La vaginosi batterica è la più comune infezione vulvovaginale che interessi le donne in età fertile. Si tratta di una fastidiosa condizione patologica caratterizzata dall’alterazione della flora batterica normalmente presente in vagina.
Quello che praticamente si verifica è una riduzione dei lactobacilli (in particolare i bacilli di Doderlein, “batteri buoni” la cui funzione è quella di mantenere il pH vaginale leggermente acido) e un’eccessiva proliferazione di microrganismi dannosi quali, per esempio, Gardnerella vaginalis, Mycoplasma hominis, Trichomonas vaginalis ecc.
La vaginosi batterica viene spesso sottovalutata; si tratta di un errore da non commettere perché esiste il concreto di rischio di complicazioni di una certa serietà quali, per esempio, alterazioni del collo uterino e malattia infiammatoria pelvica.
Se contratta in gravidanza, la vaginosi batterica aumenta i rischi di rottura anticipata delle membrane e parto prematuro.
Vaginosi batterica – Cause
Sulle reali cause della vaginosi batterica si è discusso a lungo fra i vari autori; in passato si riteneva che il problema fosse legato a un’infezione da Gardnerella vaginalis trasmessa in seguito a rapporti sessuali; attualmente, però, si ritiene, che le cause della patologia siano da ascriversi all’interazione di vari fattori fra cui meritano senz’altro una menzione un’igiene intima non adeguata (scarsa o eccessiva), utilizzo di contraccettivi meccanici intrauterini (per esempio la spirale), l’assunzione di farmaci antibiotici, predisposizione genetica.
Statisticamente, sono le donne in età fertile quelle maggiormente esposte al rischio di insorgenza di una vaginosi batterica; nelle donne prepuberi e quelle in post-menopausa, la malattia si riscontra meno frequentemente.
Vaginosi batterica – Sintomi e segni
Sono diversi i sintomi e i segni legati alla vaginosi batterica.
I segni più comuni sono il cattivo odore vaginale e le perdite vaginali lattiginose di colore bianco-grigiastro.
Il cattivo odore (che ricorda quelle del pesce marcio) è causato dalle amine prodotte dal metabolismo dei batteri; il nome di queste amine, putrescina e cadaverina, rende l’idea del problema con una certa efficacia.
Sintomi possibili, ma meno frequenti, sono invece l’irritazione e il prurito.
Diagnosi
Per la diagnosi di vaginosi batterica sono tuttora validi i criteri di Amsel (1983); almeno tre su quattro devono essere presenti:
- pH vaginale >4,5
- leucorrea omogenea aderente alle pareti, non infiammatoria
- clue cells alla osservazione microscopica (le clue cells sono cioè cellule epiteliali ricoperte da batteri adesi alla superficie esterna)
- sniff test positivo
Lo sniff test viene eseguito aggiungendo una goccia di una soluzione di KOH al 10% alla secrezione vaginale prelevata e posta su un vetrino. Il test è positivo quando si libera un caratteristico odore di pesce marcio, dovuto, come detto, alla presenza di determinate amine.

La vaginosi batterica non è di frequente riscontro nelle donne prepuberi e in quelle in post-menopausa.
Vaginosi batterica – Cura
La cura della vaginosi batterica si basa essenzialmente sulla somministrazione di metronidazolo per uso topico in gel o per via orale.
In alternativa si può ricorrere alla somministrazione di clindamicina per uso topico od orale.
Il metronidazolo può essere assunto per via orale alla dose di 2 g in un’unica somministrazione, oppure 500 mg per due volte al giorno per una settimana.
Per uso topico in gel, il metronidazolo viene somministrato alla dose di 5 g di gel allo 0.75% in vagina alla sera per 5 giorni.
La clindamicina è disponibile in ovuli da 100 mg (uno alla sera per tre sere), in crema al 2% (5 g alla sera per una settimana) oppure in compresse orali da 300 mg (una per due volte giorno per una settimana giorni).
La cura è riservata alle forme sintomatiche, tranne che in gravidanza, in cui la vaginosi deve essere diagnosticata nel primo trimestre e trattata entro la sedicesima settimana, anche se asintomatica. Il trattamento del partner non è consigliato.
La vaginosi batterica ha la tendenza a recidivare; in alcuni soggetti, infatti, c’è una certa incapacità nel ristabilire il normale ecosistema vaginale dopo il trattamento. In questi casi, sembra avere una certa efficacia l’utilizzo prolungato di gel vaginale ad alto potere acidificante; sull’efficacia, invece, della somministrazione endovaginale di lattobacilli non si hanno attualmente riscontri.
Nei casi di vaginosi batterica ricorrente alcuni autori consigliano, come cura di mantenimento, la somministrazione di metronidazolo topico per una settimana prima di ogni mestruazione; dopo la mestruazione provvederà invece con la somministrazione di metronidazolo orale associato a fluconazolo, per prevenire la micosi, per 6 mesi. Gli studi effettuati hanno mostrato che il trattamento del partner non modifica l’incidenza di recidive.
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