La sindrome di Cushing è un complesso di anomalie cliniche causate da un’esposizione cronica a eccessivi livelli di cortisolo (o di corticosteroidi correlati a questo ormone) nel circolo ematico.
Non si deve confondere la sindrome di Cushing con la malattia di Cushing (patologia nota anche come morbo di Cushing, una terminologia impropria che sta lentamente cadendo in disuso); la sindrome di Cushing, infatti, è una sindrome clinica che può riconoscere molteplici cause, mentre la malattia di Cushing è una ben definita patologia (adenoma ipofisario ACTH-secernente) che è appunto una delle tante cause della sindrome.
La sindrome di Cushing deve il suo nome al chirurgo statunitense Harvey Williams Cushing, colui che viene unanimemente considerato il padre della neurochirurgia.
Le varie forme della malattia
Classicamente si distinguono forme endogene e forme esogene della sindrome di Cushing; quelle endogene sono poco comuni (3-6 casi per milione di abitanti), insorgono lentamente e la loro diagnosi è tutt’altro che facile; sono più frequenti nel sesso femminile (rapporto 8:1), fatta eccezione per la forma da secrezione atopica di ACTH da neoplasia polmonare (rapporto 1:1). All’interno delle forme endogene si distinguono due varianti: sindrome di Cushing ACTH dipendente (circa l’80% dei casi) e sindrome di Cushing ACTH indipendente (20% dei casi circa). La stragrande maggioranza dei casi di Cushing endogeno ACTH dipendente è legato alla presenza di un adenoma ipofisario, mentre negli altri casi il problema è legato a tumori non interessanti l’ipofisi (spesso si tratta di neoplasie polmonari); per quanto riguarda le forme ACTH indipendenti, spesso il quadro clinico in questione è legato a un adenoma surrenale (60% dei casi circa), mentre nei casi restanti la sindrome di Cushing è dovuta alla presenza di un carcinoma a carico del surrene.
Più frequenti sono invece le forme esogene essenzialmente riconducibili a fattori iatrogeni (sindrome di Cushing da farmaci o Cushing iatrogeno), ovvero legate alla somministrazione cronica, per ragioni terapeutiche, di cortisonici (prednisone, prednisolone, betametasone ecc.).
Aspetti fisiopatologici
L’ipofisi (anche ghiandola pituitaria) è una ghiandola endocrina che secerne vari ormoni (prolattina, GH, ACTH, LH, FSH e TSH); l’ACTH (ormone adrenocorticotropo), uno di questi ormoni, ha come bersaglio principale la zona corticale del surrene ove stimola la produzione degli ormoni glicocorticoidi (fra cui il cortisolo); la presenza di tumori ipofisari, che generalmente sono di natura benigna, può causare un incremento della produzione di ACTH; questa iperproduzione ha come conseguenze principali un’iperattività della corteccia surrenale e un’eccessiva produzione di ormoni glicocorticoidi.
Non solo le neoplasie benigne o maligne che interessano l’ipofisi sono alla base di un anomalo incremento della produzione di glicocorticoidi, esistono infatti altre patologie che possono determinare un’iperproduzione di tali ormoni come, per esempio, le neoplasie che interessano la corteccia surrenale, i tumori del pancreas, i tumori tiroidei ecc. Come già accennato nel paragrafo precedente, il problema può essere anche legato al prolungarsi di terapie a base di steroidi. Esistono due forme di Cushing iatrogeno: ACTH indipendente (da terapia con cortisonici) e ACTH dipendente (da terapia con ACTH); quest’ultima forma è piuttosto rara.
Sindrome di Cushing – Sintomi e segni
I segni e i sintomi della sindrome di Cushing sono estremamente vari; fra i riscontri più comuni si registrano rapido aumento ponderale con obesità centripeta in particolare a livello di tronco (gobba di bufalo) e volto (faccia a luna piena), ipertensione arteriosa, perdita della memoria a breve termine, irsutismo (nei soggetti di sesso femminile), rossore in volto, astenia, difficoltà a mantenere la concentrazione e, nelle donne, irregolarità del ciclo mestruale.
Meno comuni, ma comunque possibili, segni e sintomi quali insonnia, calvizie (nei soggetti di sesso maschile), gonfiore ai piedi e alle mani, diabete mellito di tipo 2, fragilità ossea, depressione, fragilità cutanea e facilità alle ecchimosi, tendenza a contrarre infezioni, allungamento del tempo di cicatrizzazione, calo della libido, frigidità, impotenza ecc.
Sindrome di Cushing – Diagnosi
In ogni persona è presente una produzione di ormone adrenocorticotropo che segue ritmi circadiani; in condizioni di normalità si registra una cortisolemia massima nelle ore del mattino con progressiva riduzione fino alle ore serali, dopodiché si registra un nuovo rialzo.
Nelle forme più severe della sindrome di Cushing, la cortisolemia è costantemente elevata; ne consegue un incremento dell’eliminazione di ACTH e derivati con le urine, aumento che può essere facilmente rilevato con un esame delle urine delle 24 ore. Altri esami importanti ai fini diagnostici sono quelli ematici eseguiti più volte nel corso della giornata.
Un altro test che viene eseguito quando in un soggetto si riscontrano valori ematici di cortisolo al mattino superiori alla norma o in caso di mancata conservazione del ritmo circadiano di escrezione del cortisolo nelle 24 ore è il cosiddetto test di soppressione con desametazone; esistono due modalità di esecuzione: test a basse dosi e test ad alte dosi.
I test di soppressione non sono tanto importanti per la diagnosi in sé quanto per risalire al tipo di patologia che causa la sindrome.
A seconda dei casi sono utilizzati altri strumenti diagnostici quali ecografia, TAC, RMN e PET.

Fra i molti sintomi della sindrome di Cushing vi è anche la pressione alta (ipertensione arteriosa).
Sindrome di Cushing – Cura
La cura della sindrome di Cushing è, com’è facilmente intuibile, legata all’identificazione della causa sottostante; in caso di Cushing iatrogeno, generalmente si opta per una progressiva diminuzione del dosaggio dei farmaci o per un’interruzione del trattamento a favore di altri tipi di terapia.
Nel caso che la sindrome di Cushing sia legata a una neoplasia, si può intervenire tramite chirurgia o tramite radioterapia.
Il trattamento chirurgico può consistere nella rimozione di uno o di entrambi i surreni (intervento di surrenectomia) oppure nella rimozione degli adenomi ipofisari o delle neoplasie che causano il problema.
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