Psicosi maniaco-depressiva è una terminologia generica con la quale, un tempo si indicavano i disturbi dello spettro bipolare. Oggi si preferisce parlare di disturbo bipolare, un quadro clinico caratterizzato dall’alternanza fra episodi di tipo depressivo ed episodi di tipo maniacale; nel caso in cui le fasi depressive si alternino alla mania si parla di disturbo bipolare I, se invece le fasi depressive si alternano all’ipomania si parla di disturbo bipolare II.
Infatti, da un punto di vista clinico, in base alla prospettiva longitudinale (si prende in considerazione la patologia nella sua interezza e nel suo percorso patologico: episodio unico, episodi recidivanti con intervalli di normalità, cronicizzazione continua), si distinguono: disturbo bipolare I, disturbo bipolare II, disturbo ciclotimico, disturbo depressivo maggiore, disturbo distimico. I primi tre sono episodi di tipo bipolare (ovvero depressivi e maniacali), mentre gli ultimi due sono episodi esclusivamente depressivi.
Disturbo bipolare I
Il disturbo bipolare I è un disturbo dell’umore che si caratterizza per l’alternanza di episodi di depressione maggiore, episodi maniacali o misti e periodi di benessere (normotimia o eutimia).
Colpisce entrambi i sessi; nei soggetti di sesso maschile il primo episodio è generalmente di tipo maniacale, mentre nelle donne è generalmente depressivo.
La diagnosi di disturbo bipolare I viene fatta allorquando compaia almeno un episodio di tipo maniacale oppure di tipo misto nella vita di un individuo. L’episodio depressivo ha una durata limitata, ma l’intensità particolarmente elevata; la tendenza suicidaria è notevole. Fra i vari sintomi si registrano ipersonnia, iperfagia, inibizione psicomotoria e rallentamento fisico. Tipici i comportamenti violenti, l’abuso di sostanze alcoliche e la compromissione delle attività socio-lavorative.
Il disturbo bipolare I fa generalmente il suo esordio fra i 15 e i 40 anni di età, anche se in casi particolari si possono avere esordi più precoci.
Il decorso del disturbo è soggettivo, anche se si registra in tutti la ripetizione del ciclo maniaco-depressivo (anche ciclo bipolare).
Nel caso in cui si registrino quattro o più episodi del disturbo nel corso di un periodo di un anno, si parla di disturbo bipolare a cicli rapidi (più frequente nei soggetti di sesso femminile); si parla invece di disturbo bipolare a ciclo continuo quando gli episodi maniacali si alternano a quelli depressivi senza che vi sia l’interposizione di un periodo di normotimia.
È presente familiarità.
Disturbo bipolare II
Si ha disturbo bipolare II quando il disturbo dell’umore è caratterizzato da un susseguirsi di episodi depressivi maggiori, episodi di tipo ipomaniacale (periodo limitato nel tempo durante il quale il tono dell’umore è costantemente elevato) e periodi di normotimia. Rispetto a quanto si verifica nel disturbo bipolare I, gli episodi depressivi sono caratterizzati da un’intensità minore e l’alternanza è soltanto con episodi ipomaniacali (nel caso si registri anche un unico episodio maniacale, si ha disturbo bipolare I).
Anche nel disturbo bipolare II (che colpisce maggiormente le donne, anche se la frequenza non è particolarmente più elevata) si registrano tendenza al suicidio, comportamento violento, abuso di sostanze alcoliche e compromissione delle attività sociali e lavorative.
Di norma questo tipo di disturbo bipolare esordisce più tardivamente rispetto al tipo I. Il decorso del disturbo è soggettivo, di norma però si registrano lunghe latenze con lunghi periodi di normotimia. La frequenza dei cicli ha la tendenza ad aumentare con il trascorrere degli anni. È presente familiarità.

Esistono diversi tipi di psicosi maniaco-depressiva o disturbo bipolare: secondo le recenti statistiche, interessa circa l’1% della popolazione.
Quali sono le cause del disturbo bipolare?
Non esiste una sola causa alla base del disturbo bipolare. Sicuramente giocano un ruolo importante fattori biologici e genetici.
Chi ha un familiare (in particolar modo un genitore o un nonno) affetto da disturbo bipolare e/o ha un temperamento ipertimico (temperamento caratterizzato da loquacità, estroversione, espansività, atteggiamento da leader, intraprendenza, dinamismo, ottimismo, esuberanza, allegria ecc.), collerico o ciclotimico (temperamento caratterizzato dal fatto che il soggetto presenta un’alternanza tra temperamento ipertimico e distimico) ha maggiori probabilità di sviluppare il disturbo bipolare. Fattori che possono avere un ruolo molto importante nello sviluppo della patologia sono una bassa qualità di vita, eventi di vita particolarmente stressanti, consumo eccessivo di stupefacenti, alcol o altre sostanze stimolanti, disturbi gravi del sonno, assunzione prolungata di determinati farmaci ecc. La combinazione dei vari fattori può provocare la patologia.
Il trattamento del disturbo bipolare
Il trattamento del disturbo bipolare si pone come obiettivi principali la stabilizzazione dell’umore (attraverso la diminuzione della frequenza e della gravità degli episodi maniaco-depressivi) e, ovviamente, la prevenzione, per quanto possibile, di future ricadute. L’ottenimento di tali obiettivi richiede, solitamente, un trattamento farmacologico con antidepressivi e stabilizzatori dell’umore. Di norma viene suggerita l’associazione di trattamento farmacologico e terapia cognitivo-comportamentale (anche psicoterapia cognitivo-comportamentale) in quanto varie ricerche hanno mostrato che tale associazione fornisce migliori risultati (maggiore stabilizzazione dell’umore e minor numero di ricadute). Per ulteriori approfondimenti: La depressione.
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