La poliomielite (spesso denominata polio, talvolta paralisi infantile e, in passato malattia di Heine-Medin) è una patologia infettiva a carattere acuto che colpisce il sistema nervoso centrale.
La poliomielite è causata da un’infezione dovuta a tre ceppi virali appartenenti al gruppo dei Poliovirus hominis (genere Enterovirus): il tipo I (il più diffuso, noto anche come Brunhilde, dal nome dell’animale, uno scimpanzé, che permise il suo isolamento), il tipo II (noto anche come Lansing, dal nome della città del Michigan nella quale fu isolato nel corso di un’epidemia di poliomielite) e il tipo III (il più raro, noto anche come Leon, dal nome di un bambino in cui fu isolato).
I virus poliomielitici, che colpiscono soltanto il genere umano, si moltiplicano nell’intestino, nei tessuti linfatici sottostanti e nella mucosa orofaringea.
Il contagio avviene per via oro-fecale attraverso l’ingestione di bevande o alimenti contaminati oppure tramite la saliva o le goccioline emesse da un soggetto malato (o da un portatore sano) con gli starnuti o con i colpi di tosse.
I sintomi e i segni della poliomielite
Una volta che il virus della poliomielite è penetrato nell’organismo può raggiungere il sistema nervoso centrale e causare debolezza muscolare o, addirittura, paralisi.
Il periodo di incubazione del virus varia da una alle tre settimane circa.
Le forme sotto cui può presentarsi la poliomielite sono quattro:
- asintomatica
- aspecifica
- non paralitica (meningite asettica)
- paralitica (paralisi flaccida di diversi gruppi muscolari).
Quella asintomatica è la forma di poliomielite più comune (90-95% dei casi circa); la patologia decorre senza dare alcun sintomo; comunque sia le persone infette sono contagiose.
In un numero relativamente limitato di casi (4-8% circa), la poliomielite è sì sintomatica, ma i segni e i sintomi sono aspecifici (dolori addominali, febbre, mal di gola, nausea e vomito) e la situazione tende a risolversi nel giro di una settimana circa; è molto difficile distinguere la poliomielite aspecifica da una sindrome influenzale o da altre infezioni virali.
La terza forma, quella caratterizzata dalla presenza di meningite asettica è infrequente (circa il 3% dei casi); i soggetti colpiti dal virus sviluppano una meningite asettica che si manifesta con forte mal di testa, dolore al collo, mal di schiena, dolori addominali e alle estremità con febbre e vomito; il soggetto è inoltre letargico e irritabile.
La poliomielite paralitica (meno dell’1% di tutti casi di poliomielite) provoca una paralisi flaccida di vari gruppi muscolari. Si distinguono tre diverse forme di poliomielite paralitica: forma spinale (la più frequente; è caratterizzata da una paralisi asimmetrica che solitamente colpisce le gambe), forma bulbare (si manifesta con una debolezza muscolare a carico dei muscoli innervati dai nervi cranici) e forma bulbo-spinale (combina le manifestazioni delle altre due forme).
I soggetti colpiti dalla poliomielite asintomatica e da quella aspecifica guariscono completamente; coloro che sono stati colpiti soltanto da meningite asettica possono accusare problemi per una decina di giorni o due settimane, ma di norma non vi sono strascichi. I problemi più seri sono relativi alla forma paralitica perché i problemi muscolari possono essere permanenti; ciò porta alla lunga a deformità dello scheletro, blocco articolatorio e difficoltà nell’eseguire i movimenti (alcuni bambini possono sviluppare il cosiddetto piede equino, una malformazione che impedisce un cammino normale).
In alcuni casi la poliomielite paralitica ha esito fatale; nei bambini la morte si verifica generalmente in una percentuale che oscilla tra il 2 e il 5%; negli adulti la percentuale sale drasticamente (15-30% dei casi).
Poliomielite: la situazione attuale
Oggi la malattia è stata completamente debellata in moltissimi Paesi, ovvero nella regione delle Americhe, in quella del Pacifico Occidentale e in Europa; lo scopo dell’eradicazione totale di questa patologia non è però ancora stato raggiunto; attualmente la malattia è endemica in Afghanistan, in Nigeria e in Pakistan; ovviamente, anche nei Paesi liberi dalla polio, residua il rischio di importare la malattia da quei Paesi dove i virus risultano ancora endemici.
Il vaccino antipolio
Non esistono terapie per curare i pazienti affetti da poliomielite (se non trattamenti sintomatici per minimizzare gli effetti della patologia), per cui ci si deve affidare alle vaccinazioni, peraltro estremamente efficaci. Si tenga presente che in Italia, prima dell’introduzione dell’antipolio si avevano diverse migliaia di casi all’anno, con centinaia di morti; la poliomielite colpiva soprattutto i bambini.

Il vaccino contro la poliomielite può essere somministrato insieme ad altre vaccinazioni; in molti bambini, il ciclo primario viene effettuato con il vaccino esavalente.
Dopo l’introduzione del vaccino inattivato Salk (IPV), nel 1957 e poi del vaccino vivo attenuato Sabin nel 1964 (OPV) i casi si sono drasticamente ridotti, per scomparire definitivamente all’inizio degli anni Ottanta del XX secolo.
Nel nostro Paese, a partire dal 1982 (dopo l’eradicazione totale della poliomielite dal continente europeo), l’unica forma di vaccino che viene somministrata è quella inattivata. Presso il Ministero della salute è però tuttora mantenuta una scorta di vaccino orale attivo come misura precauzionale in caso di emergenze sanitarie.
Il vaccino antipolio può essere somministrato insieme ad altre vaccinazioni; in molti bambini, il ciclo primario viene effettuato con il vaccino esavalente (vaccini per difterite, tetano, pertosse, poliomielite, Haemofilus Influenzae di tipo B ed epatite B).
Il calendario vaccinale prevede quattro dosi vaccinali:
- la prima dose al 3° mese di vita
- la seconda dose al 5° mese di vita
- la terza dose all’11° mese di vita
- la quarta dose a 5-6 anni di età.
Viene consigliata una quinta vaccinazione nell’adolescenza.
Gli adulti che viaggiano in zone del mondo dove la poliomielite non è stata debellata o che lavorano in ambienti in cui possono venire a contatto con il virus possono prendere in considerazione un eventuale richiamo.
Non devono essere sottoposti a vaccinazione i bambini che presentano un’allergia grave a uno qualsiasi dei componenti del vaccino (ivi compresi gli antibiotici neomicina, streptomicina e polimixina B) e nemmeno quelli che hanno avuto una reazione allergica grave dopo la somministrazione di una dose precedente di vaccino antipolio.
La vaccinazione può essere rimandata nel caso in cui il bambino sia affetto da una patologia moderata o grave; si dovrà, in questi casi, attendere che il bambino sia completamente guarito.
Vaccinazioni e polemiche
Le vaccinazioni hanno permesso di debellare quasi completamente molte malattie e di salvare milioni di vite umane; ciononostante, le discussioni non sono mai mancate e continuano a non mancare.
Anche per quanto riguarda il vaccino antipolio, vi sono state polemiche, anche feroci.
È fuor di dubbio che il vaccino vivo attenuato sia stato all’origine di casi di poliomielite iatrogena (ovvero polio indotta dal vaccino), pochi peraltro; è per questo motivo che in molti Paesi (Italia compresa), dove la malattia è praticamente inesistente si è passati alla vaccinazione con vaccino inattivato.
I vaccini attenuati vengono ancora utilizzati in alcune zone dove la patologia è ancora endemica; i motivi sono essenzialmente due: chi si sottopone a un trattamento con il vaccino attenuato è in grado di trasmettere rapidamente l’immunità a coloro che gli stanno vicino; il vaccino attenuato, inoltre, è un vaccino orale; non dovendo essere iniettato è più facile da assumere in luoghi dove la presenza di medici e infermieri è molto scarsa.
I vari Paesi valutano attentamente rischi e benefici delle forme di vaccino a disposizione. Comunque sia, attualmente, nei Paesi occidentali si ricorre esclusivamente al vaccino con virus inattivo. A tutt’oggi non sono mai stati segnalati casi di poliomielite iatrogena in seguito alla somministrazione con questa tipologia di vaccino.
Indice materie – Medicina – Sintomi – Poliomielite