Con il termine reumatismi si indicano numerose patologie accomunate dal fatto di provocare danni più o meno gravi a carico dell’apparato locomotore e dei tessuti connettivi distribuiti in tutto l’organismo. La disciplina medica che tratta dei reumatismi è nota come reumatologia.
Come già si intuisce dalla premessa, il termine reumatismi (anche malattie reumatiche) è molto generico; sono veramente numerose le patologie che possono essere raggruppate sotto questa definizione e non è semplice né essere esaustivi né essere chiari sull’argomento. È proprio per cercare di fare chiarezza che, nel corso degli anni, sono state proposte definizioni diverse e modalità di classificazione delle varie sindromi considerate come “reumatismi”.
Reumatismi: la classificazione della SIR
Una delle più note modalità di classificazione dei reumatismi è quella proposta dalla SIR (Società Italiana di Reumatologia), l’associazione scientifica che ha proposto che le malattie reumatiche vengano definite come malattie osteoarticolari e dei tessuti connettivi.
La classificazione proposta dalla SIR prevede 13 gruppi:
- Artrosi (osteoartrosi)
- Artriti primarie
- Artropatie da microcristalli e dismetaboliche
- Affezioni dolorose non traumatiche del rachide
- Malattie dell’osso
- Connettiviti e vasculiti (malattie reumatiche sistemiche)
- Artriti causate da agenti infettivi
- Reumatismi extra-articolari
- Sindromi neurologiche, neurovascolari e psichiche
- Malattie congenite del connettivo
- Neoplasie e sindromi correlate
- Altre malattie che si presentano come possibili manifestazioni reumatologiche
- Miscellanea.
Analizziamo brevemente le varie categorie (che, ricordiamolo, raggruppano più di cento condizioni morbose).
L’artrosi (anche osteoartrosi) è, senza ombra di dubbio, la patologia articolare più diffusa fra le persone adulte; è una grave patologia degenerativa a carattere cronico caratterizzata da alterazioni della cartilagine articolare. Questa forma di reumatismo si manifesta solitamente a partire dall’età di 40 anni, anche se non mancano casi di persone che iniziano a soffrirne molti anni prima. Nessuno sembra essere totalmente immune da questa patologia. La malattia si sviluppa lentamente e gradualmente e colpisce più frequentemente i soggetti di sesso femminile. Il suo costo sociale è elevatissimo.
Per approfondire si consulti l’articolo Artrosi.
Le artriti primarie sono patologie caratterizzate da un processo infiammatorio a carico delle guaine tendinee e delle membrane sinoviali-articolari. Fanno parte di questa categoria l’artrite reumatoide (una delle più gravi forme di artrite) e la spondilite anchilosante. Sia l’artrite reumatoide che la spondilite anchilosante sono due patologie reumatiche a eziologia sconosciuta che possono creare notevoli problemi di disabilità.
Le artriti primarie sono note anche come reumatismi articolari infiammatori.
Per approfondire si consulti l’articolo Artrite.
Le artropatie da microcristalli e dismetaboliche sono patologie caratterizzate da un deposito di minerali nei tessuti delle articolazioni; una delle più note è la gotta. Rientrano in questa categoria anche la condrocalcinosi (nota anche come artropatia da pirofosfato di calcio o pseudogotta), l’idrossiapatite (nota anche come artropatia da fosfato basico di calcio), l’artropatia dell’emocromatosi, il morbo di Wilson ecc.
Rientrano nella categoria delle affezioni non traumatiche del rachide condizioni patologiche quali le cervicalgie, le lombalgie e le dorsalgie; queste affezioni possono essere causate da processi degenerativi, infiammatori, metabolici, neoplastici ecc.
La quinta categoria, quella delle malattie dell’osso, comprende serie patologie come osteoporosi e l’osteomalacia, patologie che spesso vengono confuse fra loro. La prima è una patologia caratterizzata dalla riduzione della quantità di matrice ossea (che risulta normalmente mineralizzata), mentre la seconda è una malattia metabolica dovuta a un difetto di mineralizzazione che porta le ossa a essere più suscettibili a dolorabilità, fratture e malformazioni.
La sesta categoria, quella delle malattie reumatiche sistemiche, comprende serie patologie quali, per esempio, il lupus eritematoso sistemico, le vasculiti, la sindrome di Sjögren, la sclerodermia, l’arterite di Takayasu, la granulomatosi di Wegener, la sindrome di Churg-Strauss, la porpora di Schönlein–Henoch, la panarterite nodosa e moltissime altre. Tutte queste patologie sono a eziologia sconosciuta (ovvero, le cause sono sconosciute).
Nella categoria delle artriti causate da agenti infettivi rientrano invece tutte quelle forme di artrite provocate da germi, virus e funghi. In alcuni casi i germi si trovano nelle articolazioni, mentre in altri agiscono da altre sedi; il tipico caso è il reumatismo articolare acuto (al quale è dedicato un articolo a parte, vedasi paragrafo finale), patologia che si manifesta a seguito di un’infezione streptococcica a livello del cavo oro-faringeo. Reumatismi di questo tipo possono essere conseguenti anche a infezioni intestinali o urogenitali fra le cui complicanze può esserci appunto un’artrite infettiva.
Nella categoria dei reumatismi extra-articolari rientrano praticamente tutti quei reumatismi che interessano le strutture al di fuori delle articolazioni quali tendini, legamenti e strutture connettivali. Sono più frequenti nel periodo d’età compreso fra i 25 e i 45 anni.
Tipici esempi di reumatismi extra-articolari sono patologie quali le borsiti, le fasciti, le tenosinoviti, la periartrite della spalla e quella dell’anca, la fibromialgia ecc.
La categoria delle sindromi neurologiche, neurovascolari e psichiche comprende numerose patologie fra le quali si ricordano le neuropatie da compressione, le artropatie neurogene, le sindromi neuroalgodistrofiche e quelle dello sbocco toracico, il fenomeno di Raynaud ecc.
Anche quella delle malattie congenite del connettivo è una categoria nella quale sono comprese diverse forme morbose; trattasi di rare patologie congenite caratterizzate da una mutazione di un gene deputato alla codifica di proteine fondamentali del tessuto connettivo (cheratina, elastina ecc.). Fra le varie malattie di questo gruppo si ricordano la sindrome di Marfan, la sindrome di Ehlers-Danlos, l’osteogenesi imperfetta, le condrodistrofie, lo pseudoxantoma elastico e l’epidermolisi bollosa.
Nella categoria neoplasie e sindromi correlate sono compresi tutti i tumori articolari e tendinei e le sindromi paraneoplastiche; con quest’ultima espressione si fa riferimento a entità clinico-patologiche causate dalla presenza di una neoplasia, ma che non sono dovute all’invasività del tumore e nemmeno allo sviluppo di metastasi. Le sindromi paraneoplastiche che si riscontrano con più frequenza sono anemia, trombofilia (anche ipercoagulabilità), febbre, ipo- e ipercalcemia, e sindromi endocrine o neurologico-muscolari.
Il gruppo altre malattie che si presentano come possibili manifestazioni reumatologiche è veramente eterogeneo. Esistono, infatti, molte patologie che, pur non appartenendo a quelle normalmente definite come reumatiche, sono fonte di numerosi problemi a livello delle strutture osteoarticolari; esempi di questo tipo di malattie sono l’amiloidosi, la sarcoidosi e le cardiopatie cianogene; queste ultime sono malformazioni cardiache associate alla presenza di cianosi.
Nell’ultima categoria, quella miscellanea, vengono infine raggruppate tutte quelle patologie, invero abbastanza rare, i cui segni e sintomi sono definibili come reumatici. A mo’ di esempio ricordiamo l’artrogriposi multipla congenita, la camptodattilia familiare, la coccigodinia, la sindrome dell’uomo rigido, la sindrome di Parsonage-Turner, la sindrome di Tietze (una forma di costocondrite), il reumatismo fibroso di Jaccoud e il reumatismo gardenalico (algodistrofia riflessa da barbiturici).
Reumatismi: i meccanismi fisiopatologici
Come si vede, la classificazione riportata nel paragrafo precedente è molto articolata; spesso, per semplificare, si distinguono le malattie reumatiche in base ai meccanismi fisiopatologici che sono alla loro origine; in base a tale criterio si distinguono quindi reumatismi infiammatori, reumatismi degenerativi e reumatismi extra-articolari.
Reumatismi infiammatori
I reumatismi di tipo infiammatorio sono solitamente quelli di gravità maggiore; si ritiene che essi vengano indotti da un processo infiammatorio immuno-mediato, ovvero legato ai danni che alcune cellule del sistema immunitario (in particolar modo i linfociti), provocano sia alle articolazioni che ad altri tessuti del nostro organismo. Dette cellule tendono a invadere la membrana sinoviale provocando un’infiammazione che può essere causa di gravi danni alle strutture delle articolazioni; lo stesso meccanismo provoca danni anche a livello dei tessuti extra-articolari.
A tutt’oggi, non sono noti i motivi, se non in pochi casi, per i quali si verifica la reazione autoimmune. L’insorgenza dei reumatismi infiammatori è probabilmente legata a fattori genetici predisponenti: in soggetti predisposti, la presenza di determinati fattori ambientali (infezioni, stress ecc.) può indurre un’alterazione del sistema immunitario che ha come conseguenza una risposta infiammatoria contro gli antigeni self (molecole dell’organismo verso le quali il sistema immunitario non dovrebbe normalmente reagire). Fra i fattori favorenti vi sono, per esempio, gli estrogeni; questo spiega perché i reumatismi infiammatori sono molto più frequenti nei soggetti di sesso femminile.
I reumatismi infiammatori possono interessare soggetti di ogni età (anche i bambini; il tipico caso è l’artrite idiopatica giovanile, terminologia con la quale si indicano tutte le artriti croniche dalla causa sconosciuta che insorgono prima del compimento del sedicesimo anno di età).
Il picco di massima incidenza dei reumatismi infiammatori varia a seconda delle diverse patologie; nelle donne spesso coincide con il periodo fertile.
Reumatismi degenerativi
Quando si parla di reumatismi degenerativi è immediato pensare all’artrosi, una patologia cronica caratterizzata da un importante danno cartilagineo. Il danno provocato dall’artrosi è sostanzialmente legato allo squilibrio che si viene a creare fra i processi distruttivo e riparativo del tessuto cartilagineo. Si vedano per approfondimenti l’articolo Artrosi e il paragrafo Cartilagine e lesioni cartilaginee presente nell’articolo Cartilagine del ginocchio (usura della).
Reumatismi extra-articolari
Con l’espressione reumatismi extra-articolari (anche reumatismi dei tessuti molli) si fa riferimento a tutte quelle patologie in cui si registra un coinvolgimento degli apparati tendinei e loro annessi e delle strutture extra-articolari. Si distinguono sia forme localizzate che forme generalizzate. Le prime sono molto frequenti e, solitamente, si tratta di patologie da sovraccarico come, per esempio, borsiti e tendiniti; fra le seconde, una delle malattie più note è la fibromialgia, una sindrome dalle cause sconosciute che, più che una patologia, è un insieme di segni e sintomi fra cui i principali sono astenia e iperalgesia diffusa a livello muscolo-scheletrico.
Quanto sono diffusi i reumatismi?
Sicuramente i reumatismi, che nella maggior parte dei casi sono rappresentati da patologie a carattere cronico molto comuni, sono tra le condizioni patologiche più diffuse a livello mondiale. Si stima che nel continente europeo interessino circa cento milioni di persone e che rappresentino la causa più importante di dolore e disabilità.
Le forme di reumatismo più diffuse sono senza ombra di dubbio l’artrosi e i reumatismi extra-articolari.
Nel corso degli ultimi anni, l’incidenza delle malattie reumatiche, in particolar modo di quelle a carattere autoimmune, è andata continuamente aumentando.
Reumatismi: segni e sintomi
Considerando l’ampio ventaglio di patologie che rientrano nella categoria dei reumatismi, è praticamente impossibile elencare tutti i segni e sintomi, senza contare che molte di esse, hanno veramente poco in comune, eccezion fatta per il dolore cronico, anche se spesso intermittente.
Se ci limitiamo al solo apparato locomotore, le manifestazioni cliniche dei reumatismi sono sostanzialmente due: il dolore e la diminuita capacità funzionale dell’articolazione coinvolta.
Altri segni e sintomi comuni a varie malattie reumatiche sono la febbre, la sensazione di malessere generale, l’astenia e il calo ponderale.
Reumatismi: la diagnosi
Non si possono dare indicazioni diagnostiche generali visto il notevole numero di patologie classificate come reumatismi; quel che è certo è che, come del resto in ogni malattia importante, è di fondamentale importanza la precocità della diagnosi. Una diagnosi precoce e corretta consente in alcune patologie reumatiche una completa guarigione, mentre in altre un rimarcabile miglioramento della loro evoluzione.
Come si trattano i reumatismi?
Anche l’approccio terapeutico ai reumatismi dipende molto dal tipo di malattia; in linea generale i trattamenti dei reumatismi mirano sia a controllare dolore e infiammazione sia a evitare che si verifichino danni permanenti a carico delle strutture coinvolte.
Generalmente, per trattare i reumatismi si utilizzano farmaci sintomatici (ovvero quei farmaci che agiscono sui sintomi, ma non sono in grado di modificare il decorso della patologia) e farmaci specifici (ovvero farmaci che agiscono sui meccanismi ezio-patogenetici della malattia e che possono rallentarne sia la progressione che l’entità dei danni).
Fra i farmaci sintomatici più utilizzati in caso di reumatismi vi sono gli antidolorifici, gli antinfiammatori e i cortisonici; questi ultimi tra l’altro, nella cura di molte malattie reumatiche, più che farmaci sintomatici vengono considerati, utilizzati a bassi dosaggi, veri e propri farmaci specifici; sfortunatamente il loro uso a lungo termine è legato a diversi effetti collaterali anche gravi (danni ossei, ipertensione arteriosa, diabete ecc.).
Anche la chirurgia può entrare in gioco in caso di reumatismi; generalmente il trattamento chirurgico si pone come scopi fondamentali sia quello di prevenire lesioni e deformità delle articolazioni sia quello di sostituire, attraverso l’innesto di protesi, le articolazioni compromesse dalla malattia.
Reumatismo articolare acuto
Il reumatismo articolare acuto (noto anche come febbre reumatica o malattia articolare acuta) è una varietà di reumatismo assai importante che interessa specialmente i bambini e i giovani, quasi sempre in seguito a tonsillite o a mal di gola.
La febbre reumatica è una lesione infiammatoria dovuta a reazioni immunitarie in relazione a un’infezione, anche passata inosservata, da streptococco. Malattia un tempo molto comune, oggi, grazie all’uso degli antibiotici nella cura delle infezioni, è abbastanza rara (in Italia si registra un caso ogni 100.000 persone).
Storicamente la febbre reumatica era indagata utilizzando il titolo antistreptolisinico (TAS), cioè il dosaggio dell’antistreptolisina. In realtà c’è un equivoco di fondo. Il test rileva (a 7-10 giorni dall’infezione) le infezioni da streptococco beta-emolitico di gruppo A (meno frequentemente di gruppo C e G). Valori elevati non sono indice di febbre reumatica, ma dimostrano l’avvenuta infezione e indicano un aumento del rischio di reumatismo (in passato ogni 400 infezioni circa non trattate, oggi un caso ogni 5.000).
Attualmente per la diagnosi di febbre reumatica si usano i criteri di Jones: due o più criteri maggiori oppure un criterio maggiore e due minori.
Criteri maggiori: cardite, poliartrite, corea, eritema marginato, noduli sottocutanei.
Criteri minori: febbre, artralgie, storia di precedente malattia reumatica o cardiopatia reumatica, allungamento del tratto P-R all’ECG, VES alta, proteina C positiva, leucocitosi.
Per cui gli esami del sangue minimi da eseguire per l’indagine sono:
La malattia inizia come artrite (cioè un’infiammazione articolare), ma interessa anche altri organi fra cui il cuore dove può provocare danni permanenti. Per approfondimenti si consulti l’articolo Febbre reumatica.
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