La rosolia (o rubeola o terza malattia) è una malattia esantematica infettiva causata da un rubivirus, il rubella virus, appartenente alla famiglia Togaviridae.
La rosolia è una patologia che può localizzarsi in diversi organi o tessuti ed è caratterizzata da un indice di contagiosità molto elevato, anche se inferiore a quello del morbillo. Prima che venissero introdotti i vaccini anti-rosolia, un’alta percentuale di persone (80% circa) venivano infettate dal virus della rosolia entro il ventesimo anno di età.
La rosolia è diffusa a livello mondiale e nei Paesi caratterizzati da un clima temperato si riscontra soprattutto nel corso della stagione invernale o di quella primaverile. La cosa che preoccupa maggiormente le autorità sanitarie è il fatto che quando la patologia viene contratta nel primo trimestre di gravidanza, la gran parte dei neonati (circa l’85% del totale) contrae la sindrome congenita.
Non è facile calcolare la reale l’incidenza della rosolia perché, come informa l’OMS, in molte aree del mondo non sono stati attivati efficaci sistemi di monitorizzazione; peraltro vaste aree del continente asiatico e di quello africano sono sprovviste di copertura vaccinale.
Attualmente, per quanto riguarda la situazione nel nostro Paese, le cose sono decisamente migliorate rispetto a 15-20 anni fa, anche se le nostre autorità sanitarie ritengono che siano da considerarsi ancora troppi i casi di rosolia in gravidanza e congenita. Dai dati nazionali di incidenza si rileva che la rosolia ha un andamento ciclico con dei picchi di incidenza ogni 4-6 anni circa. In particolare si ricordano l’epidemie degli anni 2002-2003, quella del 2008 e quella del 2012.
Rosolia: la trasmissione del virus
Il virus si trasmette in modo simile a quello in cui si trasmette il virus del morbillo e cioè attraverso il contatto diretto con le secrezioni mucose o salivari del soggetto che ha contratto l’infezione oppure tramite l’inspirazione di gocce infette che siano state immesse nell’aria attraverso starnuti, colpi di tosse o anche semplicemente parlando.
La malattia ha un’incubazione di circa 2-3 settimane e il periodo in cui vi sono possibilità di contagio da un soggetto all’altro inizia da 7 a 4 giorni prima della comparsa dell’esantema e permane per i 4 giorni successivi. La questione cambia se si è in presenza di un soggetto che è stato infettato durante la gravidanza, in questo caso si è in presenza di sindrome congenita e il virus rimane circolante non più per i 7-10 giorni tipici della malattia contratta dopo la nascita, infatti, in caso di sindrome congenita, il periodo di contagiosità può durare molti mesi, addirittura, in alcuni casi, anche più di un anno.
Dopo che un soggetto ha contratto il virus della rosolia ne è immune per tutto il resto della vita. Tutti i soggetti che non hanno mai contratto il virus o non sono stati vaccinati sono da considerarsi a rischio, anche se va precisato che il contagio è molto più comune nell’età infantile.
Segni e sintomi di rosolia
La sintomatologia è generalmente abbastanza lieve e rimane evidente per circa 5-10 giorni. Molte volte non vi è alcuna manifestazione clinica.
I segni e i sintomi più comuni sono un’eruzione cutanea consistente in piccole macchie rosacee, febbre, dolori articolari, arrossamento della faringe e degli occhi, diminuzione del numero dei leucociti (globuli bianchi). L’esantema compare prima al volto e al padiglione auricolare, quindi si diffonde agli arti e al tronco, per scomparire nell’arco di un paio di giorni. A volte compare anche una tumefazione a livello dei linfonodi che si trovano alla base della nuca, dietro le orecchie e sul retro del collo.
Rosolia: le complicanze
Le complicanze della malattia non sono evenienze comuni e si verificano con maggiore frequenza negli adulti. Fra le più significative complicanze si possono ricordare:
- artralgia: si registra in buona parte delle donne adulte che contraggono la patologia; è rara invece nei bambini e negli adulti di sesso maschile; i distretti maggiormente interessati dal disturbo sono dita, polsi e ginocchia.
- Encefalite: si tratta di una complicanza piuttosto rara (1 caso ogni 6.000 pazienti circa), più comunemente si riscontra nelle persone adulte.
- Manifestazioni emorragiche: anche questa complicanza non è particolarmente frequente (1 caso ogni 3.000 pazienti circa).
Altre complicazioni che possono verificarsi sono neurite, orchite una piuttosto rara sindrome tardiva di panencefalite progressiva.
Rosolia e gravidanza
Se nei bambini la rosolia non ha solitamente complicazioni, la patologia può essere molto pericolosa nel caso che a contrarla sia una donna in gravidanza. Esistono infatti gravi rischi per il feto che sono tanto maggiori quanto più la gravidanza è agli inizi (85% nelle prime 8 settimane, 52% dalla nona alla 19 settimana); se l’infezione viene contratta dopo la ventesima settimana di gestazione, difficilmente si verifica il caso di malformazioni congenite. I rischi di complicazioni fetali diminuiscono, ma non sono nulli, nel periodo che va dalla dodicesima alla ventottesima settimana a motivo dell’azione protettiva esplicata dalla placenta.

Rush cutaneo della rosolia: in Italia la copertura vaccinale nel 2018 ha raggiunto il 93.2% dei bambini.
Nelle prime settimane la patologia può causare un aborto spontaneo o morte intra-uterina; nel caso in cui il feto venga infettato, in particolar modo durante il primo semestre di gravidanza, questi può contrarre la sindrome della rosolia congenita (SRC). Più del 50% di bambini dei bambini affetti da SRC presentano iposviluppo al momento della nascita e, successivamente, ritardo nella crescita; inoltre, molto spesso, questi bambini presentano segni e sintomi a carattere transitorio come anemia emolitica, epatite, epatosplenomegalia (ingrossamento di fegato e milza), ittero, petecchie, porpora e trombocitopenia (riduzione dei livelli di piastrine circolanti). Le conseguenze non transitorie della SRC sono ipoacusia, malformazioni oculari, cardiache e del sistema nervoso centrale.
Come si diagnostica la rosolia
La diagnosi è principalmente di tipo clinico. Per quanto la rosolia sia una delle malattie più banali fra le cosiddette malattie infantili, si pone spesso il problema della difficoltà diagnostica dal momento che può essere confusa con il morbillo, specialmente con le forme più leggere di quest’ultimo. Talvolta il dubbio può porsi con la mononucleosi infettiva (che può presentare febbre, esantema e tumefazione linfonodale) e con la scarlattina. Eventualmente si possono ricercare gli anticorpi specifici del virus nel siero (Rubeo test).
Trattamento della rosolia
Per la rosolia non esiste una terapia specifica, questa è solo sintomatica e consiste nel riposo a letto e nella somministrazione di antipiretici come, per esempio, il paracetamolo. Nel caso di complicazioni di origine batterica (per esempio otite o broncopolmonite) si interviene con antibiotici. L’artralgia può essere combattuta con ibuprofene (per esempio, il Brufen) o altri FANS a seconda delle indicazioni dello specialista. Si ricorda che i salicilati (come per esempio l’aspirina) non possono essere somministrati ai bambini di età inferiore ai 12 anni in quanto c’è il rischio che possano contrarre la sindrome di Reye.
Il vaccino contro la rosolia
Il miglior modo di prevenire la malattia è la vaccinazione. Il vaccino anti-rosolia è combinato con quelli anti-morbillo e anti-parotite (vaccino trivalente MPR). Tale vaccino è costituito dai tre ceppi virali vivi e attenuati (un ceppo virale attenuato non è capace di provocare la patologia, ma è in grado di stimolare la produzione anticorpale). Approfondimenti sul vaccino trivalente possono essere reperiti cliccando qui.
La rosolia è una delle malattie che comportano la denuncia obbligatoria alle autorità sanitarie.
Nota importante – La vaccinazione anti-rosolia è controindicata nelle donne in stato interessante o con immunodeficienza. Una volta vaccinate, le donne non devono intraprendere una gravidanza prima che siano trascorsi tre mesi.
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