La prostatite è un processo infiammatorio a carico della prostata, una ghiandola che fa parte dell’apparato riproduttivo maschile e le cui funzioni principali sono la produzione di un componente del liquido spermatico, l’eliminazione degli spermatozoi invecchiati (cioè quelli che hanno 30 ore di vita) e l’attività di difesa dei testicoli e delle vie urinarie superiori.
La prostatite è una patologia molto diffusa; si stima infatti che, annualmente, circa 13-16% della popolazione maschile ne sia colpito.
Classificazione delle prostatiti
Esistono diversi modi di classificare la prostatite; la classificazione però più usata per suddividere i diversi tipi di della patologia in questione è senz’altro quella validata dal National Institute of Health nel 1999; in base a essa, la prostatite viene suddivisa in quattro categorie:
Categoria | Nome | Descrizione |
I | Prostatite batterica acuta | Infezione acuta della prostata |
II | Prostatite batterica cronica | Infezione cronica della prostata / uretriti ricorrenti |
III | Prostatite abatterica cronica (anche CPPS, chronic pelvic pain syndrome, sindrome dolorosa pelvica cronica) | Dolore pelvico con sintomi minzionali e/o sessuali variabili / dolore pelvico cronico in assenza di infezione dimostrabili |
III A | Dolore pelvico cronico infiammatorio | Alto numero di leucociti nel seme o nel mitto terminale |
III B | Dolore pelvico cronico non infiammatorio | Basso numero di leucociti nel seme o nel mitto terminale |
IV | Prostatite infiammatoria asintomatica | Assenza di sintomi in presenza di segni di infiammazione nel seme, nel mitto terminale o in frammenti bioptici |
I dati presenti in letteratura indicano che le prime due categorie rappresentano il 5% circa di tutte le prostatiti; la maggioranza invece è rappresentata dalla categoria III nelle sue varie forme.
Prostatite acuta batterica
La prostatite acuta batterica è provocata da un’infezione di tipo batterico. I batteri più comunemente coinvolti sono l’Escherichia Coli, Klebsiella, Proteus, Pseudomonas, Enterobatteri, Enterococco, Serratia e Stafilococco aureo. È un tipo di prostatite che può avere gravi complicanze se non viene trattata con tempestività; nei soggetti immunodepressi può infatti portare a setticemia.
I tipici sintomi e segni della prostatite acuta batterica sono la febbre medio-alta, i brividi, dolori nell’area dei genitali, dolori alla schiena, minzione frequente e fastidiosa, nicturia (necessità di orinare frequentemente durante le ore notturne), ritenzione urinaria, problemi a livello di capacità erettiva e di capacità eiaculatoria.
La diagnosi di prostatite acuta batterica non è particolarmente complessa perché la sintomatologia suggerisce inequivocabilmente un processo infettivo. Gli esami ematici rivelano generalmente un incremento dei leucociti.
La terapia d’elezione per questo tipo di prostatite è quella antibiotica; la scelta dell’antibiotico, fatta in seguito ad antibiogramma, dipende dal tipo di batterio coinvolto. In alcune tipologie di pazienti (soggetti fortemente debilitati o immunodepressi) può essere necessario il ricorso al ricovero ospedaliero. Se il trattamento è tempestivo e non insorgono complicazioni, la guarigione avviene in breve tempo.
Prostatite cronica batterica
La prostatite cronica batterica è una condizione che si verifica molto raramente. Spesso la prostatite cronica batterica è asintomatica e non si rivela fino al momento in cui non viene coinvolta anche la vescica. In alcuni casi sono presenti deficit erettivi ed eiaculatori; in altri casi si avverte dolenzia testicolare. In qualche occasione la congestione della zona pelvica causata dal processo infiammatorio è causa di comparsa o aggravamento di varicocele e/o idrocele. Alcuni soggetti riferiscono di ipersensibilità a livello del glande.
Il batterio più spesso coinvolto nella prostatite cronica batterica è l’Escherichia coli.
La diagnosi di prostatite acuta batterica viene effettuata a seguito di coltura urinaria e/o del secreto prostatico ottenuto a seguito di massaggio della prostata. Il valori del PSA possono risultare superiori alla norma.
La terapia della prostatite cronica batterica viene effettuata tramite cicli antibiotici che possono durare da uno a due mesi. Gli antibiotici più spesso utilizzati sono la ciprofloxacina, la levofloxacina, l’eritromicina, la claritromicina ecc.
Prostatite cronica abatterica
La prostatite cronica abatterica (anche CPPS, prostatosi, mioneuropatia pelvica, sindrome dolorosa pelvica cronica) è una condizione a eziologia sconosciuta caratterizzata dalla presenza di dolore pelvico che dura ininterrottamente da almeno 180 giorni.
La sintomatologia è altalenante, vi sono periodi in cui essa è più acuta e altri in cui il paziente avverte un certo miglioramento. In alcuni casi sono presenti dolori a livello dell’addome, bruciori all’interno dell’organo sessuale, minzione frequente e urgente, disuria, eiaculazione dolorosa o comunque fastidiosa, problemi erettivi, diminuzione della libido.
La prostatite cronica abatterica viene a sua volta suddivisa in CPPS infiammatoria e CPPS non infiammatoria (anche CPPS disfunzionale). La differenza sostanziale fra le due forme è che la prima è caratterizzata dalla presenza di cellule infiammatorie (leucociti), mentre la seconda dalla sua assenza.
La diagnosi di CPPS non è particolarmente agevole e, al momento, non esistono prove diagnostiche definitive. I livelli di PSA possono risultare superiori alla norma.
Alcuni autori considerano la CPPS come una forma di cistite interstiziale.
Prostatite infiammatoria asintomatica
I soggetti affetti da prostatite infiammatoria asintomatica (o iposintomatica) non avvertono particolari disturbi a livello di apparato genito-urinario. Talvolta il soggetto avverte saltuari problemi erettivi o eiaculatori al quale non viene dato il giusto rilievo. Viene però rilevata la presenza di leucociti o batteri durante esami diagnostici effettuati per altre motivazioni.
La diagnosi di prostatite infiammatoria asintomatica è quindi casuale e avviene generalmente dopo analisi delle urine o dello sperma oppure in caso di ecodoppler prostatico. I valori del PSA possono risultare superiori alla norma.
La terapia è generalmente antibiotica e/o antinfiammatoria.
Cause
Fatta eccezione per la CPPS, le diverse forme di prostatite hanno molte cause in comune. Le più frequenti sono le seguenti:
- colonizzazioni batteriche
- disfunzioni a livello intestinale
- eccessiva assunzione di alcolici o superalcolici
- fumo
- sedentarietà
- astinenza sessuale
- cateterismo uretrale
- stop contropressorio all’eiaculazione
- lesioni neurali lombosacrali.
Diagnosi
La diagnosi di prostatite si avvale di diverse metodiche; di seguito ricordiamo brevemente le più comuni.
Esame digito-rettale – È un esame piuttosto semplice e non eccessivamente invasivo. Per sottoporsi a questo esame, il paziente deve assumere generalmente la posizione prona e appoggiare i gomiti su un lettino posto di fronte. Il medico indossa un guanto e introduce, previa lubrificazione, il dito indice all’interno del retto.
Coltura del secreto prostatico – Il secreto prostatico viene ottenuto grazie al massaggio prostatico che viene generalmente effettuato al termine dell’esame digito-rettale. Il secreto viene quindi raccolto e inviato al laboratorio.
Spermiogramma – Tale metodica consente di valutare la qualità degli spermatozoi e fornisce informazioni sulla funzionalità prostatica. Viene poi determinata la concentrazione leucocitaria e l’eventuale presenza di colonizzazioni batteriche.
Ecografia trans-rettale (TRUS) – È una metodica diagnostica molto affidabile e indolore, anche se può essere abbastanza fastidiosa. L’esame viene effettuato ambulatorialmente; viene eseguito con l’ausilio di una sonda ecografica introdotta per via rettale. Tale sonda permette un minuzioso studio anatomico-strutturale. L’esame è di breve durata, occorrono infatti venti minuti al massimo. Talvolta, per qualche giorno dopo l’esecuzione dell’esame, è possibile che il paziente noti del sangue nelle feci o nelle urine; tali problemi si risolvono spontaneamente nel giro di pochi giorni.
Dosaggio del PSA – Un esame che è causa di controversi dibattiti, soprattutto relativamente al suo utilizzo quale mezzo di prevenzione del tumore alla prostata.
Per approfondimenti rimandiamo al nostro articolo a esso dedicato: Antigene Prostatico Specifico (PSA).
Altri esami utilizzati sono il dosaggio della fosfatasi acida prostatica, l’analisi biochimica dello sperma e l’ecografia scroto-testicolare con fase doppler.
Prostatite – Cura
Esistono vari tipi di cura per la prostatite e la loro scelta varia a seconda della sua tipologia e del suo grado di gravità.
Le prostatiti acute richiedono una cura tempestiva allo scopo di evitare serie complicazioni. Gli antibiotici più utilizzati sono i chinoloni, i sulfamidici e i macrolidi; nelle infezioni persistenti sono utilizzati alfa-bloccanti e antibiotici. Nei casi in cui è ritenuto opportuno potranno inoltre essere somministrati farmaci antinfiammatori non steroidei.
In particolari situazioni, invero molto rare, potrebbe essere necessario ricorrere a terapie di tipo termico e di tipo chirurgico. La chirurgia deve però essere considerata come ultima opzione in quanto non sempre scevra da importanti ripercussioni sulla sfera sessuale del soggetto. Vediamo di seguito le più comuni opzioni termiche e chirurgiche.
Terapie termiche – La più comune terapia di tipo termico utilizzata nella cura della prostatite è la TUMT.
La TUMT (Trans-Urethral Microwave Thermotherapy, termoterapia transuretrale a microonde) consiste nell’inserimento in uretra di una sonda che produce onde termiche che inducono la necrosi del tessuto prostatico. Dopo l’operazione è previsto un breve periodo di cateterizzazione; il decorso post-intervento richiede circa due mesi.
Trattamenti chirurgici – I principali trattamenti chirurgici sono la TURP, la prostatectomia semplice e la TUIP.
La TURP (Trans-Urethral Resection of the Prostate, resezione transuretrale della prostata) è un’operazione in endoscopia effettuata tramite uno strumento chiamato resettoscopio dotato di un bisturi che taglia il tessuto che verrà trasportato in vescica da un liquido di irrigazione per poi essere aspirato con una siringa. La cateterizzazione va dai tre ai cinque giorni. Il decorso post-operatorio va da uno a due mesi.
Talvolta, quando non è possibile ricorrere alla TURP, si deve procedere con un’operazione di prostatectomia semplice. Il chirurgo incide l’addome, poi la vescica e procede con la rimozione della prostata dopodiché provvede a risuturare la vescica. La cateterizzazione va dai 4 ai 5 giorni. Il decorso post-intervento richiede circa due mesi.
La TUIP (Trans-Urethral Incision of the Prostate, incisione transuretrale della prostata) è un intervento effettuato con tecnica endoscopica ed è indicato per prostate dal peso inferiore ai 30 grammi e che non presentino sviluppo di lobo medio. Nel corso di questo intervento vengono praticate uno o due incisioni della prostata senza effettuare asportazione di tessuto. L’intervento è di breve durata, la cateterizzazione dura un giorno o due e anche la degenza risulta più breve che negli altri tipi di trattamento chirurgico.

La prostatite è una patologia molto diffusa; si stima infatti che, annualmente, circa 13-16% della popolazione maschile ne sia colpito
Alcuni accorgimenti
Quale che sia la terapia che verrà utilizzata, è consigliabile adottare alcuni accorgimenti che a volte consentono perlomeno di tenere sotto controllo i sintomi più fastidiosi della prostatite: cercare di bere poco la sera per evitare di doversi alzare a urinare durante la notte, cercare di svuotare completamente la vescica (per esempio urinando stando seduti), evitare gli alcolici (che possono causare una congestione della prostata), avere un’alimentazione controllata e svolgere attività fisica (la sedentarietà provoca ritenzione urinaria). Si deve inoltre tener conto che un buon stile di vita è una delle migliori armi preventive verso molte patologie più o meno severe, prostatite compresa.

La prostatite è una patologia molto diffusa; si stima infatti che, annualmente, circa 13-16% della popolazione maschile ne sia colpito
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