La bradicardia (più raramente brachicardia) è una condizione caratterizzata da una frequenza cardiaca che rimane al di sotto del range di normalità per la popolazione di riferimento. Il termine è di origine greca (bradys, lento, cardia, cuore). La bradicardia può avere connotazioni di tipo patologico oppure può essere una condizione fisiologicamente normale. Riferendosi a un soggetto adulto, lo si definisce “bradicardico” quando la sua frequenza cardiaca a riposo rimane al di sotto dei 60 battiti al minuto (bpm).
Nei bambini invece è necessario fare distinzioni per fasce di età; nei soggetti di età inferiore ai due anni, il range di normalità della frequenza cardiaca a riposo va dai 110 ai 160 bpm; nella fascia compresa tra i 2 e i 5 anni, i valori normali sono compresi tra 95 e 140; nella fascia tra i 6 e i 12 si va invece da 80 a 120. Nei bambini, quindi, si avrà bradicardia quando la frequenza cardiaca scende sotto il limite minimo della normalità.
Classificazione
Una tipica distinzione della bradicardia nei soggetti adulti fa riferimento al numero di battiti al minuto; basandosi su tale criterio la bradicardia si definisce:
- lieve in caso di frequenza cardiaca tra 50 e 59 bpm
- moderata in caso di frequenza cardiaca tra 40 e 49 bpm
- grave in caso di frequenza cardiaca inferiore ai 40 bpm.
La terminologia non deve trarre in inganno; a onor del vero, anche in caso di valori di frequenza cardiaca inferiore ai 40 battiti al minuto, non è detto che si possa parlare di bradicardia patologica; anzi, non è affatto raro il caso di sportivi (alcuni esempi famosi sono quelli dei ciclisti Miguel Indurain, Lance Armstrong, Marco Pantani e Vincenzo Nibali) i cui valori di frequenza cardiaca a riposo sono inferiori al limite dei 40 bpm, valori che comunque sono in grado di assicurare loro un’emodinamicità efficace.
Per approfondimenti su questo argomento rimandiamo comunque al nostro articolo Cuore d’atleta dove, nel paragrafo Adattamenti cardiaci si tratta, tra le altre cose, anche della bradicardia sinusale, condizione tipica di chi pratica uno sport a intensità medio-alta.
La bradicardia va invece considerata come patologica quando vi è, a causa dei bassi valori di frequenza cardiaca, un insufficiente apporto sanguigno ai distretti dell’organismo relativamente a quelle che sono le normali richieste del metabolismo.
La bradicardia può essere classificata anche in base all’eziologia (ovvero in base alle sue cause); in questo caso può essere:
- di tipo miogeno
- di tipo neurogeno
- di tipo chimico.
La bradicardia di tipo miogeno è tipica dei cosiddetti processi regressivi del miocardio (come per esempio la miocardosi e l’ipertrofia del miocardio) e degli stati itterici; può essere inoltre provocata da cardiopatia ischemica e dall’infarto del miocardio.
La bradicardia di tipo neurogeno viene generalmente provocata da lesioni a carico del sistema nervoso centrale, da processi patologici che provocano una stimolazione vagale e da processi che provocano un blocco del simpatico (tumori cerebrali, emorragie cerebrali, ipertensione endocranica ecc.).
La bradicardia di tipo chimico può essere provocata dall’assunzione di diversi tipi di sostanze come, per esempio, di farmaci betabloccanti e antiaritmici (si parla in questi casi di bradicardia iatrogena), di sostanze stupefacenti oppure da alterazioni degli elettroliti nel sangue (per esempio l’iperpotassiemia).
Bradicardia – Cause
Come si può intuire dalla lettura del paragrafo precedente, sono veramente molte le condizioni che possono determinare bradicardia patologica; vediamo brevemente le principali.

Riferendosi a un soggetto adulto, lo si definisce “bradicardico” quando la sua frequenza cardiaca a riposo rimane al di sotto dei 60 battiti al minuto (bpm).
Apnea notturna – L’ipossiemia (ovvero la mancanza di ossigeno nel sangue) e l’ipercapnia (aumento dei livelli di anidride carbonica nei fluidi corporei, in particolare nel sangue), condizioni che caratterizzano l’apnea notturna, determinano alterazioni della frequenza cardiaca fra cui tachicardia o bradicardia.
Blocco atrioventricolare – Si tratta di un difetto a carico del sistema di conduzione del cuore; i segnali elettrici che determinano le contrazioni cardiache vengono generati nel nodo seno atriale e raggiungono i ventricoli attraverso il nodo atrioventricolare; se durante il percorso i segnali vengono bloccati totalmente o parzialmente si verifica il blocco atrioventricolare, condizione caratterizzata da frequenza cardiaca sotto il range di normalità.
Cardiopatie congenite – Esistono varie cardiopatie congenite (per esempio alcuni difetti atrio-ventricolari) che possono causare bradicardia.
Emocromatosi – È una patologia caratterizzata da un abnorme e progressivo deposito di ferro in vari tessuti dell’organismo; anche le fibre muscolari del miocardio possono essere danneggiate da questi patologici depositi provocando bradicardia e scompenso cardiaco (la cosiddetta insufficienza cardiaca).
Farmaci e sostanze stupefacenti – Esistono diversi farmaci in grado di indurre bradicardia; fra questi i principali sono i beta-bloccanti, gli antiaritmici e vari farmaci antipsicotici; anche molte sostanze stupefacenti, naturali o di sintesi, possono determinare un rallentamento marcato della frequenza cardiaca facendola scegliere sotto la soglia di normalità.
Ictus e tumori cerebrali – Ictus e tumori cerebrali interessanti la zona mesencefalica (nella quale si inserisce il nervo vago) possono stimolare il sistema parasimpatico provocando, fra le altre cose, anche bradicardia.
Infarto del miocardio – Le lesioni da infarto miocardico possono danneggiare il nodo senoatriale, il cosiddetto “pacemaker naturale” del cuore con conseguente bradicardia.
Ipotiroidismo – L’ipotiroidismo è una condizione patologica caratterizzata da una ridotta funzionalità della tiroide; fra le sue conseguenze vanno ricordate anche alcune problematiche cardiache fra cui la ridotta contrattilità miocardica, l’aumento delle resistenze vascolari sistemiche e la bradicardia.
Ipertensione endocranica – Con ipertensione endocranica si fa riferimento a un aumento eccessivo della pressione all’interno della scatola cranica; sono molte le condizioni patologiche che possono determinarla (neoplasie cerebrali, malattia di Cushing, malattia di Lyme, LES ecc.); l’ipertensione endocranica può causare una stimolazione del nervo vago con conseguente sensibile riduzione della frequenza cardiaca.
Iperbilirubinemia – Eccessivi livelli di bilirubina hanno un effetto tossico sia per quanto riguarda il sistema venoso centrale, sia per quanto riguarda il sistema nervoso parasimpatico; la bradicardia è uno dei segni clinici causati dalla tossicità dell’iperbilirubinemia.
Iperpotassiemia – Quando la concentrazione di potassio a livello ematico è superiore ai livelli di normalità possono verificarsi problemi a livello della conduzione dei segnali elettrici che vengono generati nel nodo senoatriale con conseguente bradicardia.
Miocardite – La miocardite è un processo infiammatorio a varia eziologia che colpisce la muscolatura cardiaca; la miocardite può determinare un’alterazione del sistema di conduzione intracardiaca che a sua volta causa bradicardia.
Steatosi del miocardio – La steatosi è un abnorme incremento dei lipidi all’interno delle cellule; generalmente ciò si verifica a livello del fegato, ma tale condizione può riguardare altri tessuti fra cui il miocardio; quando ciò si verifica, fra i segni della patologia è presente anche la bradicardia.
Bradicardia – Sintomi e segni
Fatti salvi i casi di bradicardia fisiologica, vediamo quale è la sintomatologia avvertita da coloro che soffrono di bradicardia patologica. Secondo le linee guida dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri, della Società Italiana di Cardiologia e dell’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione, la bradicardia è da considerarsi sintomatica quando causa i sottoelencati disturbi:
- adinamia (condizione caratterizzata da estrema stanchezza fisica)
- astenia
- dispnea
- presincope
- scompenso cardiaco
- sincope
- turbe neurologiche cognitive
- vertigini.
Diagnosi
La diagnosi viene effettuata in base ai risultati dell’esame elettrocardiografico che può venire effettuato sia a riposo che sotto sforzo.
Fra i test che possono venire attuati va ricordato il tilt test; l’esame si effettua assicurando, tramite apposite cinture, il paziente su un lettino reclinabile; il medico effettua un ECG in condizioni basali; si effettuano poi varie misurazioni della frequenza cardiaca, della saturazione di ossigeno e della pressione arteriosa con il paziente in posizione sdraiata (clinostatismo); dopo dieci minuti di clinostatismo il lettino viene inclinato a 60-80 gradi mantenendo la posizione per un periodo di circa 30 minuti o comunque fino all’eventuale insorgere di sintomi o di riduzioni molto significative della pressione arteriosa o della frequenza cardiaca.
In alcuni casi il paziente viene monitorato per periodi di tempo più lunghi tramite l’utilizzo di strumenti elettrocardiografici portatili (l’Holter o il registratore di eventi).
Il medico inoltre può richiedere alcuni esami ematici allo scopo di verificare la presenza di patologie che potrebbero essere la causa della bradicardia (squilibri elettrolitici, ipotiroidismi, processi infettivi ecc.).
Terapia
Quando la bradicardia è di tipo fisiologico e non ha quindi alcuna connotazione patologica, non è assolutamente necessario intervenire, anzi, la cosiddetta bradicardia dell’atleta è una condizione che permette un notevole “risparmio” di battiti, con tutte le positive conseguenze del caso (vedasi per approfondimenti l’articolo Benefici dello sport leggendo con particolare attenzione i commenti in calce alla pagina).
Quando, al contrario, la bradicardia assume connotazioni di tipo patologico, è necessario intervenire rimuovendo, quando ciò è possibile, le cause che ne sono all’origine.
Spesso la bradicardia è conseguente a un infarto del miocardio; tale condizione deve destare notevoli preoccupazioni dal momento che una notevole bradicardia causa un’eccessiva diminuzione dell’afflusso sanguigno alle periferie e soprattutto può causare una contrazione cardiaca indipendente da quella indotta dalla stimolazione del nodo senoatriale, se tale contrazione è troppo rapida può avere effetti fatali; in questi casi vengono prescritti specifici farmaci e, nel caso questi non siano sufficienti a risolvere il problema, si dovrà ricorrere all’impianto di un pacemaker, uno strumento che stimola elettricamente la contrazione cardiaca.
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