo.
I segni e i sintomi e la loro intensità variano a seconda della gravità del quadro clinico.
Nelle forme lievi di occhio secco, i sintomi si manifestano in modo discontinuo e possono venire esacerbati in seguito a particolari condizioni ambientali (stazionamento in luoghi ventosi o secchi o dove sono in funzione impianti di riscaldamento o condizionamento, prolungato utilizzo del videoterminale ecc.); nelle forme moderate la sintomatologia è permanente, viene intensificata da condizioni ambientali avverse e sono presenti moderati segni infiammatori; nelle forme più gravi, la sintomatologia è costante e l’infiammazione è piuttosto importante.
Paradossalmente, in determinate occasioni, alcuni soggetti affetti da ipolacrimia lacrimano in modo copioso, in particolar modo se sono affetti da cheratite; il liquido lacrimale è però particolarmente acquoso, con scarse quantità di componenti mucose e tende a evaporare molto rapidamente lasciando esposta la superficie corneale all’azione degli agenti esterni.
Molti di coloro affetti da sindrome dell’occhio secco lamentano spesso anche disturbi quali congestione nasale, sinusite, raffreddori frequenti, allergie stagionali, tosse cronica, mal di testa ecc.
Diagnosi di occhio secco
Per la diagnosi di occhio secco è possibile avvalersi di numerosi test diagnostici fra i quali si ricordano:
- la misurazione del menisco lacrimale tra il bulbo e il margine della palpebra inferiore;
- il test di Schirmer (serve a valutare la produzione lacrimale)
- test di rottura del film lacrimale (B.U.T. test, break up time test; è un indicatore di stabilità del film lacrimale)
- il test di Ferning (test di felcizzazione delle lacrime, un indice qualitativo indiretto della stabilità del film lacrimale)
- test della clearance della fluoresceina
- colorazione con fluoresceina, rosa bengala e verde di lissamina (che mettono in evidenza le cellule sofferenti)
- test di sensibilità al contrasto
- visualizzazione con tearscope
- citologia a impressione per la valutazione delle cellule della congiuntiva
- analisi dei film lacrimale
- test di Jones (valutazione dell’integrità del canale lacrimale).

La frequenza dell’utilizzo delle lacrime artificiali varia a seconda del grado di severità della malattia, della fase che la patologia sta attraversando e dal tipo di sostituto lacrimale che viene utilizzato.
Occhio secco: la terapia
Al momento attuale non esiste una terapia che possa dirsi risolutiva della sindrome da occhio secco. In commercio esistono numerosi presidi terapeutici (solo nel nostro Paese sono disponibili più di 120 sostituiti lacrimali), ma i risultati a lungo termine non sono particolarmente eclatanti.
Lo scopo del trattamento varia a seconda della forma della patologia; nelle sindromi dell’occhio secco che riconoscono come causa la riduzione del film lacrimale o l’aumento dell’evaporazione, è di notevole sollievo il ricreare il normale spessore lacrimale; nelle forme secondarie, ovvero quelle in cui l’alterazione del film è determinata da un’altra patologia, lo scopo della terapia è ovviamente rimuovere la causa principale e di utilizzare lacrime artificiali che permettono stabilizzare il film lacrimale riducendo la sintomatologia.
Allo scopo di instaurare una corretta terapia è necessario verificare sia quale parte del film lacrimale è interessata dal problema, sia stabilire la causa più verosimile alla base della sindrome. È necessario quindi comprendere se la secchezza oculare è determinata da un deterioramento lipidico, mucinico o acquoso e se la malattia è di origine iatrogena, ambientale (ambienti secchi, prolungato stazionamento al videoterminale, prolungato utilizzo di lenti a contatto) o legata a patologie locali o sistemiche.
Il ricorso ai sostituiti lacrimali deve consentire il mantenimento di un buon visus e ridurre il discomfort oculare. La frequenza dell’utilizzo delle lacrime artificiali varia a seconda del grado di severità della malattia, della fase che la patologia sta attraversando e dal tipo di sostituto lacrimale che viene utilizzato. Quando la patologia si trova nella sua fase acuta può essere necessario instillare sostituiti lacrimali con molta frequenza (anche ogni ora), mentre in altri momenti può essere sufficiente un’instillazione ogni sei ore.
Le lacrime artificiali disponibili in commercio sono di diverso tipo. Le lacrime artificiali diluenti agiscono allontanando le sostanze prodotte dal metabolismo cellulare; la loro durata d’azione è piuttosto breve. Quelle ad azione stabilizzante agiscono aumentando la stabilità del film lacrimale. Le correttive agiscono modificando alcune caratteristiche fisiche della superficie degli occhi.
Le lacrime artificiali nutrienti contengono sostanze che migliorano il trofismo degli epiteli sofferenti. Vi sono poi prodotti contenenti sostanze in grado di legarsi alla superficie oculare e trattenere acqua.
Terapia meccanica dell’occhio secco: i punctum plug
Una terapia di tipo meccanico che ha mostrato una certa efficacia nei casi medio-gravi di sindrome dell’occhio secco che non ottengono beneficio dai trattamenti per via topica è quella tramite l’applicazione di punctum (o punctual) plug.
I punctum plug possono essere applicati o nel dotto lacrimale inferiore, nel dotto lacrimale superiore oppure in entrambi.
Esistono varie tipologie di punctum plug con caratteristiche diverse; il loro uso dipende dai materiali dai quali sono costituiti; di norma si distinguono in punctum plug da applicarsi in cima al dotto lacrimale e plug intraoculari; questi vengono inseriti internamente al canale e non sono visibili dopo la loro applicazione.
Esistono impianti in collagene che sono utilizzati come prova sia per verificare se l’occlusione del dotto lacrimale porta benefici apprezzabili al soggetto, sia per impedire un’eccessiva produzione lacrimale prima di procedere con l’occlusione definitiva dei dotti. Gli impianti in collagene, oltre a essere utilizzati come collaudo prima di trattamenti a carattere permanente, vengono usati anche ridurre la secchezza post-operatoria, per apportare miglioramenti provvisori ai trattamenti topici e per valutare le conseguenze di un’insufficiente lacrimazione sulla superficie oculare.
I punctum plug vengono prodotti utilizzando diversi tipi di materiale, per esempio collagene, silicone, polimeri acrilici idrofobici, materiali idrogel ecc.
Negli ultimi anni la terapia dell’occhio secco tramite punctum plug ha conosciuto una notevole evoluzione, tant’è che sul mercato sono disponibili moltissimi tipi di plug; la loro scelta viene effettuata a seconda del luogo di posizionamento, della sintomatologia e dei costi del trattamento.
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