La sclerite è un processo infiammatorio piuttosto serio, a carattere distruttivo, che minaccia la visione e che interessa la sclera (una membrana opaca e fibrosa che riveste la maggior parte dell’occhio fatta eccezione per l’area anteriore, dove lascia il posto alla cornea) e l’episclera (il sottile strato di tessuto connettivale lasso sovrapposto alla sclera).
Si tratta di una patologia maggiormente diffusa nei soggetti femminili di età compresa fra i 30 e i 50 anni. Molti dei pazienti interessati da questa malattia sono anche affetti da patologie autoimmuni.
A seconda della localizzazione del processo infiammatorio si distinguono forme anteriori (98% circa dei casi) e posteriori (2% circa); quelle anteriori sono scleriti necrotizzanti, quindi di maggiore gravita soltanto nel 15% dei casi; nel restante 85% dei casi sono forme diffuse (40%) o forme nodulari (45%).
La durata del processo infiammatorio è variabile, può infatti durare da alcuni mesi ad alcuni anni; in genere il problema è monolaterale, ma non mancano casi di coinvolgimento bilaterale (che può essere contemporaneo o alternato).
Cause della sclerite
Circa il 50% dei casi di sclerite non hanno una causa identificabile (forme idiopatiche); i casi riconducibili a malattie infettive sono pochi (i microrganismi coinvolti possono essere batteri, funghi, parassiti, micobatteri, virus ecc.).
Rari, ma possibili, sono i casi di sclerite indotta da farmaci (forme iatrogene) e quelli di origine post-traumatica.
Molto spesso la patologia è associata, come già accennato in apertura, a patologie sistemiche del tessuto connettivo (connetivopatie) quali, per esempio, artrite reumatoide, arterite di Takayasu, arterite temporale di Horton, artrite psoriasica, granulomatosi di Wegener (più modernamente, granulomatosi con poliangioite), lupus eritematoso sistemico, policondrite ricorrente, spondilite anchilosante, sarcoidosi ecc.

Nella sclerite il coinvolgimento del bulbo oculare può essere parziale o totale
Segni e sintomi di sclerite
Vari sono i segni e sintomi associati alla presenza della patologia.
Sempre presente è il dolore, generalmente descritto come profondo e molto fastidioso; la sua intensità è tale da interferire con il sonno e l’appetito. Il dolore è generalmente più vivo nelle forme di sclerite necrotizzante, quelle di maggiore gravità.
Altre manifestazioni possibili sono la sensibilità alla luce (fotofobia), la lacrimazione eccessiva (epifora) e l’iperemia (aumento della quantità di sangue in un tessuto).
Possibili anche offuscamento visivo e riduzione del visus.
Il coinvolgimento del bulbo oculare può essere parziale o totale; può essere presente un nodulo iperemico edematoso (è il caso delle forme nodulari) o un’area avascolare (forme necrotizzanti).
I casi gravi di sclerite necrotizzante possono essere causa di perforazione del bulbo oculare e di perdita dell’occhio.
Diagnosi
I casi di sclerite anteriore (i più frequenti) vengono diagnosticati attraverso l’osservazione clinica e con l’esame alla lampada a fessura. La conferma diagnostica nel caso di una forma infettiva richiede l’esecuzione di uno striscio o, ma si tratta di evenienza rara, di una biopsia.
Per la diagnosi di una sclerite posteriore può essere necessario il ricorso a una tomografia computerizzata dell’orbita e del bulbo o a un’ecografia bulbare.
La diagnosi differenziale si pone con congiuntivite ed episclerite.
Fra gli esami di laboratorio che possono risultare di una certa utilità diagnostica vanno ricordati:
- fattore reumatoide
- VES
- anticorpi antinucleo.
Se si sospetta che la patologia sia associata a sarcoidosi, granulomatosi di Wegener o tubercolosi, è opportuna l’esecuzione di una radiografia toracica.
Terapia
La sclerite è una patologia che generalmente richiede terapie di una certa durata.
L’utilizzo di colliri a base di cortisonici e FANS non sono di particolare efficacia nel trattamento della sclerite, ma sono utili per trattare uveiti secondarie alla patologia.
Le forme lievi e quelle moderate possono essere trattate con farmaci antinfiammatori non steroidei per via orale (fra i principi attivi spesso utilizzati va ricordata l’indometacina).
I casi più gravi richiedono la somministrazione di cortisonici (prednisolone) per via orale; la durata del trattamento viene stabilita dallo specialista. La terapia cortisonica deve essere progressivamente scalata allorquando il quadro clinico è in remissione.
Le forme di sclerite associata a malattie autoimmuni possono trarre giovamento dal trattamento con farmaci immunosoppressori; questi, peraltro, possono risultare utili quando gli effetti collaterali legati ai trattamenti con cortisonici sono tali da destare una certa preoccupazione.
Il ricorso alla chirurgia (trapianto di sclera) può essere preso in considerazione qualora esista il rischio di una perforazione del bulbo oculare.
Nel caso di una forma di origine infettiva, la terapia consiste nella somministrazione dell’antimicrobico specifico per via sistemica, con o senza terapia topica, mentre la terapia steroidea e quella immunosoppressiva sono assolutamente controindicate.
Prognosi
Per quanto riguarda la prognosi, i dati presenti in letteratura mostrano che circa il 15% dei pazienti affetti da sclerite subisce una perdita significativa dell’acuità visiva nel giro di un anno; il 30% subisce la stessa sorte nel giro di tre anni.
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