La tubercolosi (anche tisi o TBC) è una patologia infettiva causata dal Mycobacterium tuberculosis (noto anche come bacillo di Koch*). Esistono altri micobatteri che possono provocare la patologia (Mycobacterium bovis, Mycobacterium africanum, Mycobacterium canetti e il Mycobacterium microti), ma tali evenienze sono decisamente meno comuni.
Generalmente la patologia colpisce i polmoni, ma anche altri organi possono essere interessati dalla malattia (apparato circolatorio, apparato, genito-urinario, articolazioni, cute, ossa, sistema linfatico, sistema nervoso centrale, intestino ecc.).
Stime relativamente recenti ci dicono che circa un terzo della popolazione mondiale è affetta da tubercolosi (Africa e Asia sono i Paesi più colpiti) e che, per quanto la patologia sia curabile, ogni anno essa causa la morte di circa due milioni di persone in tutto il mondo. A partire dal 2007, il tasso di incidenza della malattia ha finito per stabilizzarsi, ma la diffusione della tubercolosi non ha subito ancora una significativa diminuzione. Il problema è poi aggravato dalle forme batteriche farmaco-resistenti e, globalmente parlando, la tubercolosi è una delle principali cause di morte nel mondo.
Non sempre la malattia si sviluppa completamente, sono infatti molto comuni le cosiddette infezioni asintomatiche latenti.
Sintomi e segni di tubercolosi
Nella sua fase precoce, la tubercolosi è generalmente asintomatica; nelle fasi più avanzate invece la patologia inizia a manifestarsi con una sintomatologia variegata: il soggetto accusa aumento della temperatura corporea, brividi, sudorazione notturna, tendenza all’affaticamento, perdita di peso, pallore e perdita dell’appetito. In caso di tubercolosi polmonare possono inoltre verificarsi dolori toracici, tosse ed emottisi.
Dai polmoni il processo infettivo può diffondersi anche ad altri organi provocando altre tipologie di tubercolosi. Una forma di tubercolosi particolarmente insidiosa è la tubercolosi miliare (così chiamata perché è caratterizzata da lesioni che ricordano appunto un grano di miglio), una forma che può verificarsi, in un periodo successivo, in coloro che sono stati colpiti da infezione tubercolare primaria.
Ovviamente la sintomatologia varia anche a seconda dell’organo che viene colpito e in base alla reazione del sistema immunitario. Può esserci per esempio anemia normocitica e normocromica in quei soggetti in cui la patologia ha infettato i reni dal momento che può verificarsi un deficit di produzione di eritropoietina. Se l’infezione è carico dell’intestino si possono avere sintomi quali la stipsi, reflusso gastroesofageo, stenosi intestinale ecc., sintomi che talvolta possono far pensare ad altre patologie quali il morbo di Crohn o il morbo celiaco. In caso di tubercolosi esofagea il sintomo più evidente è una dolorosa disfagia.
Contagio e incubazione
La stragrande maggioranza dei soggetti infettati dal Mycobacterium tuberculosis sviluppa un’infezione tubercolare asintomatica, nota anche come infezione tubercolare latente (LTBI, latent tuberculosis infection). La possibilità che tale infezione diventi attiva è di circa il 10%.
La trasmissione della malattia (contagio) può essere causata solo da soggetti in cui la malattia è attiva; la tubercolosi polmonare può trasmettersi per via aerea dalle goccioline espulse da persone malate che tossiscono o starnutiscono o comunque, parlando, espellono goccioline di saliva. La tubercolosi renale può essere trasmessa attraverso le urine.
La possibilità che la malattia sia trasmessa è legata a diversi fattori (quantità di particelle infette che vengono trasmesse dal soggetto infetto, durata di esposizione al contagio, virulenza del ceppo infettivo). Se la malattia viene trattata e non siamo di fronte a una forma farmaco-resistente, la contagiosità della persona cessa dopo due settimane. In caso di infezione, devono trascorrere dalle tre alle quattro settimane prima che la malattia sia trasmissibile.
L’infezione può giungere anche dall’ingestione di carne o latte bovini se il bestiame di provenienza è infetto (il micobatterio responsabile è in questo caso il Mycobacterium bovis).
Il periodo di incubazione (tempo intercorso tra infezione e primi segni di malattia) varia da 8 settimane a tutta la vita. Nei primi due anni dall’infezione si ha la massima probabilità di progressione verso la malattia, la metà di tutti i casi di malattia si ha entro cinque anni dall’infezione.

La tubercolosi polmonare è causata dall’infezione del batterio Mycobacterium tuberculosis; in Italia l’incidenza della tubercolosi è di circa 6,5 casi per 100.000 abitanti
Diagnosi di tubercolosi
Non è sempre semplice diagnosticare la malattia. Nel caso si sospetti che il paziente sia affetto da TBC si deve procedere immediatamente con una valutazione globale delle sue condizioni di salute. Più precocemente si interviene, maggiori sono le possibilità di guarigione e di prevenzione del contagio. Nel nostro Paese è obbligatorio notificare la patologia al Servizio Sanitario Nazionale.
Lo strumento diagnostico utilizzato più comunemente è un test cutaneo (test cutaneo alla tubercolina).
La conferma dei sospetti può essere ottenuta attraverso degli esami ematochimici.
Se tali test risultano positivi, si dovranno effettuare altri esami allo scopo di verificare se lo stadio della malattia è attivo oppure no e la resistenza batterica ai farmaci antibiotici.
Un esame utilizzato comunemente è la radiografia del torace che può essere sostituita da una TAC.
La conferma definitiva di malattia può essere però solamente ottenuta se è provata la presenza dell’agente patogeno nell’escreato. In alcuni casi può essere necessario ricorrere alla broncoscopia (una tecnica diagnostica che permette la visualizzazione delle vie aeree superiori).
In caso di positività dell’esame radiografico, si procede con l’esame dell’escreato; ottenuta la conferma della presenza della malattia si procederà con l’invio del campione in questione per esami colturali e successivo antibiogramma allo scopo di valutare la sensibilità ai vari farmaci antibiotici; questa valutazione riveste una notevole importanza per scelta della terapia farmacologica appropriata. Il problema principale di tale procedura è il tempo occorrente per concluderla (possono essere necessarie dalle quattro alle otto settimane).
Un test particolarmente interessante è la cosiddetta diagnosi molecolare (PCR), un test rapido e alquanto sensibile che consente di rilevare quantità anche minime di DNA batterico.
Se si è ottenuta la certezza della diagnosi, si dovrà procedere con il ricovero ospedaliero del soggetto che sarà isolato e sottoposto a trattamento farmacologico. L’isolamento viene sospeso quando non si riscontrano più batteri nell’escreato, ma la terapia deve ovviamente essere proseguita secondo quelle che sono le linee guida previste internazionalmente. Solo quando tre campioni di catarro prelevati in giornate successive risulteranno negativi si potrà essere riammessi socialmente e/o scolasticamente.
Come si cura la tubercolosi
La cura si basa sull’utilizzo di farmaci antibiotici. I principi attivi più utilizzati sono l’isoniazide e la rifampicina. Diversamente da quanto accade in altre infezioni di tipo batterico, la terapia antibiotica in caso di tubercolosi dura per un notevole periodo di tempo (si va dai 6 ai 12 mesi). Se la patologia è allo stato di latenza si usa generalmente un solo farmaco antibiotico, mentre nel caso di tubercolosi in forma attiva, allo scopo di evitare la resistenza agli antibiotici, si utilizza una combinazione di farmaci.
La cura non è scevra da pesanti effetti collaterali soprattutto a livello epatico.
Seri problemi a livello di trattamento possono verificarsi nel caso di tubercolosi resistente ai farmaci. Si deve distinguere fra resistenza primaria e resistenza secondaria (o acquisita). Si parla di resistenza primaria quando un soggetto è infettato da un ceppo tubercolare resistente, mentre si parla di resistenza acquisita quando la resistenza si sviluppa, durante il periodo di trattamento, in un soggetto affetto da “normale” tubercolosi.
La resistenza acquisita può essere dovuta a trattamento non adeguato, utilizzo di farmaci qualitativamente scarsi o incuria nel seguire le cure prescritte. Quando la tubercolosi è resistente ai due farmaci citati poco prima, si parla di tubercolosi multi-resistente (anche MDR-TB); se invece la resistenza riguarda, oltre a essi, anche altri farmaci, la patologia viene definita come tubercolosi estensivamente resistente ai farmaci (XDR-TB).
Prevenzione della tubercolosi
Da sempre la prevenzione della TBC si basa su misure di tipo igienico-sanitario e su regimi dietetici equilibrati; la diffusione della patologia è conseguentemente diminuita nei Paesi più ricchi ed evoluti, ma è tuttora un enorme problema nelle nazioni più povere e arretrate culturalmente.
L’arma migliore nella prevenzione della malattia sono la sua identificazione e il trattamento precoce di coloro che vengono a contatto con un soggetto infetto; queste sono le prime barriere alla diffusione della patologia.
Esistono diverse modalità di vaccinazione che, pur valide a livello pediatrico, non sono particolarmente efficaci nei soggetti adulti. Uno strumento ritenuto di notevole importanza è la cosiddetta chemioprofilassi, ovvero la somministrazione di farmaci antitubercolari nelle situazioni considerate a rischio.
Ovviamente una parte importante nella prevenzione di questa temibile patologia la svolgono un’efficace educazione sanitaria e la rimozione delle condizioni che rendono i soggetti più a rischio di contrarre la malattia (situazioni di emarginazione sociale, scarse condizioni igieniche ecc.).
* Ogni anno, il 24 marzo, viene celebrata la Giornata mondiale contro la tubercolosi. La data ricorda il giorno in cui, nell’anno 1882, Robert Koch scoprì l’agente patogeno responsabile della patologia, il Mycobacterium tuberculosis.
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