La sesta malattia (così chiamata in quanto è stata la sesta malattia di tipo infettivo tipica dell’età infantile a essere descritta) è una patologia virale di tipo acuto causata generalmente dall’Herpes virus umano di tipo 6B (HHV-6B); in alcuni casi il virus responsabile della sesta malattia viene confuso con l’Herpes virus umano di tipo 7 (HHV-7) in quanto la sintomatologia è pressoché la medesima di quella determinata dall’HHV-6B; le infezioni sostenute dal virus HHV-6A non danno luogo ad alcuna sintomatologia.
La sesta malattia è anche nota come esantema critico, pseudorosolia, febbre esantematica dei tre giorni o anche febbre dei tre giorni. Più raramente viene indicata con la terminologia latina: exanthema subitum oppure roseola infantum.
La malattia colpisce generalmente i soggetti di età compresa fra i 6 mesi e i 2 anni, ma può manifestarsi anche negli adulti. In genere i bambini di età inferiori ai 6 mesi non contraggono la patologia; con ogni probabilità la ragione è da ricercarsi nella presenza di anticorpi specifici contro l’HHV-6 della madre nel siero dei lattanti.
La malattia è diffusa in tutto il mondo e la sua frequenza è particolarmente accentuata nei periodi autunnale e primaverile; è estremamente contagiosa e si trasmette generalmente per via rinofaringea in seguito agli starnuti o alla tosse del soggetto infetto.
La sesta malattia è una patologia esantematica (si ricorda che con esantema si intende un’eruzione cutanea di bolle, pustole o vescicole) come, per esempio, morbillo, rosolia e quinta malattia.
Non esistono, allo stato attuale, modi per prevenirne la diffusione; a differenza di altre patologie infettive, l’aver contratto la malattia non garantisce l’immunità per la vita; in letteratura infatti sono stati registrati casi di soggetti che hanno contratto la patologia più volte; la probabilità di contrarre la sesta malattia per una seconda volta è invero bassissima, ma non può essere considerata nulla.
Nel caso in cui la sesta malattia colpisca un adulto (caso raro, ma non impossibile), il decorso è solitamente più serio rispetto a quello relativo a un bambino. Gli adulti più a rischio sono i soggetti immunocompromessi (persone affette da AIDS, trapiantati ecc.).
Segni e sintomi di sesta malattia
I sintomi d’esordio della malattia sono solitamente molto blandi, tant’è che non sempre è facile diagnosticarne la presenza e ciò, ovviamente, fa sì che il trattamento della patologia, in diversi casi non sia particolarmente tempestivo. È pur vero che questa malattia infettiva, pur essendo fastidiosa, ha normalmente un decorso benigno nella stragrande maggioranza dei casi.
Nei casi in cui la sintomatologia è clinicamente manifesta si opera una distinzione in due periodi, quello pre-esantematico e quello esantematico. Il primo periodo dura solitamente 3 o 4 giorni ed è caratterizzato da febbre alta (39-41 °C), sensazione di malessere generale, arrossamento faringeo accompagnato da mal di gola, raffreddore, congiuntivite, irritabilità, ingrossamento dei linfonodi ecc. È in particolar modo durante la fase febbrile che la malattia è facilmente trasmissibile.
Dopo la scomparsa della febbre si entra nel periodo esantematico durante il quale si ha la comparsa di un esantema che interessa inizialmente tronco e collo per poi diffondersi al volto e alle estremità. L’esantema scompare nel giro di 48 ore senza dar luogo a desquamazione (come invece avviene nel caso della quarta malattia, nota anche con l’appellativo di scarlattinetta). Possono essere presenti in questa fase svariati altri sintomi quali nervosismo e irritabilità, raramente si registrano vomito e diarrea. Pochi giorni prima della guarigione si possono avere dolori muscolari e articolari.

La sesta malattia colpisce generalmente i soggetti di età compresa fra i 6 mesi e i 2 anni, ma può manifestarsi anche negli adulti.
Complicanze della sesta malattia
Le complicanze legate alla sesta malattia sono rare, ma nei soggetti predisposti la febbre particolarmente alta che caratterizza il periodo pre-esantematico può dar luogo a convulsioni febbrili. In letteratura sono presenti casi di meningo-encefalite ed epatite fulminante; inutile ricordare che tali eventi sono da considerarsi eccezionali; come già detto, infatti, nella stragrande maggioranza dei casi il decorso della sesta malattia non desta preoccupazioni.
Diagnosi
La diagnosi della sesta malattia si basa essenzialmente sull’osservazione clinica; non è una diagnosi particolarmente facile perché nella fase iniziale la sintomatologia potrebbe far pensare a una sindrome di tipo influenzale, mentre nel prosieguo i sintomi potrebbero far sospettare rosolia o morbillo o anche manifestazioni cutanee di natura allergica.
La certezza della diagnosi si potrebbe ottenere attraverso l’isolamento del virus responsabile nel sangue oppure nella saliva, ma, dati gli elevati costi dell’esame e l’evoluzione generalmente benigna della malattia, non si ricorre praticamente mai a queste metodiche diagnostiche fatti salvi veramente particolari.
Nella fase iniziale della sesta malattia, un esame del sangue rivelerebbe la presenza di leucocitosi (aumento dei livelli dei globuli bianchi nel sangue rispetto ai valori massimi del range di riferimento), questa poi evolve in leucopenia (condizione caratterizzata da un numero di globuli bianchi nel sangue inferiore alla norma). Nella fase finale della patologia è presente linfocitosi (numero di linfociti >4.000 per microlitro).
Tipica della sesta malattia, in particolar modo se il soggetto colpito è una persona adulta, una notevole riduzione delle difese immunitarie.
Terapia
La terapia della sesta malattia è sintomatica; i farmaci utilizzati sono generalmente gli antifebbrili quali il paracetamolo (Tachipirina) o l’ibuprofene (Brufen); l’aspirina non viene somministrata in quanto nei bambini di età inferiore ai 12 anni esiste un legame tra la somministrazione di acido acetilsalicilico e l’insorgenza di una patologia nota come sindrome di Reye (una grave forma di encefalopatia acuta).
I farmaci antibiotici non sono utilizzati in caso di sesta malattia in quanto la sua causa è un virus e non un batterio. Ovviamente la cosa cambia nel caso si verifichino sovrainfezioni batteriche. Quando la febbre è particolarmente alta si può ricorrere all’ausilio della crioterapia (da effettuarsi con impacchi di ghiaccio sulla fronte). Molto importante infine è reidratare il paziente incoraggiandolo ad assumere liquidi.
Nei casi complicati da attacchi epilettici il medico può ordinare la somministrazione di farmaci anticonvulsivanti-antiepilettici, come, per esempio, il diazepam (farmaco probabilmente più noto con il suo nome commerciale: Valium). L’indicazione dei dosaggi è di competenza del pediatra; in linea generale vengono consigliate 4 somministrazioni giornaliere di 2-10 g.
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