In una persona si verifica una perdita di sensi. Cosa dobbiamo fare?
Immaginiamo un caso tipico: viene trovato un adulto a terra, privo di sensi.
Ecco come comportarsi secondo l’ERC (European Resuscitation Council, linee guida del 2005):
- Accostarsi alla persona e cercare di contattarla chiamandola ad alta voce. La persona risponde? Se non risponde nemmeno dopo essere stata chiamata ad alta voce e gentilmente scossa alle spalle, prendiamo atto del primo dato significativo: il nostro paziente è privo di coscienza. In questo caso gridate “aiuto”: la priorità sarà avvisare il 118 (112) dell’emergenza in atto: se c’è qualcuno vicino se ne occuperà lui mentre voi proseguite la valutazione senza indugio.
- Se non è già in questa posizione, ruotate la vittima sulla schiena e cercate di capire se respira. Per fare questo esiste una manovra studiata appositamente: ruotate la sua testa all’indietro tenendo una mano sulla fronte e sollevando il mento (vedi l’immagine in basso). Con il mento sollevato afferrando unicamente la parte ossea (non dovete comprimere le parti molli) accostate l’orecchio alla bocca del paziente mantenendola possibilmente aperta: con la manovra GAS (Guardo-Ascolto-Sento) guardate se si solleva ritmicamente il torace, se sentite (ascolto) rumori dovuti al passaggio di aria e se percepite (sento) sulla vostra guancia l’aria calda del respiro del paziente. Questo passaggio per capire se respira deve durare 10 secondi (non un secondo di più né uno di meno). La testa viene posizionata in questo modo per garantire un’apertura delle vie aeree, dato che quando si è privi di coscienza la lingua e le parti molli circostanti tendono a cadere all’indietro ostruendo il passaggio dell’aria.
- Se non respira o se respira in modo totalmente inefficace iniziate il massaggio cardiaco (nel prossimo articolo vedremo esattamente come) con 30 compressioni sul torace seguite da 2 respirazioni bocca-a-bocca, in un ciclo continuo di 30 compressioni-2 respirazioni-30 compressioni-2 respirazioni… che va proseguito fino all’arrivo dei soccorsi avanzati. Le compressioni vanno eseguite alla velocità di 100/minuto circa (se avete in casa un metronomo potete “fare l’orecchio” a questa velocità). Attenzione: per affermare che il soggetto respira, il respiro deve essere efficace, cioè deve realmente “passare aria” con una frequenza simile o comunque non troppo più lenta rispetto a quella dei vostri respiri. Infatti, a volte, un paziente in arresto manifesta il cosiddetto respiro agonico (o gasping): minimi movimenti respiratori scoordinati e totalmente inefficaci: un simile respiro va considerato come assente. In ogni caso, se avete dei dubbi sul fatto che respiri o meno, agite come se non respirasse e procedete al massaggio cardiaco.
Dopo aver memorizzato bene questa sequenza (ripassiamola in breve: è incosciente? –> faccio chiamare il 118 (112); non respira? –> massaggio+respirazioni) possiamo fare una breve riflessione:
come mai facciamo il massaggio cardiaco senza aver prima fatto diagnosi di arresto cardiaco?
Una vera e propria diagnosi di arresto comprende 3 fattori: l’assenza di respiro, l’assenza di segni di circolo (se un paziente si muove o tossisce è impossibile che sia in arresto: quando la circolazione è interrotta tutte le funzioni del nostro corpo cessano; quindi i movimenti e la tosse sono detti segni di circolo) e l’assenza di polsi centrali1 (non deve essere palpabile il polso carotideo o quello femorale). Tuttavia si è visto che insegnare a chi non è del mestiere a “prendere” un polso carotideo può essere fuorviante: a volte può essere difficile percepirlo anche per un medico. Quindi si rischiava che il soccorritore inesperto non eseguisse il massaggio per l’illusione di “aver sentito qualcosa” palpando il collo. Per questo si è deciso di insegnare questa sequenza ai non addestrati. Lo stesso vale per i “segni di circolo”: il respiro agonico di cui sopra può ingannare i non esperti, quindi meglio essere chiari: se il soggetto è incosciente e non respira in modo valido va trattato dai soccorritori non professionisti come se fosse in arresto.
Per finire un piccolo esercizio: chiedete a un vostro amico di sdraiarsi e provate la manovra GAS nel modo indicato sopra. Riuscite a capire con chiarezza che il vostro amico sta respirando? Riuscite a vedere che il torace si solleva, che l’aria vi sfiora la guancia o che esiste un tipico suono dell’aria che entra ed esce? Forse il torace non si solleverà in modo evidente se il vostro amico ha una respirazione più addominale: in questo caso si ha un movimento ritmico dell’addome. Questo vi insegna che, nei casi di emergenza, se la persona soccorsa ha un ritmico movimento addominale con la frequenza tipica del respiro e voi sentite chiaramente e frequentemente l’aria sulla guancia, anche se il torace vi sembra quasi fermo, non spaventatevi: il paziente respira (se l’aria non passa però sorge comunque il dubbio…). Non provate assolutamente le altre manovre su una persona sana solo per fare esercizio: possono causare seri danni!).
I punti chiave
Imparare a memoria i punti 1-2-3, che si possono così riassumere:
- è incosciente? Dico ai presenti di chiamare il 118 (112) ed eseguo immediatamente la manovra GAS.
- Non respira? Inizio il ciclo ripetuto di 30 compressioni-2 respirazioni fino all’arrivo dei soccorsi avanzati.
Nella prossima puntata esamineremo in dettaglio il massaggio cardiaco.
Dott. Davide Corvi
Anestesista-rianimatore presso: Istituto Ortopedico Galezzi
20161 Milano
1 Per “polso” si intende una pulsazione ritmica dovuta a un’arteria che si percepisce applicando le proprie dita dove passa quell’arteria. Questa pulsazione è espressione dell’attività del cuore. Il classico polso che si sente (si scusi il gioco di parole) al polso è dovuto all’arteria radiale e si dice “polso radiale”. Al collo, di fianco alla trachea è possibile palpare il polso carotideo mentre all’inguine c’è il polso femorale. Quando la pressione sanguigna è molto bassa può scomparire il polso radiale, ma i polsi carotideo e femorale scompaiono solo se vi è un arresto cardiaco. Tuttavia queste nozioni sono utili soprattutto agli operatori sanitari perché come già detto possono generare confusione in chi non è del mestiere.
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