Con il termine agranulocitosi si fa riferimento, da un punto di vista puramente letterale, a una situazione patologica caratterizzata da un’importante riduzione dei granulociti circolanti nel sangue. I granulociti sono un tipo particolare di globuli bianchi che, come dice il termine, contengono all’interno della loro cellula le granulazioni, cioè masse tondeggianti e granulose. Esse reagiscono in modo diverso a coloranti specifici, distinguendo quindi i granulociti in eosinofili, neutrofili e basofili. In realtà, nella pratica clinica, l’agranulocitosi è sinonimo di neutropenia ovvero di grave carenza di granulociti neutrofili dal momento che le riduzioni di basofili ed eosinofili sono molto rare e comunque non hanno generalmente un’importanza clinica particolarmente rilevante. Ricordiamo, infatti, che i granulociti neutrofili rappresentano la frazione più rilevante dei leucociti (globuli bianchi); si va infatti dal 45 al 75% della conta leucocitaria totale; le percentuali relative ai basofili vanno invece dallo 0,1 al 2%, mentre per quanto riguarda gli eosinofili si va dall’1 al 6% (si veda per approfondimenti su questo punto l’articolo Formula leucocitaria).
I granulociti sono generati nel midollo osseo e sono soggetti a un processo di maturazione e distruzione. Se in tale processo si ha un’insufficiente generazione delle cellule e/o una distruzione abnorme rispetto alle condizioni normali, si ha come conseguenza un’eccessiva diminuzione del numero complessivo di globuli bianchi.
Dal momento che i granulociti neutrofili svolgono una fondamentale azione di difesa dell’organismo da agenti estranei (in particolar modo sono attivi contro le infezioni di origine batterica e fungina), una loro carenza espone l’organismo al rischio di contrarre malattie infettive. Tale rischio dipende dalla severità dell’agranulocitosi, dalle cause che l’hanno determinata, dalla durata della patologia sottostante e dalle condizioni generali di salute del soggetto.
Numericamente si possono distinguere tre situazioni:
- agranulocitosi lieve (1.000-1500/mm3): rischio ridotto
- agranulocitosi moderata (500-1000/mm3): rischio moderato
- agranulocitosi grave (<500mm3): rischio elevato.
L’agranulocitosi può essere congenita (ovvero presente fin dalla nascita; è una condizione rara) oppure acquisita (di solito è l’effetto collaterale di alcuni farmaci o terapie, ma possono esserci anche altre cause).
Agranulocitosi – Cause
La neutropenia ha svariate cause che rientrano in due categorie principali:
- difetti di produzione (il midollo osseo non produce adeguate quantità di neutrofili)
- abnormi distruzione o utilizzo (i neutrofili vengono distrutti o utilizzati più velocemente di quanto il midollo osseo non sia in grado di produrne di nuovi).
Fra le condizioni patologiche che più frequentemente causano agranulocitosi si ricordano:
- anemia aplastica
- chemioterapia
- cirrosi epatica
- farmaci
- infezioni di vario tipo (per esempio, brucellosi, tifo, paratifo, rickettsiosi, tubercolosi ecc.)
- malattia di Gaucher
- malattie autoimmuni
- malnutrizione
- mielofibrosi e altre malattie del midollo osseo
- radioterapia
- sarcoidosi
- trapianto di midollo osseo
- tumori.
Merita un cenno in più l’agranulocitosi indotta dai trattamenti di chemioterapia tumorale; quando vengono somministrati farmaci chemioterapici, infatti, la riduzione dei livelli di granulociti neutrofili è quasi sempre presente; è per questo che prima di ogni trattamento chemioterapico si verifica la conta dei neutrofili; se i valori risultano inferiori a un determinato limite, quasi certamente la seduta di chemioterapia verrà rimandata.
L’agranulocitosi provocata dalla chemioterapia può essere di minore o maggiore gravità; la situazione può essere critica quando la neutropenia è associata a febbre superiore ai 38 °C (neutropenia febbrile); si tratta di una condizione molto grave perché può essere causa di un grave stato infettivo e, nel peggiore dei casi, portare a shock settico, una condizione potenzialmente fatale.
Oltre ai farmaci chemioterapici sono molti altri i medicinali che possono indurre agranulocitosi, fenomeno comunque abbastanza raro, anche se potenzialmente mortale. Tra questi farmaci, i più rilevanti sono:
- carbamaziepina (antiepilettico)
- clozapina (antipsicotico della famiglia delle benzodiazepine)
- dipirone (antipiretico e antidolorifico)
- metimazolo e carbimazolo (per la cura di disturbi tiroidei)
- procainamide (farmaco per contrastare le aritmie cardiache)
- rituximab (farmaco della famiglia degli anticorpi monoclonali usato per il trattamento di alcune forme di linfomi non-Hodgkin e leucemie e in alcune malattie autoimmuni, come la sindrome di Sjögren).
- ticlopidina (antiaggregante piastrinico, usato per la prevenzione di trombi)
- penicilline,
- captopril
- ranitidina.
Agranulocitosi congenita
La neutropenia congenita è piuttosto rara ed è indotta da particolari mutazioni genetiche; alcuni esempi sono la neutropenia severa congenita (sindrome di Kostmann), la neutropenia familiare benigna di Gänsslen, la neutropenia familiare severa di Hitzig, la neutropenia ciclica familiare ecc.

L’agranulocitosi indica una una situazione patologica caratterizzata da un’importante riduzione dei granulociti (un tipo di leucociti) circolanti nel sangue.
Agranulocitosi – Sintomi
Nel caso di agranulocitosi lieve i sintomi possono essere di poco conto o addirittura non presenti; diversa è invece la situazione quando le concentrazioni dei neutrofili sono particolarmente basse; in questo caso i sintomi e i segni che possono manifestarsi sono diversi e talvolta anche eclatanti; in particolare si ricordano:
- febbre
- brividi
- dolori muscolari
- astenia
- mal di gola
- ulcere del cavo orale
- sanguinamento gengivale
- secchezza della bocca.
La suscettibilità alle infezioni batteriche e fungine (polmonite, stomatite, gengivite, sinusite, otite, colite ecc.) aumenta e un processo infettivo a carico di un qualsiasi organo può rapidamente aggravarsi e in alcune circostanza dar luogo a setticemia.
In presenza di agranulocitosi, nei pazienti cateterizzati c’è un aumento del rischio di gravi infezioni cutanee.
Nel caso di una condizione prolungata di agranulocitosi, nei soggetti che hanno subito un trapianto di cellule staminali, in coloro che sono sottoposti a chemioterapia e in quelli che devono assumere alte dosi di corticosteroidi si registra un aumento del rischio di contrarre infezioni fungine.
Diagnosi
L’agranulocitosi deve essere sospettata in coloro che sono soggetti a infezioni gravi o atipiche e anche nei pazienti ad alto rischio (in particolare chi si sottopone a trattamenti con farmaci chemioterapici o a radioterapia).
La conferma diagnostica di agranulocitosi è facilmente ottenibile grazie all’esame emocromocitometrico (emocromo) con formula leucocitaria.
Terapia
La terapia dell’agranulocitosi dipende in primis dalla causa sottostante e dalla gravità della situazione; talvolta, in caso di neutropenia lieve, il trattamento può addirittura non essere strettamente necessario.
Fra le varie possibilità di cura vi sono:
- trasfusione di granulociti – Si tratta di un’opzione percorribile, ma molte volte è solo una soluzione tampone in attesa di trattamenti maggiormente risolutivi; spesso, infatti, il miglioramento che si ottiene è solo temporaneo perché i globuli bianchi hanno la tendenza a perdere piuttosto velocemente la loro funzionalità. Peraltro, la procedura da seguire non è esente da complicazioni.
- Somministrazione di filgrastim – Il filgrastim è un principio attivo disponibile sotto forma di soluzione iniettabile; è una proteina, prodotta con moderne biotecnologie, che stimola il midollo osseo a produrre un maggior numero di cellule del sangue, in particolare granulociti (appartiene alla categoria dei fattori stimolanti le colonie granulocitarie, G-CSF). È di uso frequente nell’agranulocitosi indotta dalla chemioterapia. È utile per ridurre il rischio di infezioni correlato alla neutropenia e quindi consente una maggiore continuità delle terapie antitumorali. I G-SCF vengono altresì utilizzati nella terapia dell’agranulocitosi in pazienti con infezioni da HIV e anche nel caso di trapianto di midollo osseo.
- Terapia antibiotica – Quando l’agranulocitosi è dovuta alla presenza di un’infezione batterica, si somministra l’antibiotico opportuno in grado di uccidere i microorganismi responsabili della malattia.
- Trapianto di midollo osseo o di cellule staminali – In caso di neutropenia particolarmente severa può rendersi necessario o il trapianto di midollo osseo oppure quello di cellule staminali.
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