La scarlattina (nota anche come seconda malattia) è una patologia a carattere infettivo causata da alcuni ceppi di Streptococcus pyogenes (streptococchi beta-emolitici di gruppo A che sono esotossine pirogene); sono tre i ceppi del batterio che possono causare la scarlattina (tossine A, B e C); è quindi possibile contrarre la malattia più volte, anche se l’esantema si manifesterà soltanto la prima volta.
Per amore di cronaca è doveroso riportare che i vari ceppi di Streptococcus pyogenes sono portatori di altre patologie infettive più o meno gravi (faringite, fascite necrotizzante, febbre reumatica, erisipela, impetigine ecc.).
La scarlattina è l’unica malattia esantematica causata da un’infezione batterica; tutte le altre patologie esantematiche (per esempio l’esantema critico, il morbillo, la parotite, la rosolia, la varicella ecc.) sono infatti causate da agenti virali.
La scarlattina nei bambini è una patologia non grave, ma è piuttosto contagiosa. I soggetti più colpiti sono generalmente i bambini dai 3 ai 10 anni di età, ma, anche se più raramente, la malattia può colpire adulti e lattanti (la rarità della patologia nei lattanti è dovuta alle immunoglobuline loro fornite attraverso il latte materno).
Secondo vari studi, circa il 20% dei bambini in età scolare contrae la malattia.
Scarlattina – Contagio e focolai di diffusione
Il contagio può avvenire tramite le goccioline di saliva che vengono espulse con la tosse oppure attraverso oggetti come bicchieri, posate, indumenti ecc. La contagiosità inizia da 24 a 48 ore prima della manifestazione dei sintomi e, nel caso non venga instaurata la terapia antibiotica, permane durante tutto l’arco della malattia; se invece si instaura una corretta terapia con antibiotici, il rischio di contagio viene azzerato nel giro di uno o due giorni.
Il picco di incidenza della malattia si registra nel tardo autunno-inizio inverno e nei mesi primaverili.
I focolai più idonei alla diffusione del batterio che provoca la scarlattina sono i luoghi pubblici come le scuole, le mense scolastiche, le palestre ecc.
Va precisato che non tutti i bambini sono sensibili allo stesso modo alle tossine del batterio tant’è che in un nucleo familiare venuto a contatto con il batterio responsabile della malattia, un bambino potrebbe manifestare l’esantema e l’altro no.
Prima dell’avvento delle terapie a base di antibiotici, il tasso di mortalità nei soggetti colpiti da scarlattina era rilevante (15-20%); a tutt’oggi tale tasso si è quasi totalmente azzerato.
Scarlattina: sintomi e segni – Incubazione
I sintomi della scarlattina sono diversi e, generalmente, il quadro clinico della malattia viene suddiviso in tre fasi distinte.
La prima fase è la cosiddetta fase di incubazione. L’esordio della malattia è generalmente improvviso; trascorse 48-72 ore dal momento del contagio, il soggetto colpito dalla scarlattina accusa una notevole varietà di sintomi e segni fra cui brividi, febbre elevata (39 -40 °C, dolori all’addome, cefalea, mal di gola e aumento della frequenza cardiaca.
Trascorsi altri due giorni si osservano tonsille gonfie e arrossate, si arrossa anche il palato che assume una colorazione tendente allo scarlatto; la lingua diventa biancastra ed è punteggiata da diverse macchie di colore rosso (si parla di lingua a fragola bianca). Le tonsille appaiono ipertrofiche e talvolta sono ricoperte dalla stessa patina biancastra che ricopre la lingua. La deglutizione risulta abbastanza fastidiosa e dolorosa.
Nei giorni successivi la patina biancastra inizia a desquamarsi e la lingua assume un colore rosso scarlatto con papille molto evidenti (lingua a fragola rossa; vedasi la foto sottostante). La febbre non accenna a diminuire, i linfonodi del collo appaiono gonfi e sono dolenti.
Scarlattina: seconda fase
Si arriva quindi alla seconda fase della patologia, la cosiddetta fase delle macchie. Questa fase è caratterizzata da un esantema ovvero un’eruzione cutanea costituita da piccoli punti di colore rosso, molto fitti e non eccessivamente rilevati; tali punti confluiscono in chiazze più estese interessanti inizialmente collo, inguine e ascelle e, in seguito, il resto del corpo. Il volto appare arrossato eccezion fatta per le zone del naso, del mento e della bocca che rimangono del loro colore naturale. Questa tipica distribuzione di colore viene anche definita maschera scarlattinosa di Filatov.
Un segno tipico della scarlattina è il cosiddetto segno della mano gialla: si appoggia la mano a piatto sull’addome e la si solleva in modo rapido, l’esantema scompare ed è visibile l’impronta della mano che assume un colore giallastro. Tale colore è espressione di una leggera sofferenza a livello epatico dalla quale deriva un lieve aumento della bilirubinemia.
Si entra poi nella fase di guarigione, l’esantema scompare in modo progressivo così come la febbre; la cute inizia a desquamarsi. La guarigione completa dalla scarlattina richiede circa due settimane di tempo.
Diagnosi di scarlattina
La diagnosi si basa essenzialmente sull’osservazione clinica, soprattutto nelle forme conclamate. Nelle forme più lievi di scarlattina potrebbe essere necessario il ricorso all’esame colturale del tampone faringeo.
Un altro test diagnostico che può essere utilizzato per determinare l’eventuale presenza di scarlattina è il test di Schultz-Charlton; in un’area colpita dall’esantema, si inietta una piccola quantità di siero prelevato da un soggetto ormai convalescente dalla scarlattina; se nel soggetto cui viene praticata l’iniezione, l’eruzione cutanea impallidisce e la pelle perde la sua scabrosità nel giro di 18-24 ore, la diagnosi di scarlattina è confermata.

La diagnosi di scarlattina può essere confermata dagli esami di alcuni parametri ematici
Alla diagnosi si può giungere anche tramite un prelievo di sangue; le analisi ematiche riveleranno notevole leucocitosi con neutrofilia (eccessivo aumento del numero dei neutrofili) o importante aumento degli eosinofili. L’infiammazione è caratterizzata da un notevole tasso di sedimentazione eritrocitaria e di PCR; un altro esame che può essere richiesto è il titolo antistreptolisinico (TAS o ASLO), ovvero cioè il dosaggio dell’antistreptolisina; quest’ultima è un anticorpo che l’organismo produce per contrastare la streptolisina, una proteina ad azione emolitica che viene prodotta dagli streptococchi; la presenza di questa proteina indica una reazione di difesa dell’organismo e, conseguentemente, l’esistenza di un’infezione da streptococco.
Se nelle forme conclamate la diagnosi di scarlattina non presenta particolari difficoltà, nelle forme più lievi possono esservi problemi di diagnosi differenziale con i diversi esantemi scarlattinoformi che si verificano per diversi motivi (assunzione di determinati farmaci o infezioni virali).
Trattamento della scarlattina
La terapia per la scarlattina consiste nella somministrazione di farmaci antibiotici per circa 8-10 giorni. I farmaci antibiotici di prima scelta sono le penicilline (spesso viene prescritta l’amoxicillina); nel caso in cui il soggetto colpito dalla scarlattina sia allergico a tale tipologia di farmaci si può ricorrere ai macrolidi (eritromicina o clindamicina), una categoria di antibiotici il cui spettro di azione è simile a quello delle penicilline. È consigliabile il riposo a letto, soprattutto fin quando il soggetto è febbricitante.
Prevenzione della scarlattina
Non esiste un vaccino contro la scarlattina ed è difficile, nei bambini che frequentano le scuole materne, elementari e medie, adottare misure idonee.
In famiglia, i genitori e gli altri eventuali figli, se non sono immuni alla malattia dovrebbero adottare misure precauzionali come quella di evitare il più possibile il contatto con gli indumenti e le posate utilizzate dal soggetto affetto dalla malattia; è opportuno quindi tenere posate e bicchieri separati da quelli di altri membri familiari e lavarli in modo accurato con acqua calda e sapone. È molto importante che anche il lavaggio frequente e accurato delle mani.
Se il medico lo ritiene opportuno, potrebbe prescrivere ai familiari del bambino malato, quale misura profilattica, l’assunzione di farmaci antibiotici per i primi tre giorni di terapia del bambino.
Quando la scarlattina colpisce un soggetto in età scolare, la riammissione all’interno dell’istituto scolastico può avvenire, in base alle attuali disposizioni legislative, dopo due giorni dall’inizio della terapia a base di antibiotici.
Prognosi
La prognosi è decisamente buona e, con un’adeguata terapia, le complicanze sono piuttosto scarse. In rari casi, se la terapia non è stata condotta in modo ottimale, si possono avere febbre reumatica, reumatismo articolare e glomerulonefrite acuta.
Scarlattina negli adulti
La scarlattina negli adulti non è un’evenienza particolarmente frequente, ma è comunque possibile. Sono diversi i fattori che possono favorirne l’insorgenza, oltre al contatto con un soggetto affetto dalla patologia, vanno ricordati lo stress, la concomitante presenza di una patologia cronica (per esempio, il diabete mellito), l’età avanzata, uno scarso riposo notturno ecc.
I sintomi e i segni della scarlattina negli adulti sono gli stessi che si registrano nei bambini; la terapia consiste nell’assunzione prolungata (una decina di giorni circa) di antibiotici, riposo, isolamento e cure sintomatiche (cioè che puntano ad alleviare i sintomi della malattia).
Se la terapia è corretta e precoce, il quadro clinico si risolve nel giro di 7-8 giorni.
Scarlattina in gravidanza
Se la scarlattina viene contratta in gravidanza non provoca malformazioni a danno del feto. Rari i casi in cui il contagio avviene al momento del parto in seguito al contatto con una colonizzazione batterica vaginale.
Se il pericolo di malformazioni fetali non esiste, c’è invece il rischio di un parto pre-termine nel caso che l’infezione colpisca anche il tratto vaginale.
È quindi opportuno, in linea generale, evitare, nei limiti del possibile, le esposizioni al contagio. Nel caso di contatto con pazienti affetti da scarlattina è opportuno informare il proprio ginecologo che potrebbe valutare l’opportunità di effettuare un tampone vaginale e/o prescrivere una copertura antibiotica.