Come è noto, in ogni emergenza medica bisogna chiamare al più presto il 118 (112). È infatti una perdita di tempo assolutamente inaccettabile chiamare la guardia medica, figura che andrebbe contattata solo per i problemi medici che non si configurano come urgenti. D’altro canto, bisogna evitare di occupare le preziose linee del 118 con chiamate inutili o comunque non urgenti.
In questo articolo ci occupiamo della tempistica con cui chiamare il 118 sempre a proposito del tema “arresto cardiaco“.
Se i soccorritori sono almeno due il problema non si pone: se vediamo un soggetto a terra e ci accorgiamo che non risponde, un soccorritore chiamerà il 118 e l’altro agirà secondo le linee guida senza perdere nemmeno un secondo.
Ma cosa succede siamo da soli?
Bisogna riflettere sul fatto che le manovre di RCP (rianimazione cardiopolmonare) da sole non sono in grado di far ripartire il cuore: il cuore riprenderà (forse) a battere solo con l’arrivo dell’équipe sanitaria. È quindi un grave errore iniziare una rianimazione ricordandosi solo dopo 5 minuti di chiamare i soccorsi.
Vediamo quindi qual è il momento giusto di correre al telefono (ne approfittiamo per ripassare tutta la procedura):
- Persona a terra
- Chimarla ad alta voce
- NON RISPONDE: è incosciente
- Gridare: “Aiuto!”
- Rotolare la persona in modo che sia appoggiata di schiena
- Manovra GAS
- Non respira: Chiamare il 118
- Iniziare il prima possibile il ciclo 30 compressioni + 2 insufflazioni con la respirazione artificiale
Mentre si corre al telefono (se non abbiamo disponibilità di un telefono cellulare) si deve preparare mentalmente l’indirizzo da riferire: “C’è una persona che non respira più in via Tal dei Tali 5 a Milano, lungo la strada“.
Finora abbiamo analizzato il caso di un adulto, ma cosa cambia se a terra svenuto c’è un bambino? In realtà non molto; ciò viene analizzato negli articoli Rianimazione di base e nei bambini e Bambini: quando chiamare il 118 .
Dott. Davide Corvi
Anestesista-rianimatore presso:
Istituto Ortopedico Galezzi
20161 Milano
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