La sindrome di Sjogren (la grafia corretta è Sjögren) è una malattia infiammatoria cronica che colpisce le ghiandole lacrimali e salivari e in generale tutte le ghiandole esocrine, determinando secchezza degli occhi e della bocca con le relative conseguenze (infatti è anche detta cheratocongiuntivite secca)
Sindrome di Sjögren – Sintomi
La sindrome di Sjögren è un’entità patologica a sé stante (primitiva) più o meno associata a sintomi sistemici oppure può essere di accompagnamento a una malattia autoimmune o del tessuto connettivo (come, per esempio, l’artrite reumatoide o il lupus eritematoso sistemico).
La sindrome di Sjögren colpisce prevalentemente le donne di 30 anni di età con un’importante predisposizione genetica. Il disturbo più grave causato dalla patologia è la secchezza delle fauci (xerostomia) con bruciore, difficoltà alla masticazione e deglutizione dei cibi solidi, ulcerazione e fessurazione della lingua, frequenti carie dentarie e candidosi orali.
A carico degli occhi si verifica una cheratocongiuntivite secca ove la riduzione della lacrimazione provoca bruciore, senso di sabbia negli occhi, fotofobia (senso di fastidio provocato dalla luce) e dolore.
Frequenti anche secchezza vaginale, fenomeno di Raynaud, disfonia, otite media ricorrente, epistassi (sangue dal naso) e sinovite, qualche caso di infiltrazione linfocitaria a livello di reni, polmoni, e linfonodi.
Circa il 40% di soggetti affetti da sindrome di Sjögren primitiva presenta lesioni multifocali con emianopsia e oftalmoplegia.

Nel 90% dei casi la sindrome di Sjögren colpisce i soggetti di sesso femminile.
Diagnosi e terapia
La metodica diagnostica più attendibile è la biopsia delle ghiandole salivari minori che dimostrano l’infiltrato linfocitario.
La terapia orale deve essere diretta al mantenimento della più scrupolosa igiene, con controllo dentario frequente e utilizzo di aerosol di saliva artificiale.
Per la secchezza oculare sono utili lacrime artificiali per alleviare i sintomi.
Se nel corso della malattia diviene evidente il coinvolgimento degli altri organi è necessario l’uso del cortisone e, nei casi più gravi, può essere indicato anche l’uso di immunosoppressori (farmaci che inibiscono la risposta immunitaria) e di, in ultima istanza, ciclosporina (un farmaco che spesso viene impiegato per prevenire le reazioni di rigetto da trapianto d’organo).
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