La lavanda gastrica è una procedura effettuata in ambito medico per svuotare lo stomaco del suo contenuto. A differenza del vomito è quindi un processo forzato, a volte indicato anche con il termine di gastrolusi. Si tratta di una tecnica già conosciuta nel diciannovesimo secolo e viene ancora oggi praticata come operazione d’emergenza nel caso d’ingestione di veleni o di sostanze tossiche in grande quantità, compreso l’abuso di droghe o alcol. In quest’ultimo caso, la lavanda gastrica può essere l’unica possibilità per evitare che l’assorbimento di un’eccessiva quantità di alcol (ancora presente nello stomaco) porti al coma etilico, condizione spesso letale.
Nel caso di avvelenamento, generalmente si considera una terapia efficace se realizzata entro i sessanta minuti dall’assunzione della sostanza. Infatti, questo è generalmente il tempo necessario a un liquido per passare il piloro e raggiungere l’intestino.
La lavanda gastrica viene anche pianificata come procedura pre-intervento in alcune operazioni chirurgiche che interessano il tratto gastrico o come metodo d’indagine per valutare il sanguinamento nella parte superiore dell’intestino.
La lavanda gastrica non ha effetto, anzi è controindicata, in caso di avvelenamento da tensioattivi (detersivi o sostanze in grado di sviluppare schiuma) o da sostanze caustiche (come alcuni disinfettanti o detergenti industriali). Va inoltre effettuata con attenzione nei pazienti affetti da epilessia o da sanguinamento intestinale.
Come si fa: la procedura
La lavanda gastrica non è una procedura molto complessa, anche se per il paziente può risultare abbastanza fastidiosa. Il paziente viene fatto sdraiare di fianco su un lettino leggermente inclinato dopodiché un tubo sottile (tubo di Ewald) è introdotto dal naso o dalla bocca in modo che raggiunga lo stomaco.
Nel caso il paziente non sia cosciente, è necessario proteggere le vie aeree o controllarle con i raggi X per evitare che il tubo non raggiunga erroneamente i polmoni. Al termine del tubo c’è una sonda che realizza l’aspirazione del liquido fino al completo svuotamento dello stomaco. In seguito, si procede con l’immissione di acqua (con l’aggiunta di sale) e con il successivo svuotamento per eseguire un lavaggio dello stomaco. Quando il liquido estratto è limpido, l’ultima fase consiste in un lavaggio deciso immettendo una quantità variabile di acqua (da uno a dieci litri).
La chiusura della sonda e l’estrazione del tubo completano la procedura.
In caso di avvelenamento, dopo una lavanda gastrica si somministra al paziente carbone vegetale per ridurre ulteriormente l’eventuale assorbimento a livello intestinale, e quindi sistemico, della sostanza tossica.
Lavanda gastrica: complicanze
Le complicanze della lavanda gastrica sono molteplici, ma quasi mai potenzialmente gravi, a eccezione dell’infezione polmonare, dovuta alla possibilità che il liquido raggiunga appunto i polmoni e li infetti. Altra complicanza possibile è il laringospasmo, una contrazione involontaria dei muscoli della laringe con interessamento della glottide e delle corde vocali, che può durare da pochi secondi a uno o due minuti. Il laringospasmo non è di per sé un problema grave, ma provoca un senso di soffocamento, l’impossibilità di parlare e spesso una reazione di paura da parte del paziente. Altra complicanza è l’epistassi, la comune perdita del sangue dal naso.
Potenzialmente più grave può essere uno stato indotto d’iponatriemia, che si ha quando la concentrazione di sodio nel sangue scende sotto i 135 mmol/L. A seconda della sua gravità, l’iponatriemia può generare solo uno stato di nausea e sensazione di debolezza, fino a stati più seri con convulsioni e allucinazioni.
Indice materie – Medicina – Pronto soccorso, anestesia e rianimazione – Lavanda gastrica