Encopresi è un termine medico che indica un disturbo caratterizzato dall’emissione di feci in modalità e luoghi che non risultano appropriati in riferimento al contesto sociale e culturale del bambino. L’emissione di feci è generalmente involontaria. Di norma l’encopresi si manifesta una volta superato il limite dei quattro anni di età, quando il bambino è ormai in grado, a livello psicofisico, di controllare gli sfinteri.
Il disturbo ha un’incidenza di circa il 4% nei bambini di 4 anni e tende a diventare meno comune con la crescita (2% circa nei bambini di 6 anni e circa l’1,6% in quelli di 10 anni). Il problema interessa maggiormente i soggetti di sesso maschile (rapporto 3:1) e, in generale, quei soggetti con ritardo dello sviluppo psicomotorio.
In alcuni casi l’encopresi è associata a enuresi (un disturbo che interessa soprattutto la fascia di età compresa tra i 5 e i 10 anni e che è caratterizzato dall’incapacità di controllare la vescica).
Encopresi primaria e secondaria
Si distinguono due forme principali del disturbo:
- encopresi primaria: il controllo degli sfinteri non è mai stato raggiunto dal piccolo paziente e il problema può essere dovuto a vari fattori, ivi compresi il trattenere ostinatamente le feci oppure la pigrizia;
- encopresi secondaria: il bambino comincia a non trattenere più le feci, anche se, in precedenza, ha già dimostrato di essere in grado di farlo adeguatamente.
Cause
Potrebbe sembrare strano, se non addirittura contraddittorio, ma nel 90% dei casi circa, l’encopresi è un sintomo di stipsi cronica; molto più rari i casi relativi a disfunzioni ano-rettali, a malattie neurologiche (per esempio, la malattia di Hirschsprung, una patologia congenita della motilità intestinale, nota anche come megacolon congenito agangliare, che colpisce un bambino ogni 6.000 nati), a patologie endocrino-metaboliche (celiachia, ipotiroidismo, neoplasie neuroendocrine), a ragadi anali (che rendono la defecazione alquanto dolorosa e sono spesso causa e/o conseguenza di stipsi cronica) o a fibrosi cistica.
Per riuscire a individuare le cause sono necessarie una scrupolosa visita pediatrica e un’accurata anamnesi; importante anche la valutazione dello stile di vita del bambino e della famiglia (in alcuni casi la stipsi che induce encopresi è legata a una bassa assunzione di liquidi e di fibre vegetali).
Anche problemi di natura psicologica possono essere alla base dell’encopresi (per esempio, un approccio sbagliato dei genitori nell’insegnamento all’uso del vasino).
Segni e sintomi di encopresi
Vari sono i segni e i sintomi che caratterizzano l’encopresi.
Il bambino affetto dal disturbo ha la tendenza a contrarre la muscolatura dei glutei, a irrigidire le gambe e a stringere lo sfintere anale esterno. Alla lunga, l’atto di ritenere le feci porta a uno stiramento delle pareti rettali e, al tempo stesso, causa una perdita della sensibilità e il bambino non è più capace di defecare in modo normale.
Può verificarsi un’assenza di movimenti peristaltici per svariati giorni con gocciolamento di feci attorno a una massa fecale (fecaloma) di fatto bloccata a livello rettale; in altri casi, invece, si possono avere movimenti peristaltici parziali dei quali il bambino non è per niente consapevole.

Il disturbo ha un’incidenza di circa il 4% nei bambini di 4 anni e tende a diventare meno comune con la crescita (2% circa nei bambini di 6 anni e circa l’1,6% in quelli di 10 anni).
Diagnosi
La comparsa dei segni e dei sintomi descritti nel paragrafo precedente deve indurre i genitori a richiedere quanto prima un consulto pediatrico.
Lo specialista dovrà ovviamente valutare lo stato di salute generale del bambino, ricercare segni e sintomi di eventuali malattie sistemiche, fare una valutazione neurologica ed effettuare un esame rettale (non sempre il medico vi ricorre nel caso in cui si tratti della prima visita).
Sarà necessario anche effettuare alcuni esami di laboratorio alla ricerca di eventuali problemi tiroidei, carenze elettrolitiche, celiachia, problemi intestinali ecc.
Fra gli esami strumentali, a seconda degli specifici casi, potranno essere utili gli esami radiografici dell’addome e della colonna lombosacrale.
Allo scopo di valutare la pressione e il funzionamento dello sfintere anale, potrà essere richiesta l’effettuazione di una manometria anorettale, un esame che consente di studiare le pressioni e i volumi del canale anale e del retto.
Encopresi – Quali soluzioni?
Nel caso di encopresi da stipsi cronica (che risulta essere l’evenienza più comune), il punto di partenza fondamentale è la rimozione del fecaloma, risultato ottenibile con clisteri lassativi; una volta rimossa la massa fecale e quindi aver svuotato l’intestino, si può iniziare un trattamento con rammollitori fecali e dar via a un programma comportamentale (toilet training) atto a favorire la regolarità delle evacuazioni (il bambino dovrà essere stimolato a utilizzare il vasino o il WC per almeno 2-3 volte al giorno, possibilmente in orari ben precisi e preferibilmente dopo i pasti in modo da sfruttare il cosiddetto riflesso gastro-colico, ovvero lo stimolo alla peristalsi della muscolatura liscia del colon conseguente al riempimento dello stomaco in seguito a un pasto. Ai bambini più grandi e collaboranti si possono insegnare delle tecniche riuscire a controllare gli sfinteri.
Una volta che il bambino avrà raggiunto una certa regolarità di evacuazione si potrà iniziare con l’ultima fase, quella di mantenimento.
Di norma, una volta raggiunta la regolarità delle evacuazioni, l’incontinenza fecale cessa. Allo scopo di consentire alle pareti intestinali allungate di tornare alla normalità può essere utile cercare di mantenere per alcuni mesi la morbidezza delle feci con appositi presidi sanitari e con un adeguato regime alimentare.
La prognosi è generalmente buona e la risoluzione del problema è di solito ottenuta in un periodo di tempo che può variare dai 2 ai 12 mesi circa a seconda della serietà del singolo caso.