Il tumore al testicolo è una neoplasia relativamente rara; i tumori testicolari rappresentano infatti circa l’1-1,5% del totale dei tumori che colpiscono i soggetti di sesso maschile e circa il 5-6% di tutti quelli relativi all’apparato urogenitale dell’uomo.
Nonostante si tratti di una patologia rara, il tumore al testicolo* rappresenta la forma tumorale maligna più frequente nei soggetti di sesso maschile che hanno un’età compresa fra i 15 e i 35 anni.
Il tumore al testicolo, diversamente da altre forme tumorali, ha tendenzialmente una buona prognosi; ovviamente restano basilari la precocità della diagnosi e un’adeguata terapia. A questo proposito giova ricordare che negli anni ’70 del secolo scorso, circa il 90% di coloro che venivano colpiti da tumore al testicolo morivano a causa di questo, mentre adesso la situazione si è praticamente invertita.
Cause
Le cause del tumore al testicolo sono sconosciute, ma esistono vari fattori che possono favorirne l’insorgenza. I principali fattori di rischio relativi al tumore al testicolo sono i seguenti:
- criptorchidismo (la mancata discesa di uno dei testicoli nella borsa scrotale)
- sindrome di Klinefelter (malattia causata da un’anomalia cromosomica)
- storia familiare o personale di tumore al testicolo
- sviluppo testicolare anormale (disgenesia gonadica)
- atrofia testicolare
- razza bianca
- esposizione a elevate dosi di estrogeni nel corso della vita fetale
- eccesso di estrogeni endogeni
- infertilità.
Dei fattori sopracitati, quello che aumenta maggiormente le probabilità di neoplasia testicolare è sicuramente il criptorchidismo; questa condizione infatti aumenta di circa 40 volte le probabilità di neoplasia testicolare rispetto alla popolazione generale; il rischio varia a seconda che il testicolo sia ritenuto nell’addome o nell’inguine; nel primo caso il rischio risulta essere più elevato. Se il criptorchidismo viene corretto entro il sesto anno di età, le probabilità di rischio diminuiscono nettamente.
Anche la sindrome di Klinefelter è considerato un fattore di rischio di una certa importanza. È una patologia causata dalla presenza di un cromosoma sessuale X in più nei soggetti maschi.
Il rischio di insorgenza aumenta, anche se in modo ridotto, se si ha un fratello o un padre che hanno contratto questo tipo di tumore. Anche la storia personale aumenta il rischio, infatti chi ha avuto una neoplasia testicolare ha dal 2 al 5% di probabilità di sviluppare lo stesso tipo di tumore a carico dell’altro testicolo nei 25 anni successivi al momento della diagnosi.
Sussiste un aumento del rischio anche in caso di disgenesia gonadica, una patologia di cui esistono 5 tipi (tra cui la già citata sindrome di Klinefelter) e che è sostanzialmente caratterizzata da un anomalo sviluppo di uno di entrambi i testicoli.
Fra i vari fattori di rischio, un ruolo importante sembra averlo anche l’atrofia testicolare con conseguente innalzamento del livello di gonadotropine, in particolare FSH.
Gli uomini di razza bianca si ammalano più frequentemente di tumore al testicolo rispetto a quelli di razza nera.
Tra i fattori di rischio segnalati c’è anche l’esposizione a elevate dosi di estrogeni nel corso della vita fetale.
Secondo quanto riportato in letteratura, anche un eccesso di estrogeni endogeni (con molta probabilità causato da un deficit relativo di SHBG, Sex Hormone Binding Globuline) rappresenta un fattore di rischio per l’insorgenza di una neoplasia al testicolo.
Viene considerata fra i fattori di rischi anche l’infertilità (secondo recenti studi gli uomini non fertili hanno un rischio tre volte superiore di contrarre il tumore al testicolo rispetto agli uomini fertili).
Tipologie
Esistono due tipologie di tumore al testicolo:
- germinali
- non-germinali (anche stromali).
I tumori al testicolo a cellule germinali rappresentano circa il 95% di tutte le forme di tumore al testicolo. Vengono generalmente distinti in seminomi e non-seminomi; questa distinzione di tipo istologico ha una notevole importanza per quanto riguarda l’aspetto terapeutico.
I seminomi sono tumori nei quali si ha una trasformazione maligna delle cellule che producono gli spermatozoi, le cosiddette cellule germinali. Spesso i seminomi sono associati a varianti che coinvolgono cellule non seminali (si parla in questo caso di tumori germinali misti).
I non-seminomi vengono ulteriormente suddivisi in:
- carcinomi embrionali
- coriocarcinomi
- teratomi
- neoplasie del sacco vitellino.
Il restante 5% dei tumori testicolari possono svilupparsi nello stroma. I tumori stromali comprendono i tumori delle cellule del Leydig e i tumori delle cellule del Sertoli. Sono entrambi forme di tumore al testicolo generalmente benigne, ma, se maligni, nei rari casi in cui generano metastasi, la prognosi diventa spesso infausta.
Stadiazione
A seconda della sua evoluzione si distinguono tre stadi della patologia:
- stadio I, il tumore è circoscritto al testicolo;
- stadio II, il tumore è diffuso ai linfonodi dell’addome;
- stadio III, il tumore si è diffuso oltre ai linfonodi anche con metastasi a distanza in organi come polmoni e fegato.
Tumore al testicolo – Sintomi e segni
I segni e i sintomi principali di un tumore al testicolo sono la presenza di un nodulo duro (generalmente indolore), l’incremento del volume testicolare, un rigonfiamento, una modifica della consistenza o un senso di pesantezza al testicolo.
Talvolta si avverte un dolore sordo (ma in altri casi la dolenzia può essere anche di tipo acuto) all’inguine o nella parte bassa dell’addome o si osserva una raccolta di liquido nella borsa scrotale.
In circa il 5% dei casi il tumore al testicolo è associato a ginecomastia.
Anche quando si apprezza un rimpicciolimento del testicolo si può sospettare la presenza della malattia.
Diagnosi
Il primo approccio diagnostico consiste nell’esame fisico e nella stesura della storia clinica. La diagnosi differenziale deve essere posta nei confronti di idrocele, linfomi, spermatocele, varicocele, epididimite acuta o cronica, cisti dell’epididimo e torsione testicolare.
Gli accertamenti clinici generalmente richiesti per la formulazione della diagnosi sono l’ecografia scrotale e il dosaggio di alcuni marcatori (marker) tumorali; solitamente si richiede il dosaggio dell’alfafetoproteina (AFP), della beta gonadotropina corionica umana (ß-HCG) e del lattato deidrogenasi (LDH).
Si deve rilevare però che i marker tumorali possono dare informazioni fuorvianti, non sono rari infatti i casi in cui il range di tale marker rientra nella normalità pur con la presenza accertata di un tumore al testicolo.
Se non vi è certezza diagnostica, ma solo il sospetto, è assolutamente sconsigliata la biopsia testicolare attraverso la cute scrotale; quando vi sia dubbio diagnostico, il testicolo dovrà essere esplorato chirurgicamente dopo esteriorizzazione dalla sede scrotale; dopo l’esecuzione di un esame istologico intraoperatorio al criocongelatore (su biopsia a cuneo), nel caso il responso sia negativo, si procederà al riposizionamento del testicolo altrimenti si dovrà procedere con la rimozione totale (orchiectomia). Il motivo per cui non si deve effettuare una biopsia attraverso lo scroto è dovuto al fatto che, nel caso di presenza di cellule tumorali, esiste il rischio di una diffusione di queste ultime attraverso i vasi linfatici.
Dopo l’eventuale asportazione del testicolo si dovranno effettuare la valutazione sull’estensione locale della neoplasia e altri accertamenti volti a verificare un’eventuale metastasizzazione, in primis una TAC torace-addome con mezzo di contrasto; si deve infatti considerare che le cellule tumorali del testicolo sono caratterizzate da una crescita piuttosto rapida e ciò, com’è facilmente intuibile, rappresenta un notevole rischio di precoce disseminazione secondaria per via ematica o per via linfatica. Le principali sedi di metastasi nel caso di tumore al testicolo sono, in ordine di frequenza, i polmoni, il fegato e l’encefalo; più rara e tardiva la diffusione di metastasi alle ossa.
Tumore al testicolo – Cura
La prognosi del tumore al testicolo è generalmente favorevole, circa il 90-95% delle neoplasie del testicolo vengono trattate con successo.
Le modalità di cura standard del tumore al testicolo sono la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia; la scelta dell’approccio terapeutico è funzione della tipologia e della stadiazione della neoplasia.
Chirurgia – La rimozione del testicolo per via chirurgica (orchiectomia radicale) viene eseguita allo scopo di ottenere sia una formulazione diagnostica corretta sia il livello di stadiazione della neoplasia. Molto spesso, anche se la rimozione del tumore risulta obiettivamente totale, si preferisce ricorrere, nella fase postoperatoria a un trattamento adiuvante (radioterapia e o chemioterapia) allo scopo di incrementare le probabilità di guarigione.
Radioterapia – La radioterapia viene utilizzata sia per ridurre le dimensioni della massa tumorale sia, come accennato in precedenza, per aumentare le probabilità di guarigione dopo l’effettuazione di un intervento di tipo chirurgico.
A seconda del tipo e della stadiazione della neoplasia si potrà optare per la radioterapia interna (intracavitaria) o per quella esterna.
Chemioterapia – Viene generalmente usata a scopo adiuvante. I farmaci più utilizzati nella cura del tumore al testicolo sono la bleomicina, la ciclofosfamide, il cisplatino, l’etoposide, l’ifosfamide e l’etoposide. La chemioterapia viene somministrata o per via endovenosa o per via intramuscolare o per via orale.
Attualmente lo schema chemioterapico ritenuto più efficace è il cosiddetto PEB (cisplatino, etoposide, bleomicina).

Il tumore al testicolo è la forma di cancro più comune negli uomini di età compresa tra 15 e 35 anni.
Tumore al testicolo – Prevenzione
Non sono previsti programmi di screening preventivi per il tumore al testicolo.
Molto importante è il ricorso all’autopalpazione del testicolo, una manovra che andrebbe effettuata mensilmente ponendo attenzione a eventuali modifiche anatomiche o della forma della sacca scrotale. La situazione ideale è quella dopo un bagno caldo, quando la borsa scrotale è rilassata.
L’autopalpazione del testicolo si esegue facendo ruotare quest’ultimo fra pollice e indice indagando sull’eventuale presenza di noduli che, se rilevati, devono consigliare un’immediata visita medica.
L’autopalpazione periodica dei testicoli è una pratica che dovrebbe essere incoraggiata fin dall’adolescenza.
È molto importante inoltre che tutti coloro che sono stati colpiti da tumore al testicolo eseguano periodici controlli per il resto della loro vita dato il rischio di recidiva nell’altro testicolo.
* I testicoli (anche gonadi maschili o didimi) sono due e sono contenuti in una sacca fibromuscolare detta scroto (anche borsa scrotale o sacca scrotale) sospesa esternamente sotto la sinfisi pubica; la loro funzione principale è quella di produrre gli spermatozoi e gli ormoni androgeni come, per esempio, il testosterone.
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