L’ipercolesterolemia familiare (IF o FH, acronimo dei termini inglesi Familial Hypercholesterolemia) è una particolare forma di ipercolesterolemia; si tratta di una malattia a carattere ereditario in cui i valori di colesterolo nel sangue sono molto aumentati. Ipercolesterolemia (più raramente ipercolesteremia oppure ipercolesterinemia o, meno tecnicamente, ma più comunemente, colesterolo alto) è un termine con il quale si fa riferimento a un’eccessiva concentrazione di colesterolo nel sangue (colesterolemia) relativamente a valori ritenuti normali nella popolazione di riferimento.
Com’è noto, una condizione perdurante di ipercolesterolemia causa la formazione di placche aterosclerotiche (per approfondire si consulti il nostro articolo Aterosclerosi) con conseguenti problemi a livello cardio- e cerebrovascolare.
Parlando di ipercolesterolemia, alcuni autori fanno riferimento ai valori del colesterolo totale, mentre altri considerano più corretto parlare di ipercolesterolemia quando si superano i valori normali di riferimento relativi alla frazione di colesterolo LDL, il cosiddetto colesterolo cattivo.
È opportuno in questa sede ricordare che, in base a un’interpretazione ormai superata venivano considerati valori ottimali di colesterolemia quelli inferiori a 240 mg/dl di colesterolo totale (a 200 mg/dl o addirittura a 160 mg/dl nel caso siano presenti fattori di rischio cardiovascolare o sia già in atto una coronaropatia) e inferiori a 160 mg/dl di colesterolo LDL (rispettivamente 130 mg/dl e 100 mg/dl nel caso siano presenti fattori di rischio o coronaropatia).
Questa interpretazione, lo ribadiamo, è da considerarsi obsoleta (anche se non da tutti abbandonata) e, come spieghiamo nel nostro articolo Colesterolo, il valore del colesterolo totale ha una rilevanza piuttosto scarsa e quello che conta è il cosiddetto indice di rischio cardiovascolare, ovvero il rapporto fra colesterolo totale e colesterolo HDL (il cosiddetto colesterolo buono); tale indice per un soggetto sano deve essere inferiore a 5 per l’uomo e a 4,5 per la donna.
Alla luce di quanto sopra sembra decisamente più corretto parlare di ipercolesterolemia, ovvero, più grossolanamente, di colesterolo alto, nel caso in cui l’indice di rischio cardiovascolare sia superiore al limite di normalità. Per approfondire questo punto e capire quali strategie è corretto adottare nel caso si soffra di ipercolesterolemia si consulti il nostro articolo Colesterolo alto?.
Ipercolesterolemia familiare
Nell’ipercolesterolemia familiare eterozigote (la forma più frequente, 1 caso ogni 500 individui circa) i valori vanno da 220 mg/dl a 550 mg/dl mentre nell’ipercolesterolemia familiare omozigote, più rara (1 caso ogni 1.000.000 di individui), ma molto più grave, i valori di colesterolemia vanno da 550 mg/dl a circa 1.000 mg/dl, in particolar modo sotto forma di colesterolo cattivo.
L’ipercolesterolemia familiare è causata da una mutazione a carico dei geni che codificano per il recettore delle LDL; la funzione di tale recettore è essenzialmente quella di rimuovere dal sangue le particelle di colesterolo LDL; la mutazione genetica provoca però la formazione di recettori per le LDL che non svolgono correttamente la loro funzione e ciò porta, conseguentemente, a un aumento considerevole del livello di colesterolo LDL plasmatico.
La gran parte delle persone affette da questa patologia ha ereditato un gene difettoso da parte di un solo genitore (ipercolesterolemia familiare eterozigote) e, di conseguenza, circa una metà dei recettori per le LDL che sono presenti sulla superficie cellulare funzionano correttamente (è per questo motivo che la forma eterozigote è meno grave della forma omozigote); nei soggetti che invece hanno ereditato geni malfunzionanti da entrambi i genitori la situazione è molto più grave perché, allo stato attuale non esistono, per questi soggetti, trattamenti dietetici e/o farmacologici in grado di ridurre in modo efficace gli elevati livelli di colesterolo presenti nel loro sangue, tant’è che in caso di forme di ipercolesterolemia familiare omozigote è necessario intervenire “meccanicamente”, ovvero rimuovendo dal sangue il colesterolo LDL con una metodica denominata LDL-aferesi che potremmo, per chiarezza espositiva, definire come una sorta di dialisi del colesterolo LDL.
Ipercolesterolemia familiare – Diagnosi
Le forme di ipercolesterolemia familiare eterozigote sono spesso asintomatiche e vengono riscontrate generalmente soltanto in seguito alla rilevazione di elevati livelli di colesterolo nel sangue. Pur essendo una forma di ipercolesterolemia meno severa di quella omozigote, può comportare, se non adeguatamente trattata, un aumento del rischio di contrarre patologie cardiovascolari in età adulta.
Diverso il discorso per l’ipercolesterolemia familiare omozigote; questa forma, infatti, si caratterizza per l’insorgenza di patologie cardiovascolari anche in soggetti di giovane età. A differenza dell’ipercolesterolemia familiare eterozigote non è asintomatica perché sono generalmente presenti segni quali xantomi (alterazioni cutanee causate da un infiltrato di cellule cariche di sostanze lipidiche nella cute), xantelasmi (depositi di colesterolo, ben delimitati e di colore giallastro, che si formano generalmente sopra o intorno alle palpebre) e depositi lipidici intorno all’iride (arco corneale o gerontoxon).
Per diagnosticare con certezza la presenza di ipercolesterolemia familiare è possibile eseguire un test genetico che, tramite l’analisi del DNA del soggetto, consente di individuare la presenta della mutazione genetica a carico del gene del recettore per le LDL o comunque di altri geni coinvolti nel metabolismo del colesterolo.
La precocità della diagnosi è un aspetto fondamentale nella gestione della malattia, in quanto il trattamento che si intraprenderà sarà tanto più efficace quanto prima sarà messo in atto.

L’ipercolesterolemia familiare è una malattia a carattere ereditario in cui i valori di colesterolo nel sangue sono molto aumentati.
Ipercolesterolemia familiare – Terapia
Le strategie terapeutiche per le ipercolesterolemie sono diverse; ovviamente vengono incoraggiati tutti gli interventi migliorativi del proprio stile di vita (corretta alimentazione, attività fisica costante, abolizione del fumo, abolizione o drastica riduzione dell’assunzione di alcolici e superalcolici ecc.).
A livello farmacologico, nei soggetti affetti da ipercolesterolemia familiare eterozigote si utilizzano medicinali che agiscono inibendo la produzione di colesterolo (le statine), a tali medicinali vengono talvolta associati farmaci che sequestrano gli acidi biliari (resine).
Nei soggetti affetti da ipercolesterolemia omozigote, sfortunatamente, il trattamento farmacologico a base di statine e resine è scarsamente efficace. È pertanto necessario ricorrere alla già citata LDL-aferesi (plasmaferesi terapeutica delle lipoproteine a bassa densità).
Attualmente, a livello di terapia genica (correzione del difetto genetico) non ci sono novità di rilievo.
Va però segnalata la recente introduzione di nuovi farmaci che sembrano essere piuttosto promettenti; in particolare va citato il lomitapide, un inibitore della proteina microsomiale di trasporto dei trigliceridi che sta dando buoni risultati. Chi è interessato ad approfondire questo argomento può consultare questa pagina.
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