La scabbia è una malattia infettiva altamente contagiosa e particolarmente fastidiosa che colpisce il tessuto cutaneo; è una delle tante tipologie di dermatosi parassitaria. Ne esistono forme diverse; la scabbia crostosa è quella maggiormente contagiosa.
La scabbia non è in sé una malattia pericolosa, ma sussiste il rischio di sovrainfezioni batteriche causate dalle lesioni che il soggetto si procura nel grattarsi dal momento che il prurito è uno dei sintomi principali della malattia.
La scabbia è causata da un acaro, non visibile a occhio nudo, il Sarcoptes scabiei hominis*, il maggiore responsabile è la femmina gravida che scava nello strato corneo dell’epidermide e lascia dietro di sé le uova; in effetti, nelle parti interessate dall’infestazione sono visibili delle protuberanze e delle vescicole causate dagli acari che vanno ad annidarsi nello strato superficiale della cute.
La scabbia è una malattia nota fin dai tempi più antichi; fino a trenta-quaranta anni orsono era abbastanza rara, ma attualmente si registrano sempre più casi; secondo l’Istituto Superiore della Sanità l’aumento del numero dei casi in Italia è dovuto in parte al fatto che sono aumentati in modo esponenziale i viaggi verso i Paesi dove la scabbia è maggiormente diffusa.
Se in passato la malattia era legata soprattutto a condizioni di povertà e mancanza di igiene, adesso colpisce soggetti che appartengono a tutti i ceti socioeconomici. Non risultano in letteratura particolari distinzioni di età o di sesso. Ovviamente, la scarsa igiene rimane un fattore che favorisce la diffusione della patologia, ma ve ne sono altri che non riguardano il livello igienico personale (viaggi frequenti, soggiorni in alberghi, degenze ospedaliere ecc.).
La patologia può manifestarsi in ogni periodo dell’anno, ma la frequenza risulta maggiore in inverno e in estate.
La malattia colpisce anche i cani (viene detta anche rogna sarcoptica o semplicemente rogna) e, seppure in misura minore, i gatti (vedasi Rogna nel gatto); in questi casi, però, il parassita responsabile è il Sarcoptes scabiei canis, diverso da quello che provoca l’insorgenza della malattia nell’essere umano.
La scabbia non è una malattia che va incontro a guarigione spontanea, però, fortunatamente, è facilmente curabile e in molti casi è sufficiente un’unica applicazione della terapia per guarire dall’infezione. A differenza di quanto si verifica con alcune malattie infettive, il contrarre questa parassitosi non conferisce immunità permanente e, conseguentemente, è possibile contrarla più volte nel corso dell’esistenza.
Cause
La scabbia è causata da un acaro; la femmina gravida, una volta penetrata nella cute, inizia a scavare, nello spessore dello strato corneo, dei cunicoli nei quali depone le uova. Questi cunicoli sono in rilievo e di colore grigio a causa delle feci del parassita che man mano vi si accumulano.
Dopo che la femmina ha depositato un massimo di 50 uova, muore. Trascorsi pochi giorni (in genere 3 o 4), le uova iniziano a schiudersi e da esse fuoriescono delle larve che successivamente subiscono delle metamorfosi. Le fasi che portano allo sviluppo del parassita maturo non avvengono nei cunicoli scavati in precedenza, ma sulla superficie cutanea del soggetto; è per questo motivo che la scabbia è particolarmente contagiosa; si deve infatti considerare che in un soggetto infestato è possibile rinvenire una decina di femmine, ma in caso di scabbia crostosa (talvolta detta norvegese o ipercheratosica) se ne possono avere addirittura diverse centinaia.
La forma crostosa viene più frequentemente riscontrata nei soggetti con severa immunodepressione oppure nelle persone anziane sottoposte a terapie non congrue protratte (di solito con pomate a base di cortisone).
Va ricordato che il tempo di sopravvivenza degli acari all’esterno dell’ospite umano non va oltre i tre giorni.
Contagio – Come si trasmette la scabbia?
La scabbia è una malattia estremamente contagiosa. Il contagio avviene in genere in ambito familiare; tra le persone adulte il contagio è causato da contatti intimi, prolungati, come può avvenire nei rapporti sessuali, o tra individui che vivono a stretto contatto come nelle scuole, nelle caserme, nei dormitori ecc.
Il rischio di trasmissione della patologia per mezzo di biancheria e asciugamani utilizzati da soggetti affetti dalla scabbia è abbastanza basso, ma tende ad aumentare nel caso in cui la persona sia affetta dalla forma crostosa che, come detto, è caratterizzata da un notevole numero di parassiti.
Il periodo di incubazione dura in media tre settimane, ma è molto più breve in caso di re-infestazione.
Scabbia – Sintomi
I sintomi che caratterizzano la scabbia sono essenzialmente due:
- prurito intenso
- lesioni cutanee (piccole protuberanze dolenti, vesciche o pustole che si rompono facilmente in seguito al grattamento).
Il sintomo principale è l’intenso prurito che si accentua durante la notte perché il calore del letto favorisce l’attività dei parassiti; ciò è spesso causa di un sonno disturbato. Allo stesso modo, il prurito può intensificarsi dopo un bagno caldo.
Inizialmente, il prurito è localizzato in prossimità degli spazi interdigitali della mano, nei polsi, intorno ai gomiti, nelle pieghe ascellari, attorno al capezzolo nelle donne e, negli uomini, sul pene e in seguito diviene generalizzato.
L’eruzione cutanea è caratterizzata clinicamente dai cunicoli che vengono scavati dall’acaro femmina appena al di sotto della superficie esterna della pelle per deporvi le uova e appaiono come piccoli rilievi di colore grigiastro lunghi da 3 a 15 millimetri.
Nella scabbia crostosa il quadro clinico può presentarsi inizialmente come scabbia classica oppure come un eczema cronico oppure può essere caratterizzato da ampie superficie ipercheratosiche ricoperte da croste multistratificate e ragadizzate. Il prurito può non essere presente.
Le complicazioni della forma classica di scabbia derivano soprattutto dal grattamento e dalle sovrainfezioni che possono sfociare nell’eczema e nell’impetigine.
La patologia può diventare una condizione cronica e nei casi di lunga durata si associa una sovrapposizione piogenica con follicoliti e foruncoli, impetigine accompagnata talora da linfoadenite e linfangite febbrile.
Nella scabbia crostosa le complicazioni possono essere più gravi (sovrainfezioni da streptococco beta-emolitico e glomerulonefrite).
Scabbia – Immagini
Scabbia – Terapia
La scabbia non è considerata una malattia particolarmente grave, ma non guarisce spontaneamente; è quindi necessario intraprendere un adeguato trattamento.
La terapia della scabbia è basata, oltre che su una accurata pulizia personale, degli abiti e della biancheria della casa, su prodotti per la cura locale; attualmente il farmaco considerato maggiormente efficace e meglio tollerato è la permetrina al 5% (per esempio, lo Scabiacid); alternative sono costituite da preparati a base di zolfo, pomata di Helmerich (un unguento a base di zolfo e potassio, uno dei rimedi più vecchi), benzoato di benzile e in caso di complicanze su pomate antibiotiche e cortisoniche.
In genere, allo scopo di alleviare il prurito, il medico associa al trattamento con gli acaricidi, un farmaco antistaminico o un cortisonico.
Al di là dei medicinali utilizzati è buona norma lavarsi prima di ogni applicazione e cambiare la biancheria intima e quella del letto dopo ogni applicazione.
Dal momento in cui viene iniziata la terapia per la scabbia sono generalmente necessarie 24-48 ore per la scomparsa del prurito anche se vi sono casi in cui il esso perdura per qualche settimana, ciò può essere provocato da fenomeni di tipo irritativo o, ma più raramente, può essere il segno di una recidiva della patologia. La contagiosità della scabbia diminuisce progressivamente durante la terapia. Se la terapia è efficace non si hanno nuove eruzioni cutanee o altri segni visibili trascorsi uno o due giorni.
Prevenzione
Nel caso di contatto con un soggetto colpito da scabbia è buona norma rivolgersi al medico che prescriverà un trattamento di tipo preventivo che comporterà la sostituzione della biancheria personale e quella del letto dopo ogni applicazione farmacologica.
La biancheria dovrebbe essere lavata in lavatrice a temperatura superiore ai 60 °C. La biancheria che non è possibile lavare ad alte temperature dovrà essere messa in un sacco impermeabile chiuso per almeno 48-72 ore; si ricorda infatti che l’acaro della scabbia, in quanto parassita umano obbligato, non può sopravvivere lontano dall’uomo per più di un certo periodo di tempo.
Riammissione in ambiente scolastico
Nel caso di bambini colpiti da scabbia, il rientro negli ambienti scolastici può avvenire dopo almeno 24 ore dall’inizio della terapia acaricida, previo accertamento da parte dell’ASL competente.
Il rientro a scuola può avvenire 24 ore dopo l’inizio della terapia specifica, dopo accertamento da parte della ASL dell’avvenuto inizio trattamento.
* Il Sarcoptes scabiei hominis, l’agente eziologico della scabbia, è un parassita umano obbligato ovvero il suo ospite naturale è l’uomo e, se lontano da esso, non è in grado di sopravvivere per più di un certo periodo di tempo (approssimativamente 36-48 ore).
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