Il raffreddore comune (o, più semplicemente, raffreddore) è una delle patologie più diffuse a livello mondiale; secondo quanto riportato dal National Institutes of Health (NIH) statunitense, sono circa un miliardo le persone che annualmente contraggono il raffreddore.
Nelle persone adulte si hanno, generalmente, dalle 2 alle 5 infezioni all’anno, mentre nei più piccoli si possono registrarne da 6 a 10 (addirittura si arriva a 12 raffreddori all’anno nei bambini che si trovano in età scolare).
Il raffreddore è una patologia delle stagioni fredde (nelle aree temperate le epidemie si verificano nei mesi invernali e nelle zone tropicali durante le stagioni piovose), ma può essere favorito anche da altre circostanze come, per esempio, l’aria condizionata o le correnti d’aria in quanto gli agenti responsabili della malattia trovano il loro ambiente ideale di sviluppo a temperature comprese fra i 5 e i 16 °C.
Il raffreddore può essere causa di complicazioni quali sinusite, otite (soprattutto in bambini molto piccoli), faringite, bronchite, broncopolmonite e tracheite. In rari casi, nei lattanti, l’ingestione di muco nasale può provocare una gastroenterite.
Cause
Il raffreddore è una forma di rinite (è noto, infatti, anche come rinite acuta catarrale o, più semplicemente, rinite acuta); si tratta essenzialmente di una sindrome causata da un virus; quelli potenzialmente coinvolti nella sua insorgenza sono centinaia, ma quelli più comuni sono i rhinovirus (dal 30 all’80% dei casi), i coronavirus (dal 10 al 15% dei casi circa), i virus influenzali (quelli che appartengono alla famiglia degli Orthomyxoviridae, dal 5 al 15% dei casi circa), i virus parainfluenzali (dall’1 al 3% dei casi circa), i virus respiratori sinciziali, gli adenovirus, gli enterovirus e i metapneumovirus.
Raffreddore: modalità di contagio
Il raffreddore è una patologia non grave, ma è caratterizzata da un alto grado di contagiosità e può essere diffusa sia da soggetti malati che da portatori sani. Il raffreddore provoca uno stato infiammatorio a livello della mucosa rinofaringea.
Il contagio della malattia avviene comunemente per via diretta (goccioline di saliva, starnuti, tosse ecc.), ma anche per via indiretta dal momento che i virus che provocano il raffreddore resistono alcune ore nell’ambiente esterno.
Il raffreddore raggiunge il suo livello massimo di contagiosità nei primi due o tre giorni dopodiché le probabilità di diffusione tendono a diminuire.
Fattori di rischio
Il rischio di contrarre il raffreddore è più elevato in quei soggetti in cui, per questioni costituzionali o per altri motivi (stati di debilitazione, altre malattie in corso ecc.), le difese immunitarie sono più basse.
Particolarmente esposti al contagio sono i bambini, in particolar modo quelli che frequentano ambienti numerosi (scuole materne, asili e altri istituti scolastici); nei bambini, infatti, le difese immunitarie sono meno sviluppate rispetto a quelle di una persona adulta. Anche negli anziani il rischio di contagio risulta più elevato.
Le forme che colpiscono i bambini sono generalmente più serie e, solitamente, durano più a lungo.
Sintomi e segni del raffreddore
Il periodo di incubazione del raffreddore varia dalle 4 alle 72 ore circa. L’esordio è generalmente brusco, con prurito a naso e gola accompagnati da starnuti.
La sintomatologia è molto comune e facilmente riconoscibile. Oltre al prurito rinofaringeo e agli starnuti si hanno generalmente naso chiuso, secrezioni nasali, mal di testa, infiammazione linfonodale a livello del collo, dolorabilità muscolare e sensazione di malessere generale; molto raramente si riscontrano febbre e tosse.
Le secrezioni nasali sono inizialmente acquose, ma con il passare dei giorni diventano purulente. Per quanto il raffreddore, come detto, non sia in sé una grave patologia, la sintomatologia può essere estremamente fastidiosa e può causare un notevole peggioramento della qualità della vita. Il naso chiuso costringe il soggetto a respirare con la bocca, affaticando l’apparato respiratorio, inoltre la qualità del sonno (senza considerare il russare) peggiora notevolmente con tutte le ripercussioni del caso; si riscontrano inoltre alitosi, abbassamento della voce, occhi lucidi, stanchezza generale con conseguenti difficoltà nella concentrazione.
L’insieme dei sintomi del raffreddore comune viene spesso indicato con il termine “coriza”, termine che talvolta è utilizzato come sinonimo della patologia stessa.
Quanto dura un raffreddore?
La durata del raffreddore varia generalmente dai 5 ai 10 giorni (la durata è legata anche al tipo di virus responsabile); trascorse le due settimane, se la situazione non si è ancora risolta, è possibile che la sintomatologia sia da attribuire ad altre cause ed è pertanto consigliabile l’effettuazione di alcuni accertamenti; si potrebbe infatti essere in presenza di una sinusite oppure di un’allergia. È inoltre opportuno effettuare un controllo approfondito quando si contrae la patologia più di cinque volte in un anno oppure quando la sintomatologia è divenuta cronica.
Cura del raffreddore
Non esiste una cura definitiva contro il raffreddore; i troppo numerosi agenti virali che possono scatenare la patologia non permettono di mettere a punto un vaccino di una certa efficacia, contrariamente a ciò che accade con l’influenza, dato il numero più ridotto di agenti virali. Per approfondire si consulti l’articolo Come curare il raffreddore.
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