La respirazione artificiale è una manovra di pronto soccorso che serve a ossigenare artificialmente un infortunato vittima di arresto respiratorio. Prima di entrare nel vivo dell’argomeno, premettiamo una raccomandazione: la vostra sicurezza viene sempre prima di tutto. Se durante una rianimazione effettuate la respirazione bocca-a-bocca nel modo indicato sotto, esiste un piccolissimo rischio di contrarre infezioni respiratorie.
Attenzione: con il termine piccolissimo vogliamo riferirci alla bassa probabilità che ciò accada e non alla gravità dell’eventuale conseguenza (per esempio, alcuni hanno contratto la tubercolosi). Esistono in commercio dei filtri a mo’ di fazzoletto da applicare sulla bocca della vittima o delle maschere apposite (la cui efficacia è stata testata solo in laboratorio) che volendo si possono portare con sé in automobile. Non bisogna però esagerare con i timori: le evenienze di tale genere sono veramente rare. Per cui, tutto sta al buon senso. Per esempio, se trovassimo a terra un adulto sconosciuto, in arresto cardiaco, magari con del sangue in bocca, non è sicuramente consigliabile arrischiarsi in una respirazione senza uso di filtri.
Si è visto che anche il solo massaggio cardiaco può avere una sua efficacia quindi, nel caso sopra specificato, se non disponessimo di una maschera o di una barriera protettiva, è opportuno limitarsi al solo massaggio cardiaco.
La respirazione bocca-a-bocca (nota anche respirazione artificiale) serve, come già accennato in apertura di articolo, a rifornire di aria i polmoni della persona in arresto cardiaco, situazione che è, inevitabilmente, causa di arresto respiratorio; è anche vero il fenomeno speculare: l’arresto respiratorio causa un arresto cardiaco.
Praticando la manovra indicata sotto forniremo alla vittima una quota d’aria che, pur non essendo del tutto “pura” (si deve infatti considerare che sarà anche ricca dell’anidride carbonica che noi produciamo e avrà quindi una quota di ossigeno inferiore rispetto all’aria normalmente respirata), ha comunque la sua efficacia nel mantenere temporaneamente un livello di ossigeno nel sangue compatibile con la vita. Il perché è dettagliatamente indicato nel paragrafo Curiosità.
Respirazione artificiale – Esecuzione
Ecco come eseguire le respirazioni che, come spiegato nell’articolo sul massaggio cardiaco, dovranno essere 2 a seguito delle prime 30 compressioni toraciche.
- Iperestendere (significa ruotare indietro) il capo dell’infortunato e sollevargli il mento come visto nella seconda puntata1 (La perdita di sensi).
- Con il pollice e l’indice della mano appoggiata alla fronte chiudergli il naso stringendo le narici.
- Mantenergli il mento sollevato senza fargli serrare la bocca.
- Fare un respiro normale e appoggiare la propria bocca intorno alla bocca dell’infortunato in modo che ci sia una buona tenuta.
- Insufflare in modo uniforme nella sua bocca il contenuto d’aria del proprio respiro, impiegandoci circa un secondo e osservando il conseguente sollevamento del torace.
- Mantenendo la testa iperestesa e il mento sollevato, togliere la bocca dalla sua e osservare se il torace ridiscende come conseguenza dell’uscita dell’aria.
- Prendere un altro respiro normale e ripetere l’insufflazione dell’aria, poi tornare immediatamente alla posizione del massaggio cardiaco, con le mani al centro del torace ed eseguire altre 30 compressioni proseguendo indefinitamente il ciclo compressioni-ventilazioni fino all’arrivo dei soccorsi. Interrompere questo ciclo solo se ci si accorge che la vittima respira normalmente da sola.
Per quanto riguarda il punto 4: è importante non “strafare” con l’intensità del respiro perché il rischio di riempire lo stomaco invece dei polmoni aumenta con l’aumentare dell’intensità del respiro o se l’insufflazione è eccessivamente rapida.
Esaminiamo più approfonditamente il punto 5: cosa fare se il torace non si solleva in conseguenza della respirazione artificiale? Se cioè si ha la sensazione di non aver veramente riempito i polmoni dell’infortunato?
- Controllare la bocca e osservare se ci sono ostruzioni da rimuovere (per esempio una dentiera fuori sede).
- Non tentare più di 2 respiri: se dopo 2 tentativi il torace non si solleva ancora, si deve passare alle compressioni toraciche.
Una domanda – Cosa fare se osserviamo un sollevamento dell’addome invece che del torace?
In questo caso può darsi che il nostro intervento sia stato corretto, ma che, a causa del movimento del diaframma, si muova soprattutto l’addome: però, se è così, l’aria deve sempre tornare indietro, deve esserci un graduale sollevarsi e ridiscendere dell’addome (si provi di persona a respirare “con la pancia” abituandosi a vedere quel movimento). Altrimenti potrebbe darsi che sia stato gonfiato lo stomaco: in questo caso si vede un movimento dell’addome più rapido e senza alcun ritorno. Ciò andrebbe evitato, migliorando la posizione della testa del paziente, sollevando di più il mento e insufflando con più calma.
Importante – Se non si è capaci o non si vuole, per giuste ragioni di sicurezza personale, eseguire le respirazioni, si pratichi il solo massaggio cardiaco, comprimendo il torace a 100 compressioni per minuto senza smettere mai fino all’arrivo dei soccorsi.
Si tenga presente che il massaggio cardiaco può essere molto faticoso, per cui, se è presente un altro soccorritore che conosce la manovra, è bene darsi il cambio ogni 1-2 minuti (se si è stanchi il massaggio sarà inevitabilmente meno efficace).
Qualsiasi interruzione del massaggio cardiaco, anche di pochi istanti, riduce le possibilità di sopravvivenza del paziente. Quindi bisogna interrompere il massaggio solo lo stretto necessario per le ventilazioni (le respirazioni artificiali).
Perché, se il volume d’aria che espiriamo è ricco di CO2 (anidride carbonica) e povero di ossigeno, serve ugualmente praticare la respirazione artificiale? Per capire questo è fondamentale il concetto di “spazio morto”.
Quando inspiriamo un certo volume d’aria, una quota andrà agli alveoli e si riempirà di CO2 impoverendosi di ossigeno, ma un’altra piccola quota occuperà quelle parti dell’apparato respiratorio (come la trachea) che non partecipano agli scambi respiratori: quest’ultima quota quindi rimarrà uguale all’aria inspirata ed è il motivo per cui l’aria espirata può avere una funzione (seppur limitata) di sostegno agli scambi respiratori della vittima: le viene comunque data almeno una piccola parte di “aria pura”.
Esiste anche una respirazione bocca-naso che può tornare utile se la vostra vittima ha la bocca gravemente danneggiata (per esempio dopo un incidente stradale) oppure se non si riesce ad aprirla per una qualche ragione, se si sta soccorrendo una vittima in acqua o se la ventilazione bocca-a-bocca non ha una buona tenuta. In questo caso si tiene tappata la bocca e si insuffla aria nel naso.
Dott. Davide Corvi
Anestesista-rianimatore presso:
Istituto Ortopedico Galezzi
20161 Milano
1 Chiunque abbia già seguito un corso in una Croce saprà che in realtà ogni volta che si sospetta un trauma della colonna cervicale sarebbe indicata una manovra diversa (la sublussazione della mandibola) invece dell’estensione del capo. Tuttavia nelle nuove linee guida si raccomanda di insegnare ai soccorritori non addestrati solo la manovra di iperestensione anche in caso di eventi traumatici.
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