La tonsillite è un processo infiammatorio, acuto o cronico, a carico delle tonsille palatine. Le tonsilliti acute vengono anche dette angine tonsillari.
Si tratta di una patologia che interessa in particolar modo i bambini e che può trasmettersi abbastanza velocemente in ambienti quali gli asili e le scuole soprattutto in caso di forme virali; dopo i 12 anni di età il suo riscontro è poco frequente, ma comunque possibile.
Le tonsille palatine
Prima di addentrarci nel dettaglio della patologia in questione è utile un breve cenno agli organi che ne sono interessati.
Le tonsille palatine (spesso, più semplicemente, solo tonsille) sono organi pari e simmetrici lunghi circa 2,5-3,5 cm e larghi 2; talvolta lvengono anche indicate con il termine “amigdale” in riferimento alla loro caratteristica forma a mandorla (dal greco amygdále, mandorla).
Hanno la struttura di un ammasso di follicoli linfatici, legati da un tessuto e dalla mucosa esterna. Quest’ultima non è liscia, ma presenta dei solchi (cripte tonsillari).
Essendo molto esposte a virus e batteri che entrano nella bocca durante la respirazione, le tonsille sono facilmente oggetto di infiammazioni e per questo motivo sono considerate un meccanismo di riparo da patologie più importanti, in particolar modo a carico della faringe.
Tonsillite acuta e tonsillite cronica
In genere la tonsillite è un fatto acuto (tonsillite acuta). Come nel caso di molte altre forme infiammatorie, è preferibile non trascurare le tonsilliti in quanto il fenomeno può diventare cronico (tonsillite cronica), con episodi acuti che si ripetono nel tempo, o diffondersi ad altri organi interni. Le complicazioni più gravi sono a carico dei reni e inoltre possono insorgere reumatismi di tipo articolare o cardiaco.
Tonsillite virale e tonsillite batterica
La grande maggioranza dei casi di tonsillite ha origine virale. Fra i virus maggiormente coinvolti nella genesi della malattia vi sono Adenovirus, Rhinovirus, Epstein-Barr virus, Coxsackievirus, Enterovirus, HIV ecc.
Più rari sono i casi di tonsillite batterica. Per quanto riguarda i batteri, invece, quelli che vengono più frequentemente riscontrati in caso di tonsillite sono gli streptococchi; lo Streptococco β emolitico di gruppo A viene rilevato soprattutto nelle tonsilliti dei bambini, mentre nel caso di adulti si riscontrano più frequentemente streptococchi non A (in particolar modo B e C).
Altri batteri che vengono talvolta rilevati in caso di tonsillite, per quanto meno frequentemente, sono Haemophilus influentiae, Staphylococcus aureus, Streptococcus pneumoniae, Mycoplasma pneumoniae e Chlamydia.
Segni e sintomi
I segni e i sintomi sono alquanto variegati; fra i più caratteristici vi sono dolore faringeo, tonsille rigonfie, arrossate ed edematose e che in alcuni casi possono essere ricoperte da essudato biancastro.
Molto frequentemente si apprezzano l’ingrossamento dei linfonodi del collo e delle ghiandole salivari a causa dell’estensione del processo infiammatorio.
Altri sintomi che vengono riferiti sono sensazione di malessere generale, difficoltà o dolore nella deglutizione, mal di testa, febbre e brividi, abbassamento della voce e, nei bambini, anche mal di pancia.
Diagnosi
In sé non difficile diagnosticare la presenza di tonsillite, meno semplice è però distinguere fra forma virale e batterica per quanto la prima tipologia si verifichi molto più frequentemente.
In genere, le infiammazioni delle tonsille di origine virale si manifestano inizialmente con mal di gola, leggero arrossamento delle tonsille e febbre sotto i 39 °C; se l’agente eziologico è il Coxsackievirus, sulle tonsille si formano delle piccole vescicole che hanno la tendenza a rompersi lasciando il posto a piccole lesioni superficiali. Le forme virali sono più frequenti nel corso del periodo estivo.
La tonsillite di origine batterica è invece caratterizzata da pus sulle tonsille e nella gola, rigonfiamento dei linfonodi sottomandibolari e febbre >39°. Le forme batteriche si manifestano più comunemente nel periodo tardo inverno-inizio primavera.
Il sospetto di tonsillite da streptococchi deve essere posto nel caso in cui i sintomi insorgano molto bruscamente e si registrino anche dolore nel deglutire che si irradia fino all’orecchio, linfonodi del collo ingrossati e assenza di congestione nasale.
Una delle modalità per facilitare la diagnosi da streptococchi è quella del punteggio di McIsaac; si basa sulla presenza o no di determinati sintomi (temperatura corporea uguale o superiore ai 38 °C, assenza di tosse, adenopatia dolente laterocervicale anteriore, tumefazione o essudato tonsillare, età fra i 3 e 14 anni); viene assegnato un punto per ogni risposta positiva relativa a tali sintomi; se la somma dei punti va da 0 a 1, è poco probabile che il soggetto sia affetto da tonsillite da streptococchi, mentre in caso di punteggio alto (4 o 5) è verosimile che si tratti proprio di questa forma di tonsillite. In ogni caso, sebbene d’aiuto, il solo utilizzo del punteggio di McIsaac non è sufficiente a porre una diagnosi certa. Soltanto la coltura oro-faringea (tampone) permette di identificare l’agente, virus o batterio che sia, responsabile dell’infezione e somministrare la cura adeguata.

Il tampone faringeo è un test diagnostico di facile esecuzione che ha lo scopo di individuare l’eventuale presenza di microrganismi nell’essudato e che il medico richiede generalmente, ma non soltanto, quando sospetta che una faringite, una tonsillite o una faringo-tonsillite non siano di origine virale, bensì di origine batterica.
Cura della tonsillite
Il trattamento terapeutico varia, ovviamente, in base all’agente eziologico. È, infatti, perfettamente inutile (se non addirittura dannoso e sicuramente antieconomico) somministrare antibiotici nel caso in cui la tonsillite sia di origine virale. Nel caso, invece, che siano i batteri i responsabili della patologia, molto spesso si ricorre all’amoxicillina.
Una volta identificato l’agente virale o batterico, sarà comunque il medico a consigliere il farmaco che più ritiene opportuno.
Oltre ai trattamenti antivirale o antibatterico, generalmente si somministrano farmaci ad azione antinfiammatoria quali, per esempio, l’ibuprofene o il paracetamolo, allo scopo di alleviare i sintomi quali il malessere generale, i dolori e la febbre.
Tra i farmaci utilizzati per curare le tonsilliti si usano preferibilmente antiinfiammatori
L’aspirina, invece, non è usata molto spesso nel trattamento delle tonsilliti in quanto la maggior parte dei casi sono relativi a bambini di età inferiore ai 12 anni e a questi ultimi, com’è noto, non è possibile somministrare acido acetilsalicilico: esiste, infatti, un legame tra la somministrazione di questo farmaco e l’insorgenza della sindrome di Reye (una grave patologia caratterizzata da encefalopatia e infiltrazione grassa del fegato) in bambini di età inferiore ai 12 anni.
Altre raccomandazioni tipiche sono il riposo e l’assunzione di liquidi, preferibilmente caldi (brodo, latte, tè ecc.). Va chiaramente evitata l’esposizione al fumo di sigaretta, che sia passivo o attivo (in quest’ultimo caso ovviamente il problema riguarda le forme contratte da una persona adulta).
Un ultimo cenno va alla chirurgia. Anni addietro, la rimozione delle tonsille per via chirurgica (tonsillectomia) era, di fatto, la terapia standard, ma adesso la frequenza di tali interventi chirurgici si è notevolmente ridotta. Secondo i protocolli internazionali più moderni la tonsillectomia è giustificata nel caso in cui il bambino soffra di 10 episodi di tonsillite in un anno (oppure di 5 episodi di tonsillite per due anni consecutivi o, ancora, di 3 episodi per tre anni consecutivi) oppure se l’ipertrofia tonsillare determina problemi di una certa gravità quali le apnee notturne. L’apnea notturna, infatti, non mina soltanto la qualità del sonno, ma può essere alla base di problemi cardiocircolatori legati all’aumento della pressione arteriosa polmonare provocata dalla maggiore pressione sul diaframma esercitata dal bambino nello “sforzo” di respirare.
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