La quarta malattia è una patologia esantematica (l’esantema è un’eruzione cutanea diffusa) caratteristica dell’età pediatrica, anche se può interessare soggetti in età adulta. La denominazione è dovuta al fatto che la si considera come la quarta malattia infantile (è preceduta da morbillo, scarlattina e rosolia e seguita dalla quinta e dalla sesta malattia, nota anche come pseudorosolia).
Fra le varie malattie pediatriche è quella più lieve. Secondo alcuni autori, peraltro, la quarta malattia non dovrebbe essere considerata una patologia a sé stante, quanto, piuttosto, un prodromo di altre patologie esantematiche (scarlattina, rosolia, morbillo ecc.) o, in termini meno raffinati e più banali, di diagnosi errate di scarlattina o rosolia.
La quarta malattia viene indicata con numerosi altri appellativi che per completezza riportiamo in elenco:
- scarlattinetta (la sintomatologia della quarta malattia presenta molte affinità con quella della scarlattina); più raro l’utilizzo del termine scarlattinina.
- malattia (o morbo) di Dukes (dal nome del medico che la descrisse nel 1900 sulla rivista Lancet, Clement Dukes)
- malattia di Filatov (Nil Fëdorovič Filatov, pediatra russo, fu il primo che ne descrisse il quadro clinico).

La quarta malattia è, fra le varie malattie pediatriche, quella più lieve.
Quarta malattia: le cause
Potrà sembrare strano, ma, malgrado l’enorme mole di studi effettuati sulla quarta malattia, le sue cause non sono state ancora definite con assoluta certezza.
Secondo alcuni autori, si tratterebbe di una patologia virale causata da Coxsackie virus (l’agente causale della cosiddetta malattia mano-piede-bocca); altri autori, tuttavia, non concordano con questa interpretazione e ritengono che la causa sia da ricercarsi in un batterio appartenente alla famiglia degli streptococchi di tipo A beta-emolitico; altri ancora pensano che il batterio responsabile sia lo stafilococco aureo.
Il contagio della quarta malattia può avvenire per contatto indiretto (attraverso le goccioline respiratorie diffuse con i colpi di tosse di un soggetto infetto) oppure per contatto diretto con la saliva o il muco del malato.
La patologia è contagiosa a partire dal momento dell’incubazione e il rischio di trasmissione perdura fino all’arrivo delle manifestazioni esantematiche.
La maggior parte dei casi di scarlattinetta si registra nei periodi primaverile ed estivo.
Sintomi della scarlattinetta
I primi sintomi della scarlattinetta fanno il loro esordio dopo 7-10 giorni dal contagio; le manifestazioni cliniche sono numerose; inizialmente si registrano mal di testa, febbricola, sonnolenza, apatia, mancanza di appetito. In seguito la sintomatologia peggiora e si hanno febbre, mal di gola associato ad arrossamento, infiammazione e ingrossamento dei linfonodi latero-cervicali.
Di solito l’eruzione cutanea (esantema) fa la sua comparsa in seguito a questa sintomatologia; le parti del corpo che generalmente ne sono interessati sono la zona inguinale e i glutei; meno frequente, ma possibile, il coinvolgimento del volto; l’eruzione cutanea si manifesta con piccoli punti ravvicinati che formano chiazze di colore rossastro più o meno estese. L’esantema regredisce nel giro di 5 o 6 giorni lasciando la pelle lievemente desquamata.
In alcuni casi la scarlattinetta è del tutto priva di sintomi (asintomatica) o al più paucisintomatica (vale a dire, con segni e sintomi spesso insignificanti).
La prognosi è eccellente e la comparsa di complicazioni è da considerarsi un caso alquanto improbabile; qualche problema potrebbe verificarsi però nei soggetti che soffrono di patologie a carico del rene; in questi casi potrebbe verificarsi un peggioramento della funzione renale e può essere opportuna la prescrizione di un esame delle urine per escludere eventuali danni.
Quarta malattia: la diagnosi
La diagnosi di scarlattinetta è piuttosto semplice e si basa sull’esame obiettivo; al più il medico potrebbe richiedere l’esecuzione di un tampone faringeo per individuare l’agente batterico responsabile delle manifestazioni cliniche.
Come si cura la scarlattinetta?
Spesso non è necessaria alcuna terapia; se il medico ritiene comunque opportuno intervenire, ordinerà l’assunzione di farmaci antibiotici per una durata di 10 giorni. Nel caso di febbre si interviene con farmaci antipiretici (antifebbrili); in genere si ricorre al paracetamolo, principio attivo della Tachipirina.
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