Il tumore al polmone è la neoplasia più comune al mondo. Nel continente europeo è, tra gli uomini, il tipo di tumore più comune (si registrano più di 300.000 casi all’anno), mentre tra le donne è il quarto tipo di tumore più frequente, preceduto da tumore al seno, tumore al colon-retto e tumore allo stomaco.
Nel nostro Paese si ammalano di tumore al polmone circa 38.000 persone all’anno (circa 29.000 uomini e 9.000 donne; attualmente però questa patologia è in calo nella popolazione maschile e in aumento in quella femminile). Il tumore al polmone è una neoplasia con una sopravvivenza piuttosto bassa; in Europa è di circa il 10-15% entro i 5 anni senza significative differenze fra i due sessi. La sopravvivenza relativa al tumore al polmone è decisamente dipendente dall’età del soggetto al momento della diagnosi (è maggiore nei giovani rispetto agli anziani).
Tumore al polmone: cause e fattori di rischio
Com’è certamente noto, il più importante fattore di rischio per lo sviluppo di un tumore al polmone è rappresentato dal fumo di sigaretta (sia attivo che passivo); esiste infatti un comprovato rapporto dose-effetto tra l’abitudine al fumo e l’insorgenza del tumore al polmone; ciò sta a significare che più si è fumato (o più fumo si è respirato), maggiori sono le probabilità di contrarre questa neoplasia; il fumo di sigaretta, infatti, contiene diverse sostanze che agiscono direttamente (ovvero provocano lesioni immediate) oppure indirettamente (ovvero sono causa di lente modificazioni con il passare del tempo) sui bronchi.
Numerosi studi mostrano che le sostanze cancerogene contenute nel fumo di sigaretta inducono specifiche alterazioni molecolari nei geni p53 e FHIT; ciò comporta una perdita delle loro funzioni che, nel tempo, promuove lo sviluppo di un tumore al polmone. Si ritiene che il fumo di sigaretta sia responsabile di circa l’85-90% dei nuovi casi di tumore al polmone.
Molti studi mostrano come la cessazione del vizio del fumo rappresenti la misura preventiva maggiormente importante nei confronti della neoplasia in questione. Per una persona che fuma, le probabilità di ammalarsi di tumore al polmone sono decisamente superiori (circa 14 volte) rispetto a quelle di un non fumatore. Nelle persone che fumano più di 20 sigarette al giorno, le probabilità salgano fino a essere superiori di circa 23 volte; chi fuma 5 sigarette al giorno ha un rischio di circa 3 volte superiore. Quanto prima una persona inizia a fumare, maggiore sarà il rischio di sviluppare un tumore al polmone (senza considerare altre patologie polmonari, quali, per esempio, l’enfisema polmonare). Viceversa, quanto prima si smette il vizio del fumo (come smettere), tanto minori saranno le probabilità di contrarre il tumore al polmone.
Dopo aver cessato di fumare, la funzionalità respiratoria migliora nel giro di breve tempo e il rischio cardiovascolare acquisito si annulla nel giro di un paio d’anni; occorre però molto tempo perché negli ex fumatori si annulli l’aumentato rischio; infatti, solo dopo che sono trascorsi 10-15 anni dal momento della cessazione, il rischio di ammalarsi di tumore al polmone ritorna a essere il medesimo di quello di un non fumatore; va però detto che, pur avendo un periodo di riduzione piuttosto lungo, il rischio oncologico inizia a ridursi, seppur gradatamente, subito dopo la cessazione del vizio del fumo.
Altri fattori di rischio per lo sviluppo di un tumore al polmone sono rappresentati dall’esposizione professionale a cancerogeni chimici quali asbesto (amianto), radon, idrocarburi policiclici, cromo, nichel, composti dell’arsenico organico ecc.
Il rischio di contrarre un tumore al polmone aumenta in modo proporzionale fra coloro che fumano e che, contestualmente, sono esposti professionalmente a cancerogeni chimici.
Il tasso di incidenza del tumore al polmone risulta più elevato nelle città rispetto a quanto si registra negli ambienti rurali; ciò farebbe ritenere che l’inquinamento dell’aria, generalmente maggiore nelle città, rappresenti un importante fattore di rischio per lo sviluppo di un tumore polmonare.
Tumore al polmone: le tipologie
Quasi tutti i carcinomi polmonari (>95%) sono riconducibili a quattro istotipi principali:
- carcinoma squamoso
- adenocarcinoma
- carcinoma a grandi cellule
- carcinoma a piccole cellule.
Essenzialmente si possono suddividere i tumori al polmone in due grandi categorie: tumori non a piccole cellule e tumori a piccole cellule (microcitomi). Per quanto riguarda la frequenza dei tumori non a piccole cellule (NSCLC, non-small cell lung cancer), si hanno circa le seguenti percentuali: 50% adenocarcinomi, 25% carcinomi squamosi, 10% carcinomi a grandi cellule e 10% altri istotipi (sarcomatoidi, ghiandole salivari e carcinomi neuroendocrini) e 5% tumori non altrimenti specificati. La frequenza di vari istotipi ha variazioni geografiche; nel corso degli ultimi vent’anni, però, si è osservato, soprattutto nei soggetti di sesso femminile, un notevole incremento dell’adenocarcinoma, mentre si è registrata una riduzione del carcinoma squamoso. La distinzione delle varie tipologie di tumore al polmone non ha scopi meramente accademici; essa, infatti, risulta fondamentale per la scelta dell’approccio terapeutico.
Tumore al polmone: segni e sintomi
Il tumore al polmone è una patologia piuttosto subdola che in molti casi non dà alcun segno di sé finché non si trova a uno stadio piuttosto avanzato. I segni e i sintomi del tumore al polmone sono piuttosto numerosi; fra questi si ricordano:
- tosse cronica che ha la tendenza a diventare piuttosto insistente oppure che modifica le proprie caratteristiche (durata, intensità, consistenza dell’espettorato)
- dispnea (anche quando si effettuano sforzi di intensità non particolarmente elevata)
- perdita dell’appetito
- calo ponderale
- dolore toracico
- emoftoe (presenza di sangue nell’espettorato)
- emottisi (emissione di sangue dalla bocca).
La sintomatologia tende comunque a variare a seconda della tipologia di tumore e in base alla sede in cui si sviluppa. Nelle forme tumorali con sviluppo extrabronchiale può non esserci comparsa di sintomi; quando il tumore invade la parete toracica può causare dolori costali e versamenti pleurici.
La crescita del tumore nel mediastino (l’area del torace compresa fra polmoni e cuore) può originare un ampio gruppo di sintomi noti come “sindrome mediastinica”: singhiozzo e paralisi del diaframma (per il coinvolgimento del nervo frenico), disfonia o afonia (coinvolgimento del nervo laringeo ricorrente), disfagia (coinvolgimento dell’esofago), aritmia (coinvolgimento del pericardio).
Nel caso di propagazione verso le catene nervose all’apice della spalla si può produrre la sindrome di Bernard-Horner (miosi, ptosi palpebrale, esoftalmo, per la lesione delle fibre nervose simpatiche). In caso di ostruzione vascolare intratoracica può generarsi la sindrome della vena cava. Inoltre, ci può anche essere il coinvolgimento del sistema linfatico polmonare. Il microcitoma può dare origine a una serie di sindromi paraneoplastiche, di tipo endocrino-dismetabolico, scheletrico, neurologico, vascolare, cutaneo ecc.

In Italia nel 2020 ci sono state 40.800 nuove diagnosi di tumore al polmone, pari al 14.1% di tutte le diagnosi di tumore. I più colpiti sono gli uomini.
Diagnosi e trattamento del tumore al polmone
Gli esami principali per la diagnosi e la stadiazione del tumore al polmone sono la TAC toracica (nel caso sia presente una lesione polmonare sospetta è necessario eseguire anche una TAC all’addome superiore al fine di escludere metastasi epatiche o ai surreni), la broncoscopia e la PET. Questi accertamenti diagnostici, insieme alle prove di funzionalità respiratoria, consentono di mettere a punto la migliore strategia terapeutica aiutando a capire se il tumore può essere asportabile e se il soggetto può essere sottoposto a chirurgia.
La chirurgia, quando la malattia si trova nei suoi stadi iniziali, rappresenta attualmente la principale arma terapeutica; di norma si procede con l’asportazione della porzione di polmone colpita dalla neoplasia e dei linfonodi vicini. Anche nel caso in cui siano presenti singole metastasi, la chirurgia può avere un ruolo curativo; nei soggetti nei quali la malattia ha raggiunto uno stadio avanzato e non può più essere guarita, la chirurgia può avere un ruolo palliativo contribuendo a migliorare il livello qualitativo della vita del soggetto.
Nel caso in cui la patologia non possa essere affrontata chirurgicamente, le terapie mediche e la radioterapia possono rappresentare una valida alternativa.
La radioterapia può essere utilizzata da sola oppure può essere combinata con la chemioterapia e/o la chirurgia. La combinazione di chirurgia, chemioterapia e radioterapia costituisce l’approccio ottimale per il trattamento delle patologie localizzate al torace, ma con estensione ai linfonodi mediastinici o agli organi toracici (grossi vasi del mediastino).
Se il tumore si è esteso oltre il torace, la strategia ottimale, nella stragrande maggioranza dei casi, è rappresentata da chemioterapia o da terapie biologiche (di norma si tratta di farmaci assunti per via orale).
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