Questo articolo riassume le conoscenze di rianimazione di base che possono essere utili a tutti, anche a chi non lavorerà mai in un ospedale o sulle ambulanze. Si può considerare come il punto di partenza di ogni discorso sul pronto soccorso.
Può capitare a chiunque di dover soccorrere una persona che improvvisamente cade a terra priva di sensi: le cause di un evento simile vanno dalle più leggere (come la sincope vaso-vagale) alle più gravi come l’arresto cardiaco. Per ora ci concentreremo su quest’ultima causa perché è soprattutto in questo caso che una nostra pronta assistenza e conoscenza delle manovre indicate può determinare la salvezza di una vita.
Arresto cardiaco significa semplicemente che il cuore si è fermato o, per essere più precisi, che si è fermata la circolazione sanguigna (infatti, in alcuni tipi di arresto cardiaco il cuore non è del tutto fermo, ma compie dei movimenti caotici e scoordinati oppure troppo rapidi che non riescono più a produrre flusso). L’arresto cardiaco è di fatto l’esito finale di ogni tipo di morte se escludiamo la morte cerebrale, in cui l’elettroencefalogramma è piatto e il paziente viene dichiarato morto, ma il cuore continua ancora a battere per la prosecuzione di una terapia rianimatoria intensiva.
Il punto focale è che da alcune di queste morti si può “risorgere”: il caso più tipico è quello di una persona che diviene improvvisamente vittima di un’aritmia maggiore, come la fibrillazione ventricolare, che non è altro che una delle varie forme di arresto cardiaco. Se questa persona viene soccorsa secondo i protocolli chiamati “rianimazione cardiopolmonare” (RCP), e prontamente defibrillata dal team medico (si legga il nostro articolo sul defibrillatore semiautomatico esterno), può anche salvarsi.
Iniziamo a trattare della rianimazione cardiopolmonare, facendo una piccola premessa di fisiopatologia.
Le cellule del nostro corpo hanno bisogno di ossigeno per funzionare, ma non tutte lo fanno nello stesso modo. Alcuni tipi di cellule (per esempio quelle dei muscoli volontari) sono abbastanza resistenti all’assenza di ossigeno, nel senso che riescono a sopravvivere anche se si interrompe per molti minuti il flusso di sangue che le nutre: una volta ripristinato il flusso riprendono, senza troppi inconvenienti, la loro funzione.
Purtroppo avviene l’opposto con le cellule del cervello: bastano pochi minuti di anossia (termine con il quale si indica la mancanza di ossigeno nel sangue o nei tessuti) per ucciderle irreversibilmente. Anche le cellule del cuore sono irrorate dal flusso ematico generato dal cuore stesso e anche queste sono molto sensibili al danno anossico. Queste semplici nozioni sono la base per comprendere a cosa possa servire praticare il massaggio cardiaco a una persona con il cuore fermo, in attesa che arrivi il medico.
Il coma post anossico
Immaginiamo che una persona al nostro fianco sia colpita da un infarto miocardico così grave da causare un arresto cardiaco. Improvvisamente il cuore smette di “pompare” sangue al cervello e ciò causa la perdita di coscienza: la persona sviene. A quel punto viene chiamato il 118 (il numero unico 112 è ancora in fase sperimentale nel nostro Paese) e l’ambulanza arriva dopo 10 minuti: il medico pratica le manovre di rianimazione avanzata e “miracolosamente” riesce a far ripartire il cuore.
Purtroppo però la persona rimane incosciente e non si sveglia nemmeno dopo stimoli dolorosi: è entrata in quello che viene chiamato “coma post-anossico”: il cuore è “risorto”, ma il cervello no. Da questo coma potrebbe anche risvegliarsi, ma ci sono buone probabilità che ciò non avvenga (la speranza si riduce sempre di più con il passare dei minuti trascorsi senza un circolo). Se non morirà prima, il paziente in questione è destinato a trascorrere settimane in rianimazione e poi il resto della vita in un reparto riabilitativo senza più avere una coscienza vigile.
Che cosa è successo? Semplicemente che quei 10 minuti sono troppi per i nostri neuroni. Anche se il cuore è ripartito, ormai è troppo tardi: il cervello riporterà seri danni, purtroppo irreversibili. Immaginiamo invece di aver appreso qualche nozione di base di rianimazione: una volta appurato che il paziente è in arresto cardiaco, immediatamente praticheremo sia il massaggio cardiaco che la respirazione artificiale e queste manovre garantiranno un pur minimo flusso al cervello e al cuore, un flusso che potrebbe bastare a far sopravvivere per qualche minuto in più sia i neuroni che le cellule cardiache: insomma, manovre che fanno da ponte fra l’arresto cardiaco e l’arrivo dell’ambulanza. Quando, e se, il cuore ripartirà, forse il cervello sarà ancora vivo e avremo salvato una vita.
Si usa l’immagine del ponte perché le nostre manovre, ancorché ben fatte, molto difficilmente potranno far ripartire un cuore; per esempio, nel caso della fibrillazione ventricolare, solo una terapia elettrica mediante defibrillazione potrà riattivare il circolo; ma se all’arrivo del defibrillatore le cellule del cuore o del cervello sono già morte non vi è più alcuna possibilità di rianimazione; quindi, ciò che è necessario fare, nell’attesa del defibrillatore o di altre manovre di tipo avanzato, è operare per mantenere le cellule in vita.
Per questi e altri motivi è importante diffondere nella popolazione il Basic Life Support (BLS) ovvero quell’insieme di conoscenze schematiche su ciò che occorre fare in situazioni di grave emergenza. A ciò va aggiunto il Basic Trauma Care (le nozioni per soccorrere le vittime di incidenti stradali). Alcuni di questi corsi sono organizzati gratuitamente dalle varie “Croci” per i loro volontari o anche dalle aziende per il loro dipendenti: sono il metodo ideale per apprendere perché vi sono anche prove pratiche su manichini.
I punti chiave
Due sono i punti chiave della rianimazione:
- Se una persona sviene e non è più “contattabile”, la prima cosa da fare è allertare il servizio di emergenza (118 o 112), come del resto bisogna fare per qualsiasi altra urgenza seria.
- Per apprendere quando e come eseguire il massaggio cardiaco esistono diversi corsi, ma finché non li avrete fatti è comunque utile avere un’infarinatura leggendo le prossime pagine. Quando una persona è in arresto cardiaco sono molti di più i danni che si fanno stando con le mani in mano che non i possibili danni dovuti a un massaggio cardiaco fatto male.
Nel paragrafo successivo l’elenco degli articoli che fanno parte del nostro piccolo corso per soccorritori non addestrati. Le informazioni del corso sono per necessità meno complete di quelle fornite ai soccorritori professionisti.
Gli articoli del corso per soccorritori non addestrati
- Rianimazione: le nozioni di base
- La perdita di sensi
- Il massaggio cardiaco
- La respirazione artificiale
- Quando chiamare il 118 (112)?
- La rianimazione di base nei bambini
- Bambini: quando chiamare il 118 (112)?
- La posizione di sicurezza
- Il rischio di soffocamento
- Il rischio di soffocamento nei bambini
- Gli incidenti stradali
- L’annegamento
Dott. Davide Corvi
Anestesista-rianimatore presso: Istituto Ortopedico Galezzi
20161 Milano
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