La varicella è una patologia di tipo infettivo caratterizzata da un’estrema contagiosità; è causata dal virus varicella-zoster (VZV). Trattandosi di un herpes virus umano, la malattia può trasmettersi soltanto da uomo a uomo.
La varicella colpisce prevalentemente i bambini prima dei 14 anni (la fascia di età maggiormente colpita è quella che va da 1 a 4 anni) e per questo motivo è considerata una malattia contagiosa infantile al pari di rosolia e morbillo, parotite e pertosse; in base ai dati più recenti, la stragrande maggioranza (90% circa) dei casi che vengono notificati è relativa bambini e ragazzi fino a 14 anni età e si stima che annualmente la varicella interessi circa il 5% della popolazione che rientra in questo range di età, vale a dire circa mezzo milione di casi all’anno.
Si stima inoltre che circa il 10% della popolazione tra i 20 e i 40 anni non abbia contratto l’infezione da virus VZV e corre quindi il rischio di ammalarsi.
Si tratta di una patologia endemica in tutto il mondo e nel nostro Paese si registrano epidemie annuali la cui incidenza è massima durante i mesi invernali e primaverili (con molta probabilità a causa dei contatti ravvicinati dei bambini nelle scuole materne, elementari e medie).
Varicella – Contagio
La patologia si diffonde per via aerea tramite le secrezioni di naso e gola (bastano un semplice starnuto o un colpo di tosse) oppure tramite il contatto diretto con le lesioni cutanee provocate dalla malattia. La contagiosità inizia circa 24-48 ore prima della comparsa dell’esantema e può permanere fino al momento in cui non compaiono le tipiche croste.
Come detto in apertura di articolo, la varicella è una patologia caratterizzata da una notevolissima contagiosità ed è per questo che la gran parte dei bambini che hanno un fratello o una sorella che sono stati infettati dal virus contraggono la malattia presentando la tipica sintomatologia nel giro di un paio di settimane dopo che è avvenuta la manifestazione dei sintomi nel primo bambino.
La convivenza facilita la trasmissione del virus e per cercare di non diffonderlo è opportuno seguire le elementari norme di igiene (lavarsi prima di mangiare e dopo aver utilizzato il bagno) e cercare di tenere lontano, per quanto possibile ovviamente, il bambino non vaccinato dal fratello o dalla sorella malati.
Coloro che non sono stati colpiti da varicella possono contrarla da coloro che sono affetti da herpes zoster, (il fuoco di Sant’Antonio) ma non possono contrarre quest’ultima patologia; l’herpes zoster, infatti, si può sviluppare soltanto da una riattivazione del virus varicella-zoster in coloro che già sono stati malati di varicella.
Varicella – Sintomi
I sintomi della varicella si manifestano dopo un periodo d’incubazione variabile, dai 10 ai 21 giorni (su questo punto comunque c’è un certo disaccordo fra i vari autori). Il segno più evidente è l’eruzione cutanea di bolle rosse (papule) che evolvono in vescicole gonfie di liquido altamente contagioso. Partendo dal viso e dal tronco, si diffondono su tutto il corpo con notevole fastidio a causa del prurito che comportano.
L’ultima fase dell’eruzione cutanea vede la rottura delle vescicole, rimangono quindi delle piaghe aperte che si trasformano in croste che diventano secche e di colore marrone; le croste, che perdono la loro carica infettiva, cadono dopo una o due settimane. Generalmente l’esantema è costituito da un numero notevole di lesioni, da 250 a 500 circa. L’eruzione cutanea può essere più estesa e di maggiore gravità in quei soggetti che soffrono di disturbi cutanei come, per esempio, l’eczema.
Dopo uno o due giorni dall’inizio dell’eruzione cutanea si manifestano i sintomi secondari: febbre (che di norma rimane in un range compreso tra 37,7 e 38,8 °C, anche se, in alcuni casi può essere più elevata), tosse, stanchezza, astenia, dolori addominali, mal di testa e sensazione di malessere generale.
Complicanze
La varicella è una patologia generalmente benigna che guarisce nell’arco di circa dieci giorni; il suo decorso è più aggressivo se i soggetti colpiti sono adolescenti o adulti. La malattia può avere gravi conseguenze se le persone che ne sono colpite si trovano in una situazione di immunodepressione (soggetti infetti da virus HIV, soggetti che si sottopongono a cicli chemioterapici o che assumono steroidi per la cura di asma o di altre patologie).
Nei bambini sani le complicanze sono abbastanza rare; oltre a sovrainfezioni batteriche delle lesioni a carico del tessuto cutaneo possono verificarsi atassia cerebellare, encefalite, glomerulonefrite, polmonite, trombocitopenia (riduzione del livello delle piastrine circolanti) ecc.
Varicella negli adulti
L’infezione da virus varicella-zoster produce immunità permanente nella stragrande maggioranza delle persone, ma il rischio di sviluppare la malattia una seconda volta, per quanto rarissimo, non è da considerarsi nullo. Il virus della varicella non viene eliminato dall’organismo, esso rimane generalmente latente per tutto il corso della vita nelle cellule dei gangli delle radici nervose spinali. In un certo numero di casi (circa 10-20%) il virus si risveglia, generalmente dopo i cinquanta anni di età, provocando l’herpes zoster (non a caso chiamato anche varicella degli adulti).
Se invece la varicella viene contratta per la prima volta in età adulta, i sintomi sono decisamente più intensi rispetto a quelli che si manifestano nei bambini; l’esantema cutaneo è maggiormente esteso ed eventuali complicanze sono più frequenti e sono essenzialmente legate alla sovrainfezione batterica delle vescicole:
Se contratta per la prima volta in età adulta, la varicella spesso causa sintomi particolarmente intensi. L’esantema cutaneo è più esteso e, con maggiore frequenza rispetto a quanto si osserva nei bambini, si possono manifestare complicanze legate alla sovrainfezione delle vescicole da parte di batteri: polmonite, congiuntivite, piastrinopenia, artrite, epatite e meningo-encefalite.

La varicella colpisce prevalentemente i bambini prima dei 14 anni (la fascia di età maggiormente colpita è quella che va da 1 a 4 anni)
Varicella – Terapia
Il trattamento è generalmente solo sintomatico (per abbassare la febbre si usano antipiretici come per esempio il paracetamolo; quest’ultimo, nei soggetti di età inferiore ai 14 anni, viene preferito all’acido acetilsalicilico, la normale aspirina, per il rischio di sindrome di Reye, una grave forma di encefalopatia acuta).
Gli antivirali (di norma si prescrive l’aciclovir, ma anche il valaciclovir o, più raramente, al foscarnet) hanno effetto solamente se assunti nelle prime 24 ore dalla comparsa dell’eruzione cutanea, circostanza difficilmente attuabile perché spesso i primi sintomi vengono trascurati o ignorati.
Per placare il prurito, il medico potrebbe decidere di prescrivere antistaminici come l’oxatomide sotto forma di crema o gocce.
I farmaci antibiotici vengono prescritti soltanto nel caso si siano verificati gravi complicanze quali infezioni cutanee o polmonite.
Nei soggetti che hanno problemi di immunodeficienza viene raccomandata la terapia antivirale per via endovenosa. In linea generale è opportuno isolare il soggetto affetto da varicella per evitare che il contagio si diffonda.
I soggetti che presentano un rischio elevato di forme gravi della malattia (è il caso di persone immunodepresse o di neonati) devono essere trattate, nel caso di esposizione a persone ammalate di varicella, con immunoglobuline per via intramuscolare. Le immunoglobuline vanno somministrate il più precocemente possibile e comunque entro quattro giorni dall’esposizione.
Il vaccino
In Italia, dal 2002, è disponibile un vaccino costituito da virus vivi attenuati. Il vaccino contro la varicella viene raccomandato a tutti i soggetti che abbiano superato il tredicesimo anno di età senza avere contratto la malattia.
Il vaccino è controindicato ai bambini di età inferiore ai 12 mesi, ai soggetti che negli ultimi 5 mesi abbiano effettuato trasfusioni di sangue o siano stati sottoposti a trattamenti terapeutici con immunoglobuline e ai soggetti con in corso una patologia acuta. In caso di malattie o terapie a carattere cronico (per esempio trattamenti con farmaci corticosteroidei) si deve valutare con attenzione la presenza di controindicazioni al vaccino.
La vaccinazione è possibile a partire dal dodicesimo mese di età. Occorre somministrare due dosi di vaccino con un intervallo fra l’una e l’altra di non meno di quattro settimane (preferibilmente sei). Il vaccino presenta un’efficacia superiore all’80%. I soggetti vaccinati che contraggono comunque la malattia presentano generalmente una sintomatologia molto più lieve rispetto alla norma.
Dal 2006 è disponibile in tutta l’Unione Europea il ProQuad, un vaccino quadrivalente contro il morbillo, la parotite, la rosolia e, appunto, la varicella. Si tratta di una sospensione somministrabile tramite un’iniezione sotto pelle i cui principi attivi sono costituiti da virus attenuati (un ceppo virale attenuato non è capace di provocare la patologia, ma è in grado di stimolare la produzione anticorpale). Dagli studi effettuati si sono riscontrate alte percentuali di risposta. Dopo la prima dose, tali percentuali erano del 97,4% per il morbillo, del 95,8% per la parotite, del 98,5% per la rosolia e del 91,2% per la varicella. Dopo la seconda dose, le percentuali di risposta erano del 99,4% per il morbillo, del 99,9% per la parotite, del 98,3% per la rosolia e del 99,4% per la varicella.
Per approfondire: Vaccinazioni.
* Il termine teratogeno indica un agente o un fattore che può provocare anomalie nello sviluppo di un embrione, di un feto o di un neonato.
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