L’extrasistole (al plurale extrasistoli) è una contrazione cardiaca prematura, cioè che avviene prima rispetto al ritmo normale provocando un’alterazione nella successione regolare dei battiti cardiaci. La terminologia potrebbe trarre in inganno dal momento che, da un punto di vista letterale, il termine extrasistole sembra indicare un battito aggiunto (extra); in realtà, si tratta, come specificato all’inizio, di una contrazione cardiaca (sistole) prematura tant’è che alcuni autori definiscono l’extrasistole come battito prematuro.
L’extrasistole è la forma di aritmia cardiaca che si manifesta con maggiore frequenza.
Generalmente l’extrasistole si forma in seguito a un impulso generato in un punto diverso dal seno nodo-atriale (anche nodo del seno o, più raramente, seno di Keith-Flack), zona dove normalmente si formano gli stimoli di contrazione (per sottolineare questa diversa origine dell’impulso, talvolta l’extrasistole viene anche definita battito ectopico).
Tipologie di extrasistole
A seconda della loro distribuzione temporale si classificano nel seguente modo:
- sporadiche (anche isolate)
- bigemine
- trigemine
- quadrigemine
- a distribuzione parasistolica.
Sono sporadiche quando la loro ricorrenza temporale non è caratterizzata da regolarità.
Sono bigemine quando si verifica l’alternarsi di un normale battito cardiaco e un battito extrasistolico.
Nel caso in cui la sequenza sia di due battiti normali e un battito extrasistolico oppure di tre battiti normali e uno extrasistolico si parla, rispettivamente, di extrasistoli trigemine e di quadrigemine.
Infine, sono a distribuzione parasistolica in riferimento a una situazione totalmente dissociata dal normale ritmo sinusale di fondo.
Le extrasistoli possono essere distinte anche in base alla sede di origine in:
- sinusali
- atriali
- giunzionali atrioventricolari
- ventricolari.
Le sinusali sono eventi che si verificano molto raramente; in questo caso non è del tutto corretto parlare di battito ectopico perché, in effetti, l’impulso origina dal seno nodo-atriale, anche se in una zona leggermente diversa da quella solita.
Le atriali sono abbastanza frequente e l’impulso può generarsi in un qualsiasi punto della muscolatura atriale, sia nell’atrio destro che nell’atrio sinistro.
Le giunzionali atrioventricolari non sono particolarmente frequenti; originano da un focus localizzato nella giunzione tra atri e ventricoli cioè tra la parte superiore del nodo atrioventricolare e la biforcazione del fascio di His (una parte del sistema di conduzione del cuore, formato da miocardio specifico; conduce l’impulso elettrico cardiaco dal nodo atrioventricolare ai ventricoli).
Le ventricolari sono quelle che si registrano con maggiore frequenza. Hanno origine in un qualsiasi punto dei ventricoli e possono propagarsi verso gli atri.
La pausa compensatoria
Solitamente un’extrasistole è seguita da una pausa, questa può essere compensatoria oppure compensatoria non completa.
Si parla di pausa compensatoria completa quando la pausa compensa totalmente il periodo di tempo guadagnato con la prematurità dell’extrasistole.
Si parla invece di pausa compensatoria non completa quando l’anticipo dell’extrasistole non viene completamente compensato.
Quando la pausa è assente, l’extrasistole viene definita interpolata.
Solitamente si ha pausa compensatoria nelle extrasistoli ventricolari, mentre nelle extrasistoli atriali la pausa è spesso compensatoria non completa.
Extrasistole: cause
Le extrasistoli possono avere le cause più svariate e possono insorgere sia in soggetti sani che in soggetti affetti da patologie cardiache e no.
Va precisato che non in molti casi non c’è da allarmarsi pensando di essere affetti da una grave cardiopatia dato che fra le cause più comuni si possono citare:
- stress e tensione nervosa
- malattie gastriche spesso conseguenza del punto precedente
- stanchezza eccessiva
- gravidanza
- alcune infezioni
- alterazioni elettrolitiche (per esempio, carenza di potassio).
- farmaci
- abuso di alcol e caffè
- fumo.
Quando le extrasistoli sono pericolose?
Se non sono presenti altri segni che inducano a pensare alla presenza di una cardiopatia, la presenza di extrasistoli non deve destare particolari preoccupazioni.
La questione è ovviamente diversa nel caso di extrasistoli associate a cardiopatie, questo perché anche semplici extrasistoli possono dare origine a fenomeni aritmici che potrebbero avere serie conseguenze; nel caso di extrasistole sopraventricolare c’è il rischio di flutter atriale (una forma di aritmia caratterizzata da battito cardiaco irregolare e spesso molto accelerato) o di fibrillazione atriale (disturbo caratterizzato dal fatto che l’attività elettrica degli atrii è anomala, rapida e inefficace dal punto di vista meccanico) mentre nel caso di extrasistoli ventricolari c’è il rischio di fibrillazione ventricolare, una vera e propria emergenza medica; quando essa insorge, infatti, verifica una cessazione della circolazione sanguigna con conseguenti arresto cardiocircolatorio, arresto respiratorio e morte.
Le patologie legate a episodi di extrasistoli sono l’insufficienza cardiaca, le valvulopatie, l’ipertrofia ventricolare e l’infarto del miocardio.
Vi sono infine condizioni patologiche non cardiache che possono comunque determinare l’insorgenza di extrasistoli come, per esempio, l’ipertiroidismo e l’ipertensione arteriosa.
Sintomi e segni avvertiti in caso di extrasistole
Molto spesso il soggetto è in grado di percepire le extrasistoli (spesso il fenomeno viene descritto come “tuffo al cuore”), anche se può benissimo capitare che il fenomeno sia del tutto asintomatico.
I sintomi e i segni generalmente riferiti da coloro che avvertono il fenomeno sono diversi: ansia, pallore, rallentamento del battito cardiaco, sensazione di temporaneo arresto del cuore, colpo al petto, nodo alla gola, sudorazione, nausea, debolezza e vertigini.
Normalmente ansia e sudorazione si presentano quando il soggetto percepisce l’extrasistole come un pericolo o una crisi cardiaca.
Cosa fare?
Innanzitutto è fondamentale conoscerne il tipo, dal momento che le extrasistoli sopraventricolari sono spesso asintomatiche e benigne.
Per togliersi ogni dubbio basta eseguire un’ecocardiografia e un Holter, cioè un elettrocardiogramma dinamico. Non è del tutto inusuale scoprire che nella giornata vengono registrate decine di extrasistoli benigne.
Quando le extrasistoli non sono legate a patologie cardiache o altre malattie non sono richiesti particolari interventi terapeutici, anche se è necessario moderare il consumo di determinate sostanze (alcol, caffeina ecc.), smettere di fumare, ridurre l’ansia e lo stress (non con i farmaci, ma migliorando il proprio di stile di vita che evidentemente ottimale non è).
Se sono di origine cardiaca si hanno a disposizione diverse possibilità di trattamento: farmacologico, elettrico (ablazione a radiofrequenza transcatetere) o chirurgico.
Tra i farmaci maggiormente utilizzati vi sono gli antiaritmici fra cui i beta-bloccanti e i calcio-antagonisti.
I farmaci antiaritmici utilizzati più frequentemente sono la flecainide, il propafenone, il sotalolo, l’amiodarone, il dronedarone, l’atenololo, il metoprololo, il carvedilolo, il bisoprololo ecc.
La scelta del farmaco e il dosaggio possono variare, su indicazione dello specialista, in base al tipo e alla gravità della cardiopatia sottostante sia in base alla risposta al trattamento.
Extrasistole e attività sportiva
L’extrasistole è, insieme al soffio al cuore, una delle condizioni che più spesso preoccupano coloro che praticano una qualsiasi attività sportiva. In realtà, occorre subito precisare che nella gran parte dei casi le extrasistoli non sono condizioni patologiche e sono compatibili con l’attività sportiva: il soggetto è infatti del tutto normale nei confronti del rischio cardiovascolare.
Purtroppo pochi medici sportivi si affrettano a spiegare questo concetto fondamentale, temendo forse che il soggetto sottovaluti la situazione e si creino problemi nei rari casi in cui c’è qualcosa di realmente patologico. Dal momento che la verità non fa mai male sarebbe invece buona prassi spiegare come stanno veramente le cose.
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