La sindrome di Munchausen (in tedesco c’è la dieresi: Münchausen) è una patologia con cui il soggetto attira l’attenzione su di sé simulando malattie o traumi psicologici. Spesso il paziente ha ricoveri ricorrenti e improbabili storie drammatiche di sue esperienze vissute.
Il nome deriva dal barone di Munchausen, un personaggio che soleva intrattenere i suoi ospiti con racconti sulle sue avventure durante la guerra russo-turca. Nel 1785 lo scrittore Rudolf Erich Raspe pubblicò Le avventure del barone di Münchausen, in cui esagerava molte storie fantastiche e impossibili, creando così un esempio letterario di esagerato bugiardo.
Nel febbraio 1951 Richard Asher pubblicò su The Lancet un articolo in cui descriveva un modello di autolesionismo, in cui i pazienti inventavano storie, segni e sintomi di malattia.
Originariamente, la locuzione sindrome di Munchausen era usata per tutti i disordini fittizi. Attualmente la diagnosi di sindrome di Munchausen è riservata alla forma più grave, in cui la simulazione della malattia è l’attività centrale della vita della persona affetta.
Secondo un documento della Cleveland Clinic, circa l’1% delle persone ricoverate in ospedale soffre della sindrome di Munchausen in forma più o meno grave e 1 caso di abuso su minore su 2.500 sarebbe da attribuire alla sindrome di Munchausen per procura.

Il nome della sindrome di Munchausen deriva dal barone di Munchausen, un personaggio che soleva intrattenere i suoi ospiti con racconti sulle sue avventure durante la guerra russo-turca.
Sintomi della sindrome di Munchausen
Il soggetto esagera o crea sintomi di una malattia per ottenere l’esame, la cura, l’attenzione, la comprensione e/o il conforto del personale medico. Alcuni pazienti hanno un’ottima cultura medica e riproducono sintomi che comportano analisi mediche lunghe e costose, soggiorni ospedalieri prolungati e operazioni non necessarie.
Il ruolo di “paziente” è rassicurante e riempie un bisogno psicologico di attenzione. Questo disturbo è distinto dall’ipocondria in quanto nell’ipocondria il paziente non produce intenzionalmente i sintomi somatici. Si deve rilevare che la sindrome di Munchausen non ha scopi materialistici come il guadagno di denaro, l’assenza dal lavoro o l’accesso a farmaci.
Cause e diagnosi della sindrome di Munchausen
La causa della sindrome di Munchausen non è nota e ogni ipotesi (traumi infantili, assenza dei genitori, mancata realizzazione di sé ecc.) non ha conferme significative.
La diagnosi è molto difficile. In genere, segue la mancanza di rilievi oggettivi in tutti gli esami fisici, esami di laboratorio e per immagini (TAC, risonanza magnetica ecc.). Gli esami tendono a lavorare per arrivare a escludere tutte le patologie attualmente conosciute che hanno sintomi simili a quelli dichiarati dal paziente.
A questo punto il soggetto è affidato a psicologi e psichiatri che valutano la storia della persona, pur rimanendo consapevoli che possa comunque trattarsi di una patologia che l’attuale scienza medica non è in grado di rivelare (e quindi nemmeno di curare).
A livello psichiatrico, vengono valutati i modi e i tempi delle richieste di ricoveri ospedalieri, di farmaci antidolorifici, la richiesta di interventi chirurgici ecc. Va da sé che con queste premesse la diagnosi resta sempre probabilistica. Può diventare certezza solo con la scoperta di atteggiamenti oggettivi come l’infliggere danni a sé stessi, l’assunzione di sostanze per provocare danni al proprio organismo, l’alterazione dei campioni di laboratorio.
La sindrome di Munchausen può avere conseguenze gravissime che vanno da gravi problemi di salute, gravi lesioni, perdita di arti o organi e persino la morte.
Cura della sindrome di Munchausen
Poiché nella maggioranza dei casi la diagnosi resta incerta, i medici possono prendere in considerazione l’opportunità di lavorare con specialisti della salute mentale per migliorare l’umore o il disordine sottostante (depressione, ansia ecc.) e per evitare il controtransfert (la reazione inconscia dello psicanalista al transfert del paziente).
La prognosi dipende dal disordine sottostante; è migliore nei casi di depressione o di ansia e peggiore nei casi di disturbi borderline di personalità, molto più stabili nel tempo.
La sindrome di Munchausen per procura
La sindrome di Munchausen per procura (detta anche sindrome di Polle, Polle era il figlio del barone di Munchausen, morto infante in misteriose circostanze) comporta che il disturbo fittizio imposto non a sé stessi, ma a un’altra persona, tipicamente un bambino, per ottenere attenzione o comprensione per l’aggressore. Caso classico quello del genitore (o del tutore) che crea sintomi per la vittima (il figlio) al fine di ottenere attenzione su di sé.
A volte, la sindrome parte da una reale malattia del bambino che provoca quelle attenzioni per il genitore che però terminano quando il bambino guarisce.
Poiché la sindrome di Munchausen per procura può provocare gravi danni al minore, nella comunità pediatrica c’è chi vorrebbe rinominarla come “abuso medico” per rendere più difficile la difesa del genitore/tutore utilizzando una richiesta di infermità mentale.
Il primo a introdurre la locuzione di sindrome di Munchausen per procura fu il pediatra inglese Roy Meadow, in una pubblicazione del 1977.
La più grande serie televisiva americana Law and order (20 stagioni) ha portato sullo schermo alcuni esempi di sindrome di Munchausen per procura (nel 1994 e nel 2018 con lo spin off SVU), ispirandosi a fatti realmente accaduti.
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