La polimialgia reumatica è una seria malattia infiammatoria dalle cause sconosciute che colpisce i gruppi muscolari prossimali del collo, del dorso e dei cingoli scapolare e pelvico determinando una notevole rigidità e un’importante limitazione funzionale. I soggetti colpiti incontrano grandi difficoltà anche nell’effettuare le normali azioni quotidiane (alzarsi dal letto, vestirsi ecc.) con notevole penalizzazione della qualità di vita.
La polimialgia reumatica è una patologia relativamente frequente; colpisce circa una persona ogni 1.200; nella gran parte dei casi si tratta di ultrasessantacinquenni; le donne sono colpite in misura doppia. Fra le varie patologie reumatiche è quella più comune nel paziente anziano.
In circa un terzo dei soggetti affetti da polimialgia reumatica è presente anche una particolare forma di vasculite, l’arterite di Horton, una patologia autoimmune dalle cause sconosciute nota anche come arterite temporale, arterite gigantocellulare o arterite a cellule giganti).
La polimialgia reumatica è una delle patologie che fanno parte del vasto gruppo delle Malattie reumatiche (i cosiddetti reumatismi).
Polimialgia reumatica – Cause
Come accennato in apertura di articolo, le cause della polimialgia reumatica sono tuttora ignote; la gran parte degli autori ritiene che tale patologia venga scatenata da una combinazione di fattori genetici e ambientali.
Fra i principali fattori di rischio si devono segnalare l’età avanzata, il sesso femminile e l’origine scandinava.
Come detto, la polimialgia reumatica tende a colpire soprattutto le persone che hanno superato i 65 anni di età; vengono effettuate diagnosi anche in soggetti più giovani, ma si tratta di casi piuttosto rari.
Per quanto riguarda il sesso, i dati presenti in letteratura mostrano chiaramente che le donne si ammalano con una frequenza doppia rispetto agli uomini.
Si è infine osservata una maggiore incidenza della polimialgia reumatica nei soggetti nordeuropei, in particolar modo in quelli di origine svedese, finlandese e norvegese.
Polimialgia reumatica – Sintomi e segni
Nelle fasi di esordio, la polimialgia reumatica ha una sintomatologia che ricorda quella dell’influenza, ma, a differenza di quest’ultima patologia, non ha risoluzione spontanea.
Il principale sintomo della malattia è la mialgia (dolore muscolare) che inizialmente è monolaterale per poi espandersi bilateralmente; i muscoli interessati sono soprattutto quelli di collo, spalle e anche.
Altro sintomo importante è la rigidità delle aree interessate dal dolore muscolare; tale rigidità è presente al momento del risveglio oppure dopo un certo periodo di inattività; è presente anche una notevole limitazione della mobilità dei muscoli che sono prossimi alle articolazioni (in particolare quelli delle ginocchia e dei polsi).
Si registrano poi altri sintomi e segni sistemici quali sensazione di malessere generale, febbre, facile affaticabilità, perdita dell’appetito e perdita di peso; l’inspiegabile calo di peso (si parla di polimialgia reumatica cachettica) mima la sintomatologia che caratterizza alcuni tipi di tumore. In molti casi è presente depressione, sintomo facilmente spiegabile con il fatto che il soggetto si ritrova nel giro di poco tempo ad avere difficoltà notevoli nello svolgimento delle operazioni quotidiane più banali.
In alcuni casi può essere presente anemia normocromica e normocitica. Nella maggior parte dei soggetti la VES ha valori superiori a 50 mm/h e in molti arriva persino a superare i 100 mm/h.
Elevati risultano anche i livelli di proteina C reattiva (>0,7 mg/dl).
Diagnosi
La diagnosi di polimialgia reumatica può presentare alcune difficoltà, soprattutto perché la sintomatologia ha punti in comune con molte patologie.
Gli accertamenti diagnostici devono essere condotti in maniera oltremodo scrupolosa; oltre all’inevitabile esame obiettivo, saranno necessari vari esami del sangue (VES, proteina C reattiva, emocromo con formula differenziale, glicemia, calcio, funzionalità renale, funzionalità tiroidea, CPK, fosfatasi alcalina) e test strumentali quali risonanza magnetica nucleare ed ecografia; nel caso sia presente l’arterite di Horton, saranno necessari esami supplementari fra cui ecodoppler e PET.
Vista l’aspecificità dei sintomi, la diagnosi differenziale si pone con diverse altre patologie, infiammatorie e no fra cui vale la pena citare le seguenti: artrite reumatoide, spondiloartropatia indifferenziata tardiva, lupus eritematoso sistemico, vasculite sistemica, polimiosite, dermatomiosite, endocardite batterica, osteomielite cronica ecc.

Il principale sintomo della malattia è la mialgia (dolore muscolare) che inizialmente è monolaterale per poi espandersi bilateralmente; i muscoli interessati sono soprattutto quelli di collo, spalle e anche.
Polimialgia reumatica – Terapia
Al momento attuale, l’unica terapia che ha mostrato una notevole efficacia nella cura della polimialgia reumatica è il trattamento con i glucocorticoidi, più specificamente con il prednisone; la dose iniziale di 15 mg viene poi portata a 20 mg pro/die nel giro delle prime due settimane di terapia; in molti casi sono necessari due o tre anni di trattamento, ma non mancano casi di ricadute entro 10 anni dalla diagnosi e, conseguentemente, i trattamenti potranno durare più a lungo. La dose di mantenimento che viene raccomandata è quella più bassa che riesce a mantenere in remissione la sintomatologia a prescindere dai risultati della VES; la gran parte dei soggetti con malattia cronica viene trattata con una dose compresa tra i 2,5 e i 5 mg pro/die di prednisone.
La terapia con corticosteroidi è purtroppo spesso gravata da effetti collaterali importanti fra cui osteoporosi, ipertensione arteriosa (pressione alta), diabete mellito, fratture da cedimento, cataratta, miopatie steroidee, aumento di peso, glaucoma, indebolimento del sistema immunitario ecc.
A seconda dei casi, lo specialista potrà decidere di associare al trattamento con i corticosteroidi quello con metotrexato e con gli anti-TNF.
Importante è anche lo stile di vita che deve essere il più sano e attivo possibile; l’esercizio fisico è importante per il mantenimento del tono muscolare, per la stabilizzazione del peso corporeo e per gli effetti positivi sul ricambio osseo. La prognosi è buona nel caso di diagnosi precoce perché in genere permette di evitare le varie complicazioni legate alla patologia in questione.
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