Il Trichomonas vaginalis è un protozoo che appartiene all’ordine Trichomonadida e alla classe dei flagellati, organismi caratterizzati dalla presenza di appendici cellulari lunghe e sottile dette flagelli. È stato descritto per la prima volta nel 1836 da un microbiologo francese, Alfred François Donné.
A differenza di altri Trichomonas quali, per esempio, il Trichomonas tenax e il Trichomonas hominis, scarsamente patogeni per il genere umano, il Trichomonas vaginalis è un patogeno franco per l’uomo; le condizioni ideali per la sua profiferazione un pH tra 4,7 e 7,5, umidità e temperatura di 37 °C; al di fuori dell’organismo umano non è particolarmente resistente se le condizioni ambientali non sono favorevoli.
La presenza del Trichomonas vaginalis nell’organismo umano provoca la cosiddetta tricomoniasi, un processo infettivo estremamente contagioso che può colpire sia uomini che donne interessando nei primi la prostata (raramente) e l’uretra (più frequentemente) e nelle seconde uretra, vagina, cervice, ghiandole parauretrali e, anche se meno frequentemente, le vie urinarie.
La tricomoniasi è una delle malattie sessualmente trasmissibili di più comune riscontro (stime recenti parlano di circa 180 milioni di nuovi casi all’anno).
La trasmissione dell’organismo patogeno è generalmente causata da contatti di natura sessuale, ma il contagio può avvenire anche indirettamente, attraverso l’utilizzo di indumenti od oggetti contaminati; queste ultime evenienze sono però molto meno comuni. Anche i neonati possono venire colpiti da tricomoniasi nel caso in cui il canale del parto sia infetto.
Il problema interessa maggiormente i soggetti di sesso femminile in un range di età che va dai 16 ai 45 anni; le infezioni nel periodo post-menopausa sono decisamente meno comuni, mentre i soggetti maschi tendono a essere portatori asintomatici. Si ipotizza che la maggiore frequenza dell’infezione da Trichomonas nei soggetti di sesso femminile sia legata sia a una maggiore esposizione ai fattori di rischio sia alla presenza, nell’epitelio della vagina, di glucosio, sostanza che costituisce un substrato necessario alla proliferazione del Trichomonas vaginalis.
È corretto precisare che un soggetto infettato da Trichomonas vaginalis non è necessariamente malato; infatti, come nel caso di altre patologie a trasmissione sessuale, l’agente infettante necessita di tutto un insieme di condizioni favorevoli per poter sviluppare la sua azione patogena; se queste vengono a mancare, l’agente patogeno non è in grado di replicarsi.
Sintomi e segni di infezione da Trichomonas
La sintomatologia della tricomoniasi è alquanto variegata e può essere decisamente fastidiosa; è però corretto precisare che in alcuni casi l’infezione da Trichomonas è totalmente asintomatica.
Classicamente, dal punto di vista clinico, si distinguono tre tipologie di infezione da Trichomonas:
- infezione asintomatica
- infezione acuta
- infezione cronico-recedivante.

Spesso l’infezione da Trichomonas è asintomatica e può essere rilevata durante gli esami di routine della visita ginecologia.
Le infezioni asintomatiche da Trichomonas vaginalis costituiscono circa il 15-50% dei casi; generalmente se ne viene a conoscenza in modo causale dopo l’effettuazione di esami clinici effettuati per altre ragioni. L’infezione può restare allo stato latente per lunghi periodi di tempo, addirittura anni, senza che il soggetto infetto riporti alcun tipo di disturbo.
I casi di infezione acuta sono quelli di più comune riscontro, rappresentando circa il 50-70% dei casi.
I segni e i sintomi più evidenti dell’infezione acuta da Trichomonas sono secrezioni vaginali biancastre in notevole quantità (leucorrea), prurito particolarmente intenso, flogosi vulvo-vaginale che porta a dispareunia (termine medico con il quale si indica il dolore durante i rapporti sessuali) che con il passare del tempo ha la tendenza ad aggravarsi rendendo di fatto impossibile avere rapporti intimi. Il pH vaginale si attesta generalmente su valori che vanno da 5 a 6,5. I problemi di tipo minzionatorio sono rari.
Le infezioni cronico-recidivanti sono generalmente caratterizzate da una sintomatologia più lieve e il pH vaginale può rientrare nel range di normalità; in certi casi il quadro clinico può essere molto simile a quello delle infezioni acute oppure, al contrario, essere quasi del tutto negativo. In molti casi si riscontrano sovrainfezioni di tipo batterico.
L’infezione cronico-recidivante può presentarsi sotto due forme: esogena o endogena. La prima è solitamente attribuibile alla mancanza di trattamento del partner sessuale, mentre della seconda è generalmente responsabile un inadeguato trattamento precedente. In caso di tricomoniasi particolarmente resistente è necessario prendere in considerazione la presenza di ceppi del protozoo in questione che mostrano resistenza ai trattamenti routinari (tricomoniasi refrattaria).
Diagnosi
In caso di sospetta tricomoniasi sono necessari in primis un’accurata anamnesi e un esame di tipo obiettivo. Come detto in precedenza, la presenza di leucorrea, il sintomo più comune della tricomoniasi, può facilitare il compito dello specialista che, al fine di escludere altre malattie sessualmente trasmissibili, dovrà prendere in considerazione colore, odore e pH delle perdite vaginali. La colposcopia può rivelare eritema.
Al momento della visita è necessario il prelievo di alcune gocce secrete a livello cervicale da osservare microscopicamente; l’esame microscopico è di grande aiuto nell’identificare i protozoi in questione. Anche il pap-test può aiutare lo specialista a effettuare la diagnosi, anche se il gold standard per la diagnosi di tricomoniasi è rappresentato dall’esame colturale la cui sensibiiltà è notevolmente alta (90-95%) e la specificità è assoluta (100%); non sempre però è disponibile a livello ambulatoriale e questo ritarda i tempi diagnostici; è un esame che viene raccomandato soprattutto nella diagnostica relativa ai soggetti di sesso maschile e in quelle donne in cui la diagnosi si rivela particolarmente ostica. L’esame colturale viene anche utilizzato per la scelta dei farmaci più idonei al trattamento.
Più raramente, per la diagnosi di infezione da Trichomonas, si ricorre a indagini di tipo sierologico.
Il Trichomonas nell’uomo
Nell’uomo la maggior parte delle infezioni sono asintomatiche e autolimitanti; l’agente patogeno può causare uretriti e prostatiti, i cui sintomi principali sono piccole perdite e dolore nell’urinare. Per la diagnosi nell’uomo si ricorre a un campione uretrale.
Cura delle infezioni da Trichomonas
La cura della tricomoniasi è di tipo farmacologico. Allo stato attuale i farmaci d’elezione per la terapia di questa patologia sono i nitroimidazoli, farmaci di sintesi attivi particolarmente su Trichomonas e amebe. I nitroimidazoli hanno mostrato notevole utilità sia nella remissione dell’eventuale sintomatologia sia nella guarigione completa dalla malattia.
È opportuno ricordare che le recidive della patologia in questione sono causate sia da un trattamento inadeguato sia dal mancato trattamento del partner sessuale che dovrebbe essere trattato a prescindere dalla mancanza di manifestazioni cliniche.
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