La sindrome delle fascicolazioni benigne (SFB oppure BFS, acronimo dei termini inglesi Benign Fasciculation Syndrome) è un disturbo neurologico che si caratterizza per la presenza di lievi contrazioni (dette appunto fascicolazioni) che possono interessare un qualsiasi muscolo volontario, anche se si registra più comunemente a carico di braccia, gambe, piedi e palpebre; talvolta il problema può interessare anche la lingua.
Le contrazioni possono essere occasionali o insorgere con una certa frequenza; di norma, il muovere intenzionalmente il muscolo coinvolto interrompe in modo pressoché immediato le fascicolazioni muscolari, anche se queste poi possono insorgere nuovamente una volta che il muscolo torna alla condizione di riposo.
Sindrome delle fascicolazioni benigne: segni e sintomi
La manifestazione principale della sindrome delle fascicolazioni benigne sono appunto le contrazioni muscolari involontarie (focali o diffuse) che possono verificarsi in qualsiasi momento.
Altri segni e sintomi della sindrome possono essere:
- blefarospasmo (spasmo oculare)
- crampi muscolari
- parestesie
- tremori
- prurito
- ansia (che può anche essere un fattore scatenante)
- dolore muscolare
- nodo alla gola
- affaticamento
- spasmi mioclonici
- iperreflessia
- rigidità muscolare
In alcuni casi le fascicolazioni possono essere avvertite prima in una determinata parte del corpo e poi in un’altra (per esempio, potrebbero prima essere avvertite in una gamba e poi in un braccio). I segni e i sintomi della sindrome delle fascicolazioni benigne si manifestano classicamente quando il muscolo interessato si trova in condizioni di riposo.
Sindrome delle fascicolazioni benigne: cause
A tutt’oggi le cause della sindrome delle fascicolazioni benigne sono sconosciute; non è chiaro se le sue cause coinvolgano i muscoli, il motoneurone, zone dell’encefalo o la giunzione neuromuscolare.
Fra le molte ipotesi fatte si ricordano la carenza di potassio, la carenza di magnesio, la carenza di calcio, bassi livelli di glicemia (ipoglicemia), la celiachia ecc.
Sul banco degli imputati vi sono anche alcuni tipi di infezione; alcuni agenti infettivi, infatti, sono frequentemente coinvolti in reazioni autoimmunitarie con disturbi del movimento; si pensi, per esempio, alla corea di Sydenham.
Secondo studi recenti c’è una forte associazione fra le fascicolazioni diffuse, anche con presenza di parestesie, con la neuropatia periferica a piccole fibre, una patologia non facile da diagnosticare perché nella gran parte dei casi i risultati dell’elettromiografia e dell’analisi della conduzione nervosa risultano nella norma.
Altri autori ipotizzano che la sindrome delle fascicolazioni benigne sia legata ad un’assunzione eccessiva di sostanze stimolanti (per esempio, caffeina o anfetamine), a un’eccessiva assunzione di zuccheri, all’assunzione eccessiva di acido fosforico (presente in molte bibite), stati ansiosi, infiammazione neurogenica, insonnia ecc.
Diagnosi
Alla diagnosi di sindrome delle fascicolazioni benigne la cui diagnosi si arriva per esclusione: se dai vari test richiesti dal medico o dallo specialista neurologo non emergono indicazioni che facciano sospettare una delle cause più gravi di fascicolazioni muscolari, si pone la diagnosi di SFB.
Un esame che può essere di notevole aiuto è l’elettromiografia (EMG) che, come accennato in precedenza, in caso di sindrome delle fascicolazioni benigne non mostrerà alterazioni; importanti sono anche i test fatti per verificare il controllo della forza muscolare; se non si notano particolari differenze globali della forza muscolare oppure diversità fra la forza della parte sinistra e quella della parte destra, è decisamente probabile che le fascicolazioni non siano causate da gravi patologie. In caso contrario, è consigliabile effettuare ulteriori controlli.
Terapia
In molti casi la sindrome delle fascicolazioni benigne tende a risolversi spontaneamente, anche se non sono escluse le possibilità di recidive. Al momento non esiste una vera e propria terapia codificata; in alcuni casi il medico prescrive beta-bloccanti o anticonvulsivanti.
Grande importanza viene data all’eliminazione, o comunque alla minimizzazione, di tutti quei fattori che potrebbero essere alla base del problema: ansia, stress, insonnia, abuso di caffeina o di altre sostanze stimolanti ecc.
Se gli esami clinici hanno messo in evidenza una carenza di minerali (per esempio, ipocalcemia, ipopotassiemia o ipomagnesiemia), il medico potrà prescrivere un’integrazione delle sostanze carenti.
Nel caso in cui le fascicolazioni siano associate a dolore muscolare, il medico potrebbe consigliare l’assunzione di farmaci antidolorifici (paracetamolo o ibuprofene, per esempio).
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