Le vene varicose (varici) sono un’affezione delle vene che consiste in una dilatazione patologica, più frequente nelle vene superficiali e in quelle degli arti inferiori. Il termine varice è generale e assume nomi più specifici a seconda della localizzazione delle vene interessate: emorroidi, se la patologia riguarda le vene del retto, vene varicose, per le vene degli arti inferiori o varicocele per quelle dello scroto.
Nell’accezione comune il termine si riferisce esclusivamente alle varici che interessano le gambe; sono molto diffuse tra chi permane per molte ore della giornata in posizione eretta (come, per esempio, commesse, stiratrici, panettieri, chirurghi), tra le donne dopo molte gravidanze e negli obesi. Altro fattore di rischio per l’insorgenza del disturbo è la presenza di un familiare già affetto dalla patologia, e ciò sembra far propendere per una causa genetica di fragilità delle pareti venose.
In sé, pur essendo un’affezione piuttosto comune (nella popolazione generale la malattia varicosa ha una frequenza che oscilla fra il 20 e il 35% circa), le vene varicose non sono una patologia di particolare gravità ed è per questo motivo che sono pochi coloro che portano all’attenzione del loro medico questo disturbo; molte persone infatti ricorrono in modo spontaneo a rimedi quali calze elastiche, riposo con le gambe sopraelevate e massaggi con pomate ad hoc.
Vene varicose – Cause
Le reali cause che portano all’insorgenza di vene varicose non sono state ancora definite; vi sono però vari fattori predisponenti sui quali esiste concordanza fra i vari autori:
- lavoro in stazione eretta (soprattutto se svolto in ambiente caldo)
- alterazioni congenite delle vene
- sesso femminile
- età compresa tra i 30 e i 50 anni
- obesità
- stitichezza
- sedentarietà
- tabagismo
- deficienza della pompa muscolare.
Fra questi, il fattore di maggiore importanza è il lavoro in stazione eretta.
Vene varicose – Sintomi e complicanze
I sintomi principali delle vene varicose sono la comparsa di un dolore sordo e un fastidioso senso di pesantezza agli arti che si acuisce con la stazione eretta; altro segno generalmente presente è il gonfiore alle caviglie; spesso presenti sono i crampi notturni e il formicolio.
I segni e i sintomi peggiorano alla sera e si alleviano dopo il riposo notturno.
La stagione estiva tende ad aggravare la sintomatologia (le vene, infatti, di per sé poco toniche, sono indotte a dilatarsi ulteriormente a causa dell’incremento della temperatura esterna); le varici possono farsi quindi evidenti e palpabili, le caviglie gonfiano molto e il soggetto avverte l’esigenza di allentare le stringhe delle scarpe.
Le complicanze più comuni delle vene varicose sono le ulcerazioni (di solito a livello delle caviglie), le flebiti (infiammazioni dell’endotelio, il tessuto di rivestimento dei vasi sanguigni, costituito da cellule molto appiattite, derivate dal mesenchima e le tromboflebiti, con la formazione di trombi all’interno della vena, veri e propri grumi di piastrine, fibrina e globuli rossi.
Diagnosi
La diagnosi di vene varicose è alquanto semplice e viene effettuata dallo specialista di chirurgia vascolare; se ritenuto necessario, si ricorre a un ecocolordoppler venoso degli arti inferiori, una metodica diagnostica non invasiva che permette l’analisi del circolo venoso superficiale, la valutazione della continenza delle valvole e l’individuazione delle vene insufficienti; grazie a questa metodica, inoltre, lo specialista è in grado di verificare che non siano presenti occlusioni a livello del circolo venoso profondo nel qual caso va presa in considerazione la possibilità di intervenire con l’asportazione del circolo superficiale delle safene.
L’ecocolordoppler è al momento attuale la metodica diagnostica più efficace per ottenere un quadro obiettivo della funzionalità venosa.
Prevenzione
La prevenzione è di fondamentale importanza e si muove su due fronti: uno generale, per assicurare il buono stato dell’apparato vascolare e una buona tenuta delle pareti venose, con le avvertenze di tenere sotto controllo il peso corporeo, la pressione, la glicemia, il colesterolo e i trigliceridi, evitare il fumo e ridurre l’alcol, e uno specifico per impedire o ridurre situazioni a rischio.
Per esempio, nel caso di lavori che richiedono a lungo la posizione eretta, si può interrompere la posizione immobile sollevandosi sulle punte dei piedi, oppure le donne possono indossare calze a compressione graduata che facilitano il ritorno venoso.
Vene varicose – Cura
La terapia delle vene varicose è inizialmente conservativa, con l’adozione di uno stile di vita più sano e la somministrazione di principi attivi in grado di diminuire i sintomi più fastidiosi, come il senso di pesantezza alle gambe, i crampi notturni e il prurito alle gambe. A questo proposito la ricerca ha identificato anche alcune piante medicinali, come la Centella asiatica, contenente principi attivi (acido madecassico, tannini, fitosteroli) efficaci, a patto di attuare una somministrazione per alcuni mesi.
Altra possibilità terapeutica è rappresentata dalla cosiddetta terapia sclerosante (scleroterapia) che consiste nell’iniettare nelle vene dei medicinali che chiudono capillari, teleangectasie e vene di maggior calibro.
A seconda dei casi, si può ricorrere alla chirurgia (stripping della vena grande safena). Una sonda, detta stripper, viene fatta avanzare fino all’origine della vena; questa sarà poi sfilata dall’alto verso il basso. Di prassi le manovre di drenaggio della gamba per la rimozione di eventuali ematomi.
Altra possibilità di cura per le vene varicose è il trattamento laser endovenoso (E.L.T.), una procedura mini-invasiva effettuata in ambito ambulatoriale; la tecnica sfrutta l’energia sviluppata da un apparecchio laser rilasciata da una piccola fibra ottica inserita in vena e guidata ecograficamente.
Un cenno infine va a un’altra tecnica mini-invasiva, il trattamento con radiofrequenza; lo si effettua inserendo nella vena varicosa un sottile catetere che viene collegato a un generatore di radiofrequenza esterno; la produzione della radiofrequenza determina una temperatura di circa 120 °C che, trasmessa alla punta del catetere con cicli di 20 secondi circa, riscalda e contrae il collagene presente nella parte della vena causando la chiusura della vena stessa.
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