La pitiriasi rosea di Gibert (e non di Gilbert, come si trova spesso in Rete anche su siti che trattano argomenti di salute) è una malattia esantematica abbastanza comune che tende a risolversi in modo spontaneo.
Sono numerosissimi i sinonimi con i quali la pitiriasi rosea di Gibert viene indicata; oltre a malattia di Gibert ricordiamo le seguenti terminologie: pitiriasi circinata di Horand, pitiriasi disseminata di Hardy, pitiriasi circinata e marginata di Vidal, pitiriasi rubra e disseminata di Bazin ecc.
La pitiriasi rosea fu descritta alla fine del 1700 da un dermatologo inglese, Robert Willan; Willan chiamò questa dermatosi roseola annulata; la terminologia che la designa attualmente invece si deve a un dermatologo francese, Camille-Melchior Gibert che la definì appunto pitiriasi rosea; era l’anno 1860.
La pitiriasi rosea di Gibert interessa sia i soggetti di sesso maschile che quelli di sesso femminile; la malattia ha il suo picco di incidenza tra i 10 e i 40 anni di età. La malattia viene più frequentemente osservata nei periodi autunnale e primaverile, ma non è chiara la correlazione fra le due stagioni e il manifestarsi della patologia che rappresenta circa il 2% di tutte le dermatosi.
Cause
L’eziologia della pitiriasi rosea di Gibert è attualmente sconosciuta, ma si è portati a ritenere che possa essere virale; gli agenti eziologici sospettati sono gli herpesvirus HHV-6 e HHV-7, gli stessi che sono all’origine della sesta malattia, la patologia nota anche come febbre dei tre giorni. Alcuni studi mostrano che la pitiriasi rosea di Gibert potrebbe essere provocata da una riattivazione dei due virus in età adulta analogamente a quanto accade con il virus che provoca la varicella (la riattivazione endogena di questo virus, che rimane latente nell’organismo dopo l’infezione primaria varicellosa, provoca l’herpes zoster, patologia nota anche come Fuoco di Sant’Antonio).
Dal momento che il fattore scatenante la patologia è probabilmente virale, si potrebbe essere portati a pensare che si tratti di una malattia contagiosa; in realtà, gli studi mostrano che la contagiosità dell’affezione è praticamente nulla.

Si ipotizza che nella pitiriasi rosea di Gibert gli agenti eziologici siano gli herpesvirus HHV-6 e HHV-7, gli stessi che sono all’origine della sesta malattia, la patologia nota anche come febbre dei tre giorni.
Segni e sintomi della pitiriasi rosea di Gibert
L’esordio clinico della pitiriasi rosea di Gibert è caratterizzato dalla comparsa di una chiazza di forma rotondeggiante di colore rosa e ben delimitata detta chiazza madre (medaglione di Gibert o anche, ma più raramente, placca iniziale di Broq) i cui bordi sono lievissimamente rilevati. Trascorsi alcuni giorni da questa manifestazione clinica si ha la comparsa di altre chiazze, più piccole della prima; sono le cosiddette chiazze figlie. In un quarto dei casi circa i soggetti affetti riferiscono la presenza di prurito.
Nella stragrande maggioranza dei casi (circa l’80%) la pitiriasi rosea di Gibert ha un’evoluzione di circa 4-6 settimane dopodiché regredisce senza lasciar alcun esito (decorso classico). In un 20% dei casi il decorso è atipico; in alcuni casi infatti la macchia madre può non manifestarsi oppure si possono avere più chiazze madri; può anche verificarsi l’evenienza della sola comparsa della chiazza madre.
La zona cutanea principalmente interessata dalla malattia è il tronco, ma talvolta si ha una diffusione delle macchie anche a livello delle braccia e del cuoio capelluto. Di norma le macchie le macchie figlie si dispongono simmetricamente alla macchia madre.
Fra le forme atipiche di pitiriasi rosea di Gibert si ricordano la pitiriasi rosea gigante (le manifestazioni cliniche sono le medesime, ma le zone interessate sono il cuoio capelluto, l’area genitale, la mucosa orale e le unghie), la pitiriasi rosea inversa (colpisce tendenzialmente i soggetti dalla carnagione olivastra e le macchie interessano solitamente gli arti e il volto, mentre il tronco rimane indenne), la pitiriasi rosea circinata e marginata di Vidal (una forma che ha la tendenza a perdurare per diversi mesi, anche se trattata; le macchie sono isolate le une dalle altre, ma sono di dimensioni ragguardevoli), la pitiriasi rosea vescicolare (forma atipica che colpisce soprattutto i giovani di razza nera) e la pitiriasi rosea urticata (forma di pitiriasi associata a orticaria).
Pitiriasi rosea di Gibert: la diagnosi
In buona parte dei casi, la diagnosi non pone particolari difficoltà (spesso è sufficiente il solo esame obiettivo); in alcune circostanze però possono sussistere dei dubbi; nel caso forme persistenti, per esempio, può essere opportuna un’indagine bioptica cutanea per essere certi di trovarsi di fronte a una forma atipica di pitiriasi piuttosto che di fronte a un’altra patologia che può dare sintomatologia simile (la diagnosi differenziale si pone con psoriasi guttata, tinea corporis, dermatite seborroica, dermatiti allergiche da farmaci, sifilide secondaria ecc.).
Nel caso in cui si sospetti la presenza di pitiriasi rosea di Gibert e vi sia un interessamento della pianta dei piedi e del palmo delle mani è necessario effettuare esami sierologici per escludere la sifilide.
La pitiriasi rosea di Gibert può recidivare, ma tale evenienza è invero molto rara (meno del 3% dei casi). Nel caso la patologia compaia in gravidanza è opportuno effettuare degli esami per escludere la sifilide secondaria; infatti mentre la pitiriasi rosea di Gibert non ha conseguenza alcuna sul feto, la sifilide secondaria può danneggiarlo gravemente.
Pitiriasi rosea di Gibert: durata e terapia
La terapia della pitiriasi rosea di Gibert non è generalmente necessaria in quanto, generalmente, la durata della malattia è di poche settimane in quanto tende a risolversi in modo spontaneo; tuttavia, nei casi in cui sia presente un forte e fastidioso prurito può essere opportuna la prescrizione di antistaminici orali e cortisonici topici. L’utilizzo di cortisonici orali è sconsigliato in quanto in molti casi questi possono aggravare la sintomatologia.
Nel caso di pitiriasi rosea da herpes virus viene generalmente prescritta una crema a base di aciclovir (5%). Per ridurre la fastidiosa sensazione di calore causata dalla dermatosi può risultare utile l’uso di talco o crema a base di mentolo. Va evitata per quanto possibile l’esposizione ai raggi solari ed è assolutamente sconsigliabile sottoporsi a sedute con lampade artificiali UVB.
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