L’insonnia è uno dei più frequenti disturbi del sonno; essa consiste, sostanzialmente, in una diminuzione qualitativa e/o quantitativa del sonno caratterizzata dall’incapacità di iniziarlo o di mantenerlo per un periodo di tempo sufficiente per un riposo adeguato. Il termine insonnia (tecnicamente anche agripnia, anipnia, asonnia, iposonnia) deriva dal latino insomnia (da insomnis, termine composto da in che significa non e somnis che significa sonno).
Generalmente i disturbi del sonno vengono suddivisi in due grandi categorie: le dissonnie e le parasonnie. L’insonnia appartiene alla prima categoria. Le dissonnie in generale e l’insonnia in particolare sono disturbi che provocano una modificazione, ovviamente peggiorativa, della quantità e/o qualità del sonno.
Classificazioni
L’argomento insonnia è particolarmente vasto e di notevole complessità e può pertanto essere utile, al fine di comprenderlo meglio, cercare di inquadrarlo attraverso classificazioni schematiche.
I criteri che nel corso degli anni sono stati adottati dai vari autori sono numerosi e talvolta particolarmente complessi. Alcune delle classificazioni proposte sono sostanzialmente sovrapponibili, altre non lo sono per niente. Di seguito proporremo alcune tipologie di classificazione che, a nostro parere, nella loro relativa semplicità, possono aiutare il lettore a inquadrare il fenomeno insonnia nella maniera più efficace possibile.
Una delle più comuni classificazioni del disturbo fa riferimento al criterio della durata; in base a tale criterio si possono definire le seguenti tipologie di insonnia:
- di tipo transitorio (dura al massimo una settimana)
- a breve termine (dura da una a tre settimane)
- a lungo termine (dura più di tre settimane).
L’insonnia transitoria e quella a breve termine hanno, generalmente, cause facilmente identificabili come per esempio i disturbi da jet-lag (tipici dei lunghi viaggi in aereo); la modifica di situazioni ambientali (sistemazione in albergo, notevole variazione dell’altitudine, brusche modifiche della temperatura); l’assunzione di farmaci che alterano il normale ritmo sonno-veglia; l’assunzione di determinate sostanze alimentari (aglio, cipolla, bevande alcoliche o superalcoliche, caffè, tè ecc.); momentanei periodi di stress (preparazione a esami, colloqui di lavoro ecc.).
Questi tipi di insonnia sono, come dicono i termini stessi, destinati a scomparire nel giro di poco tempo, non appena venga rimossa la causa o non appena ci si sia adattati alla nuova situazione.
L’insonnia a lungo termine (detta anche cronica) ha cause di insorgenza più difficili da rimuovere. Non è infrequente l’insonnia provocata da malattie di tipo psichiatrico oppure quella relativa alla tipologia di lavoro (si pensi a quella riferita spesso dai cosiddetti lavoratori turnisti); l’insonnia cronica può dipendere anche dalla regolare assunzione di sostanze stupefacenti e/o eccitanti oppure da patologie di tipo neurologico; altre cause possono essere le malattie di tipo internistico e le situazioni di stress continuativo.
Piuttosto interessante è quella che Lalli e Fionda definiscono classificazione fenomenologica. Internamente a questo tipo di classificazione, l’insonnia viene suddivisa in totale e parziale.
L’insonnia totale è un fenomeno raro o comunque di breve durata. Le cause possono essere diverse, spesso è un’insonnia reattiva, legata a un evento spiacevole; in altri casi può dipendere da una grave lesione a livello encefalico oppure essere legata a uno stato maniacale.
L’insonnia parziale è la forma più comune comprendendo la quasi totalità dei casi. Generalmente viene a sua volta suddivisa in:
- iniziale
- centrale
- terminale.
Si parla di insonnia iniziale (anche predormizionale) nel caso in cui il soggetto faccia fatica ad addormentarsi; le persone che soffrono di insonnia iniziale possono prendere sonno moltissimo dopo l’essere andati a letto (tempi variabili dai 30 minuti a diverse ore).
L’insonnia centrale (anche dormizionale) è un disturbo che può presentarsi sotto forma di numerosi risvegli generalmente di breve durata oppure come sonno piuttosto leggero durante la parte centrale del riposo notturno. Si parla di insonnia centrale anche quando il risveglio totale avviene nel cuore della notte, ma si ha l’opportunità di riaddormentarsi per alcune ore.
L’insonnia terminale (anche postdormizionale) è riferita da quei soggetti che si svegliano molto presto al mattino dopo aver dormito 4-5 ore. L’addormentamento del soggetto è normale, spesso è addirittura presente un addormentamento precoce che però termina in modo improvviso trascorsa una o più ore, solitamente in coincidenza con una fase di sonno REM.
In molte occasioni, questo tipo di disturbo è legato a uno stato di tensione nervosa.
Cause dell’insonnia
Non può ovviamente mancare una classificazione di tipo eziologico, basata cioè sulle cause. In base al criterio eziologico, l’insonnia può essere suddivisa in:
- primaria
- secondaria
- intermedia
- pseudoinsonnia.
L’insonnia primaria viene suddivisa in situazionale (anche reattiva) e insonnia cronica. L’insonnia situazionale è legata a situazioni che disturbano il sonno in modo episodico e che possono essere di tipo organico (una malattia o un disturbo occasionale) oppure psicologico (un evento stressante, particolarmente spiacevole o comunque di forte impatto emotivo); l’insonnia cronica invece è sempre legata a problematiche di tipo psicologico.
L’insonnia secondaria ha diverse cause scatenanti; può dipendere da patologie psichiatriche (psicosi, demenza ecc.), patologie neurologiche (encefalite, corea di Huntington, morbo di Parkinson ecc.), patologie internistiche e infine da assunzione di farmaci, stupefacenti o bevande alcoliche.
L’insonnia intermedia riconosce cause ben precise: deficit respiratorio indotto dal sonno (apnea morfeica e sindrome da ipoventilazione alveolare) e mioclono notturno (sindrome delle gambe senza riposo).
L’ultima categoria è quella della pseudoinsonnia; come il termine fa intuire, non siamo di fronte a un’insonnia vera e propria, ma a una condizione in cui, anche se il soggetto lamenta un disturbo del sonno, attraverso una corretta analisi del problema si scopre che non si può parlare di insonnia.
Ci si può, per esempio, trovare di fronte a fattori di tipo costituzionale (esistono persone che dormono bene e la cui esigenza di ore di sonno è inferiore a quella ritenuta normale per la popolazione generale) oppure anagrafico (le persone più anziane tendono a dormire meno ore). Rientrano fra le pseudoinsonnie anche le cosiddette alterazioni del ritmo sonno/veglia che possono essere transitorie (disturbi da jet lag, lavoro turnista, mancanza di zeitgeber ecc.) oppure permanenti (sindrome da periodo di sonno ritardato, sindrome da periodo di sonno anticipato e sindrome da periodo di sonno non di 24 ore).
Rimedi per l’insonnia
Tralasciando le patologie più gravi, la causa più comune dell’insonnia sono molto spesso lo stress (sia per eventi negativi che positivi), l’ansia o la depressione e comunque l’incapacità di affrontare le situazioni quotidiane in modo sufficientemente distaccato. Anche situazioni fisiche che comportano un continuo stress organico possono facilitare l’insonnia. In definitiva l’insonnia è un indicatore che il soggetto non segue un buon stile di vita (in particolare si prestino attenzione ai punti 1, 2, 3, 8, 9 e 10).
Spesso si ricorre a rimedi farmacologici; in genere si tratta di psicofarmaci leggeri (per periodi brevi, non superiori al mese, le benzodiazepine a emivita breve o le più recenti imidazopiridine che sembrano indurre un sonno più fisiologico; per impiego a lungo termine, fino a un anno, le pirazolopirimidine) o, per le forme più gravi, con ipnotici a eliminazione lenta, i cui effetti collaterali sono comunque fastidiosi.
Si deve comunque considerare che i rimedi farmacologici contro l’insonnia generano dipendenza e prima di ricorrere a un sonnifero si dovrebbe esaminare attentamente la causa del problema e tentare di rimuoverla.
In particolare, prima di assumere farmaci è molto più saggio impegnarsi a migliorare il proprio stile di vita.
Igiene del sonno – Con una corretta igiene del sonno la latenza di addormentamento non dovrebbe superare i quindici minuti; nell’articolo troverete una serie di consigli che possono aiutare a migliorare decisamente la qualità del sonno.
Insonnia in gravidanza
Dormire in gravidanza può essere più difficile che in altri periodi della vita della donna. Molte donne in stato interessante, infatti, lamentano di faticare a prendere sonno anche se non avevano mai sperimentato insonnia prima della gravidanza. Per approfondire nei dettagli l’argomento rimandiamo all’articolo Come dormire in gravidanza.
Il sonno
Il sonno normale è uno stato fisiologico consistente nell’interruzione provvisoria del cosiddetto stato di veglia. Nell’uomo, ma in tutti gli animali in genere, il sonno è un irrinunciabile bisogno biologico, necessario per il riposo del corpo e per il ripristino delle normali funzioni fisiologiche. In esperimenti su cavie da laboratorio si è osservato che la privazione del sonno porta alla morte dell’animale. Le prove sull’uomo devono essere interrotte a causa dell’insorgere di numerosi disturbi fra cui delle serie alterazioni del comportamento. Il sonno è causa di numerose modificazioni sull’organismo, la pressione arteriosa si riduce, si abbassano sia la frequenza cardiaca sia la temperatura del corpo, c’è una riduzione della produzione di urina e dell’attività respiratoria, la muscolatura tende a rilassarsi ecc.; praticamente si ha un notevole abbassamento delle richieste metaboliche da parte dell’organismo.
Si è soliti suddividere il sonno in sonno REM (circa il 25% del totale) e sonno non-REM, anche N-REM (circa il 75%); REM è un acronimo che sta per Rapid Eye Movements, movimenti oculari rapidi, e indica quella parte di sonno che viene caratterizzata dalla presenza di movimenti involontari tra i quali quelli oculari rapidi. Il sonno N-REM viene solitamente suddiviso in quattro fasi (la fase 1 e la fase 2 sono le fasi del cosiddetto sonno leggero, la 3 e la 4 sono quelle del cosiddetto sonno profondo) che possono essere evidenziate nel tracciato della polisonnografia notturna (PSN), un esame che viene eseguito durante il sonno.
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