La SARS è una forma di polmonite atipica; il termine “atipica” fa riferimento al fatto che i microrganismi patogeni coinvolti nell’insorgenza della malattia sono diversi da quelli che tipicamente sono alla base della polmonite tipica (i patogeni più frequentemente coinvolti nelle forme tipiche di polmonite sono lo Streptococcus pneumoniae, Haemophilus influenzae e Chlamydophila pneumoniae).
SARS sta per Severe Acute Respiratory Syndrome, sindrome respiratoria severa acuta). È una forma di polmonite atipica interstiziale che, a differenza di altre polmoniti, che sono alveolari, colpisce il tessuto fra un alveolo e l’altro, ostacolando gli scambi gassosi con il sangue.
La SARS divenne tristemente famosa nel biennio 2002-2003; moltissima fu all’epoca l’attenzione mediatica riservata a questa forma di polmonite atipica; la malattia, originatasi in Cina, causò la morte di 813 persone (questo il dato ufficiale divulgato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) su circa 8.400 contagiati; il maggior numero di decessi si verificò in Paesi dell’Asia Orientale (Cina, Taiwan, Singapore). In Italia furono registrati quattro casi di infezione (2003), ma nessun decesso. I Paesi interessati furono quasi 40.
Una volta arginata l’epidemia, la SARS è passata ben presto nel dimenticatoio, ma di questa forma di polmonite atipica causata da un Coronavirus si sta tornando a parlare per le sue analogie con una nuova forma virale causata dal virus 2019-nCoV, anch’esso appartenente alla medesima famiglia (Coronaviridae), che sta mettendo in apprensione le autorità sanitarie di vari Paesi nel mondo. Secondo i dati riportati dal portale del Ministero della Salute, al 21 gennaio 2020, sono stati segnalati in totale 295 casi confermati di infezione da 2019-nCoV. Dal momento che i virus della SARS e della nuova forma virale appartengono alla medesima famiglia, ecco spiegato il rinnovato interesse per la polmonite atipica.
SARS (polmonite atipica) – Cause
La causa della SARS è stata identificata in un Coronavirus (il nome deriva dalla corona formata dalle proteine sulla superficie del virus, corona che serve per agganciarsi alle cellule aggredite); a questa famiglia appartengono anche i virus responsabili dei comuni raffreddori e di alcune forme di gastroenterite. Si tratta di un RNA-virus (una sola catena virale di acido ribonucleico); questi virus possono evolvere e commettere “errori di copiatura” nella fase di duplicazione e possono anche cambiare il materiale genetico.
SARS (polmonite atipica): segni e sintomi
Come per tutte le patologie, non basta una vaga somiglianza con i sintomi della SARS per allarmarsi inutilmente. I segni e i sintomi sono abbastanza chiari:
- febbre sopra i 38 °C
- tosse secca e difficoltà a respirare.
A questi possono associarsi mal di testa, mal di gola, sensazione di malessere generale, brividi, dolori muscolo-scheletrici, inappetenza, diarrea, vomito ecc. È importante però capire che non sono questi sintomi secondari che devono allertare (sono comuni a moltissime patologie, anche banali), ma i due sintomi principali.
Il contatto con malati o permanenza nelle zone dove la SARS è stata rilevata aumenta notevolmente il sospetto di aver contratto questa di forma di polmonite atipica.
La polmonite atipica SARS può complicarsi e può portare al decesso del paziente; la morte è determinata dall’insorgenza di grave insufficienza respiratoria. I soggetti che corrono maggiori rischi sono le persone più anziane non in condizioni di buona salute e comunque tutti coloro le cui difese immunitarie non sono ottimali.
Polmonite atipica SARS – Il contagio
Il periodo di incubazione della SARS varia fra 1 e 11 giorni. La più comune modalità di trasmissione è quella relativa al contatto con le secrezioni respiratorie (goccioline di saliva espulse dal soggetto malato attraverso gli starnuti, la tosse o anche il semplice conversare).
Oltre alla trasmissione per via diretta, è anche possibile quella per via indiretta, vale a dire il contatto con oggetti o ambienti contaminati (maniglie, telefoni, servizi igienici, biancheria da bagno, posate, bicchieri, stoviglie ecc.).
Diagnosi
Al tempo in cui la SARS era diffusa, la diagnosi veniva effettuata valutando i sintomi riportati dal paziente (in particolare la febbre superiore ai 38 °C); veniva chiesto al paziente se aveva effettuato viaggi nelle zone considerate a maggior rischio (Paesi dell’Asia orientale) o se avesse avuto contatti con persone considerabili come sospette portatrici del virus o in cui la malattia era stata diagnosticata.
Se il medico riteneva plausibile il sospetto che il proprio paziente potesse essere affetto da SARS, venivano richiesti esami del sangue ed esami strumentali, in particolare una radiografia toracica.
SARS – Terapia
Non esiste un trattamento specifico per questa forma di polmonite atipica; trattandosi di una forma di polmonite virale, il trattamento antibiotico è del tutto inutile. Al tempo furono tentati trattamenti con alcuni antivirali associati a farmaci corticosteroidei, ma non si ottennero riscontri apprezzabili. Di fatto, gli unici medicinali che sortiscono un qualche effetto sono i farmaci antifebbrili (antipiretici) in quanto alleviano parte della sintomatologia.
Dal momento che nei soggetti affetti da polmonite atipica hanno le capacità respiratorie risultano seriamente compromesse, vitale è il ricorso alla respirazione assistita. Fondamentale è il ricorso all’ospedalizzazione e all’isolamento.

Al tempo in cui la SARS era diffusa, la diagnosi veniva effettuata valutando i sintomi riportati dal paziente (in particolare la febbre superiore ai 38 °C); veniva chiesto al paziente se aveva effettuato viaggi nelle zone considerate a maggior rischio (Paesi dell’Asia orientale) o se avesse avuto contatti con persone considerabili come sospette portatrici del virus o in cui la malattia era stata diagnosticata.
Un’interpretazione personale
È ormai noto che moltissime patologie virali arrivano dall’Estremo Oriente. Non può essere ovviamente un caso e, a mio avviso, non si può che mettere in relazione con l’altissima densità abitativa di certe zone. Le mutazioni virali sicuramente sono favorite da un terreno fertile (grandi insediamenti urbani, così come allevamenti intensivi negli animali) ed è ottimistico pensare che una continua crescita demografica sia compatibile con un totale controllo di nuove patologie.
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