La sindrome del colon irritabile è una patologia funzionale gastro-intestinale, cioè una malattia che altera le funzioni dell’apparato digerente, in particolare del colon, senza che si possa individuare una lesione anatomica. Essa colpisce una percentuale di soggetti che va dal 10 al 20% della popolazione; sia per quanto riguarda i Paesi europei, sia per quanto concerne gli USA. I dati relativi alla prevalenza mostrano che questa è relativamente bassa nei Paesi dell’Europa del Nord (si va dal 5 al 15% circa), mentre è più alta negli altri Paesi del vecchio continente dove il picco riguarda proprio il nostro Paese (30% circa). Nei Paesi asiatici e in quelli africani si registra una prevalenza minore della patologia; non sono stati però definiti con chiarezza i ruoli che possono avere le questioni sanitarie, culturali e sociali.
La sindrome del colon irritabile (IBS – irritable bowel syndrome) è nota anche con le locuzioni di “colite nervosa” (una delle cause è lo stress) o di “colite spastica”.
Il picco della prevalenza della sindrome del colon irritabile è relativo alla fascia di età che va dai 20 ai 30 anni. I soggetti maggiormente interessati dal problema sono quelli di sesso femminile (rapporto femmine/maschi 2:1); un’eccezione è rappresentata dal subcontinente indiano; in quest’area infatti, sono soprattutto gli uomini a essere colpiti dalla patologia in questione (70-80% di casi).
La ricorrenza dei sintomi e dei segni nel breve periodo (da alcune settimane a qualche mese) è più frequente, mentre, nel lungo termine (anni), la patologia si caratterizza per la sua tendenza a presentare periodi di remissione e periodi di riacutizzazione. Pur trattandosi, come già accennato, di una patologia non particolarmente grave, i costi socio-sanitari della colite spastica sono decisamente considerevoli.
Le cause della sindrome del colon irritabile
Le cause della colite spastica non sono ancora del tutto note. Poiché si tratta di una patologia dell’apparato digerente, molti ritengono che sia collegata solamente a problemi alimentari. In realtà non è affatto così (una cattiva alimentazione al più aggrava il quadro clinico), anzi, il più delle volte questa patologia è legata a stress psichici e/o (più raramente) fisici.
Le ipotesi sui fattori eziologici alla base della sindrome del colon irritabile sono veramente numerose; diversi autori ritengono che alla base della patologia vi siano più fattori concorrenti, fra i quali la predisposizione genetica e precedenti episodi di infezioni da Campylobacter e Shigella.
Tra le cause di insorgenza o di aggravamento della colite spastica possiamo inserire un regime alimentare scorretto (scarsa idratazione e scarsa assunzione di fibre), le mestruazioni (l’intestino presenta una certa sensibilità legata alle modificazioni ormonali indotte dal ciclo mestruale), le alterazioni della flora batterica e le infestazioni da parassiti.
Alcuni autori ritengono che alcuni soggetti potrebbero reagire in modo anomalo all’assunzione di determinati cibi e ciò favorirebbe l’irritazione del colon.
A prescindere dai vari fattori scatenanti, è convinzione di molti autori che il profilo psicologico del soggetto abbia un ruolo determinante nella patogenesi della colite spastica, una connessione che sembra essere confermata dalla presenza di fasi di remissione e fasi di riacutizzazione, fasi queste ultime che nella gran parte dei casi sono preceduti da una situazione di stress psicofisico. Peraltro bisogna notare come i dolori e i fastidi che il soggetto avverte in sede addominale, solitamente associati a diarrea o a stitichezza, finiscono essi stessi per essere causa di ansia e stress, stati emotivi che molto probabilità sostengono il circolo vizioso che sembra esserci alla base della patologia.
Sintomi e segni della sindrome del colon irritabile
I segni e sintomi che caratterizzano la colite spastica sono numerosi.
In primis vanno segnalate le alterazioni dell’alvo; in alcuni soggetti prevale la stipsi; le feci emesse sono dure e piuttosto sottili; la defecazione è spesso dolorosa e il problema non risponde in modo particolare alla terapia con farmaci a effetto lassativo. In altri soggetti è invece prevalente la diarrea; nella gran parte dei casi i soggetti riferiscono di emissione di feci molli in quantità ridotta; solitamente l’evacuazione è preceduta da una notevole urgenza defecatoria (in molti casi postprandiale) e da numerosi stimoli all’evacuazione.

La sintomatologia della sindrome del colon irritabile interesserebbe, secondo le ultime stime, il 15-20% degli abitanti dei Paesi industrializzati
Di comune riscontro in chi è colpito da colite è il dolore addominale; si tratta di un dolore diffuso, senza irradiazioni; nella gran parte dei casi è localizzato al basso ventre, nel quadrante addominale sinistro inferiore (più raramente il dolore si manifesta nel quadrante superiore, sempre a sinistra; in altri casi il soggetto lamenta dolore toracico). Talvolta il soggetto riferisce di episodi in cui il dolore è acutissimo e che va a sovrapporsi a un dolore più sordo e costante già presente. La crisi dolorosa può acuirsi una volta terminato il pasto principale. Con l’evacuazione (che in alcuni casi è difficoltosa o non completa e talvolta associata alla presenza di muco) e con l’espulsione dei gas intestinali il dolore tende a ridursi, ma non a scomparire del tutto.
Altri sintomi e segni riscontrabili nei soggetti affetti da sindrome del colon irritabile sono alitosi soggettiva (il cattivo odore dell’alito è percepito dal soggetto, ma non dagli altri), dispepsia, difficoltà nella deglutizione, nausea, sazietà precoce, borborigmi (suoni causati dal passaggio di gas nell’intestino), dolori anali e perineali ecc.
Più rari altri sintomi come vomito, dispareunia, calo della libido, minzione frequente e urgenza minzionale.
Un cenno in più lo meritano la frequenza delle evacuazioni e la consistenza del materiale fecale in quanto, in base a essi si è soliti fare una distinzione in sottotipi della sindrome in questione.
Si hanno pertanto forme di colite spastica associate a stitichezza e altre a diarrea; altre forme sono dette di tipo misto (in questi casi si hanno evacuazioni di feci secche e molli nell’arco di uno o pochi giorni); vi sono poi forme di tipo alterno che sono caratterizzate da un’alternanza fra stipsi e diarrea, alternanza che può perdurare per settimane o addirittura per mesi.
La forma di colite spastica più frequente è comunque quella associata a stipsi.
La diagnosi
Non è per niente semplice diagnosticare con certezza la sindrome del colon irritabile perché i sintomi sopraesposti sono comuni a molte altre patologie (come per esempio l’intolleranza al lattosio, l’ulcera gastrica, la calcolosi biliare ecc.); la diagnosi certa si avrà quindi con l’esclusione della presenza di altre malattie.
Data una certa correlazione tra stress psichici e colite spastica, il medico dovrà indagare in prima istanza in questo senso (verificando cioè se vi siano situazioni di stress, ansia, nervosismo ecc.); non è infrequente che la certezza della diagnosi porti diversi soggetti a un miglioramento generale del quadro clinico; talvolta, infatti, i pazienti, a seguito della sintomatologia, pensano di essere affetti da patologie molto serie come, per esempio, i tumori del tratto gastrointestinale e l’essere rassicurati in tal senso porta molte volte a un alleviamento della sintomatologia.
Esiste anche la possibilità di confondere la sindrome del colon irritabile con la malattia celiaca ed è per questo che nei casi più problematici da curare è opportuno effettuare gli esami per l’individuazione di un’eventuale positività agli anticorpi anti-gliadina, anti-endomisio e anti-transglutaminasi.
Altri esami che possono venire richiesti in caso di sospetta colite spastica sono l’emocromo completo, la coprocoltura, la VES e la ricerca di parassiti fecali.
Se continuano a persistere dubbi il medico curante potrà richiedere al paziente di sottoporsi a colonscopia e/o a clisma opaco.
Cura della sindrome del colon irritabile
La colite spastica non richiede trattamenti curativi di tipo drastico (dove per drastico si intende o il ricovero in ospedale o il ricorso a operazioni chirurgiche).
Quando la diagnosi di colite spastica è certa si deve, per prima cosa, intervenire sullo stile di vita del paziente, sia a livello psicologico sia a livello nutrizionale.
Inizialmente, potrà essere d’aiuto anche un intervento farmacologico; fra i farmaci che possono essere prescritti in caso di colite vanno ricordati gli anticolinergici, gli antidiarroici, gli antibiotici, gli antidepressivi triciclici, i procinetici, i lassativi formanti massa, i lassativi osmotici, gli ammorbidenti fecali, gli agenti stimolanti, i farmaci attivi sul sistema neuromuscolare, gli antispastici e gli antimeteorici. Ovviamente l’intervento in questione dovrà però essere gestito, senza eccezione alcuna, dal medico curante al fine di evitare abusi di tipo farmacologico non infrequenti nei trattamenti “fai da te”.
Nelle forme di colite spastica caratterizzate da stitichezza potrà essere utile aumentare l’introito giornaliero di cibi ricchi di fibre; ovviamente, per quanto riguarda quest’ultimo punto, si deve porre una certa attenzione a livello quantitativo in quanto, come noto, un eccessivo consumo di questa tipologia di alimenti potrebbe essere causa di sintomi fastidiosi quali flatulenza e diarrea.
Utili consigli di tipo alimentare possono essere reperiti in un articolo a parte (Dieta per la colite spastica).
Colite spastica: il nostro consiglio
A prescindere da quanto indicato nel paragrafo precedente, quello che però teniamo a ribadire è che una cattiva alimentazione o determinati alimenti possono sì aggravare la colite spastica, ma non ne sono certamente la causa principale; il consiglio più sensato è quindi quello di
migliorare la propria vita dal punto di vista psicologico,
il fattore alimentare è di secondaria importanza, inoltre è importante notare che gli alimenti “negativi” non sono gli stessi per tutti i soggetti; il che comporta necessariamente un esame individuale della dieta proposta in quanto indicazioni generali spesso falliscono. Il paziente può cioè adottare una strategia simile a quella indicata per le intolleranze alimentari, escludendo e/o inserendo l’alimento incriminato e verificando la reazione personale. Un intervento di supporto che ci sentiamo di caldeggiare è il ricorso ai fermenti lattici con lo scopo di ripristinare al meglio la flora batterica.
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