La periostite tibiale è la forma di periostite più comune; ricordiamo che la periostite è un processo infiammatorio a carico del periostio, la membrana connettivale che avvolge tutte le ossa del corpo lasciando però scoperte le superfici articolari e le zone di inserzione tendinee. La periostite può interessare un solo osso oppure più elementi dello scheletro; nel caso di periostite tibiale, la parte coinvolta è il periostio della tibia, nelle aree in cui si inseriscono i muscoli soleo e tibiale posteriore e la fascia che le ricopre (ricordiamo, per completezza, che la periostite tibiale è anche nota come sindrome mediale della tibia, sindrome del muscolo soleo, sindrome del muscolo tibiale posteriore e anche come shin splints). Esistono varie modalità di classificazione della periostite tibiale; facendo riferimento alla durata della patologia si possono distinguere due forme:
- periostite tibiale acuta
- periostite tibiale cronica.
Nel primo caso, il quadro clinico è generalmente abbastanza severo e la sua evoluzione è piuttosto rapida, ma il problema tende a regredire altrettanto rapidamente o comunque in un lasso di tempo che è possibile considerare abbastanza contenuto.
Nel secondo caso, le manifestazioni cliniche sono più blande, ma tendono a permanere per periodi di tempo abbastanza lunghi.
A seconda della zona nella quale è localizzato il processo infiammatorio si possono distinguere:
- periostite tibiale anteriore
- periostite tibiale posteriore.
Nel primo caso l’infiammazione è localizzata nella zona frontale della tibia, mentre nel secondo caso il processo infiammatorio è situato nella regione interna della gamba lungo la tibia.
Si può infine distinguere fra periostite tibiale monolaterale o periostite tibiale bilaterale a seconda che la patologia interessi rispettivamente una o entrambe le gambe.
Le cause della periostite tibiale
La periostite tibiale può essere causata da un processo infettivo (una particolare forma di periostite, la periostite sifilitica, è uno dei primi sintomi avvertiti dai soggetti affetti da sifilide; un altro esempio è rappresentato dalla periostite tubercolare che in genere è il risultato di un’osteite profonda) oppure, e molto più frequentemente, da un trauma; questi eventi stimolano la produzione di tessuto osseo da parte degli osteoblasti, ovvero le cellule deputate alla formazione della matrice ossea. È per questo motivo che la patologia in questione è caratterizzata da una placca ossea con margini ben differenziati oppure da una sopraelevazione irregolare della superficie ossea.
I soggetti a rischio
Sono diverse le categorie di soggetti che corrono il rischio di essere colpiti da periostite tibiale; in primis ricordiamo gli sportivi, in particolar modo i runner, calciatori, cestisti, rugbisti, triatleti, ma anche pallavolisti ecc.
Nei soggetti che non praticano sport, la periostite tibiale è più frequente nelle persone che soffrono di problemi posturali nel corso della deambulazione e che, di conseguenza, sollecitano inadeguatamente i muscoli coinvolti (tibiale posteriore e soleo).

La tibia è un osso lungo, pari, piuttosto robusto e voluminoso; si trova nella parte antero-mediale della gamba; di questa, assieme al perone (o fibula), costituisce lo scheletro
Periostite tibiale e pratica sportiva
Fra i soggetti maggiormente colpiti da periostite tibiale, come detto, troviamo i runner e comunque quegli sportivi la cui disciplina impone di correre frequentemente (calciatori, cestisti, rugbisti, triatleti ecc.).
Fra i soggetti maggiormente predisposti a questo problema troviamo gli atleti che hanno il piede cavo-pronato (nella fase dinamica della corsa, il tibiale posteriore viene mantenuto in stiramento). La patologia compare maggiormente nei periodi in cui il soggetto aumenta il livello quantitativo oppure quello qualitativo degli allenamenti; sono soprattutto gli allenamenti qualitativi all’origine del problema perché inducono l’atleta a sollecitare notevolmente le inserzioni del soleo e del muscolo tibiale posteriore.
Nel runner in particolare le cause che più frequentemente scatenano la periostite sono:
- a) abbinamento della corsa con altri sport (basket e, in linea del tutto teorica, salti)
b) combinazione di lunghe distanze con scarpe non idonee (poco ammortizzamento)
d) sovrappeso
e) marcata dismetria che provoca un’errata distribuzione del carico.
Sintomi e diagnosi di periostite tibiale
Il principale sintomo della periostite tibiale è rappresentato da un forte dolore localizzato nel margine mediale della tibia (circa 10 cm sopra la caviglia); spesso sono diversi cm di tibia a essere interessati dal dolore, ma in alcuni casi la localizzazione è più specifica.
Nelle fasi iniziali della patologia, il dolore alla tibia scompare dopo aver percorso pochi chilometri, ma in seguito tende a permanere e non è possibile allenarsi. In alcuni casi il dolore può fare la sua comparsa anche quando l’atleta è a riposo.
All’esame obiettivo il soggetto avverte dolore alla pressopalpazione; il dolore inoltre può essere evocato anche dalla flessione plantare delle dita e del piede. Può essere visibile e palpabile anche un certo gonfiore.
L’esame radiografico consente di individuare situazioni anormali a carico del periostio. La scintigrafia ossea dà invece esito negativo e consente di escludere altre patologie come, per esempio, le fratture da stress.
Come trattare la periostite tibiale? I rimedi
È assolutamente necessario evitare che la periostite si cronicizzi. A questo scopo è consigliabile astenersi dall’attività sportiva per almeno un mese. Nel frattempo si può intervenire con la crioterapia.
È sicuramente opportuno effettuare un esame radiografico teso a evidenziare eventuali irregolarità e ispessimenti del periostio. Trascorso il periodo di stop, se il problema permane, l’ortopedico potrà consigliare esami più fini (risonanza magnetica nucleare o scintigrafia per escludere la presenza di fratture da stress), intervenendo con rimedi quali mesoterapia e infiltrazioni locali.
Il ricorso a plantari durante la fase riabilitativa, per quanto alcuni lo consiglino, non ha invece senso; è sicuramente molto più logico riprendere l’attività sportiva soltanto a guarigione avvenuta per evitare che una ripresa a infortunio in corso supportato da terapia non faccia altro che:
- rendere inutile la terapia
- prolungare all’infinito il problema
- nascondere le vere cause dell’infortunio.
La ripresa dell’attività sportiva dovrà essere preceduta dal ripristino della muscolatura (si deve agire in particolar modo sul tibiale anteriore), dalla scelta di scarpe adeguate ed eventualmente (soprattutto per chi ha contratto l’infortunio al primo approccio con la corsa) dalla scelta di ortesi plantari.
Ovviamente nei casi di periostite tibiale non determinati da traumi, ma da processi infettivi batterici. è necessario intervenire somministrando farmaci antibiotici.
Non sempre è periostite tibiale
In alcune occasioni vengono classificati come periostiti tibiali alcuni quadri clinici che, pur presentando alcune similitudini, sono ben distinti fra loro. Fra questi quadri ricordiamo:
- la sindrome del muscolo tibiale anteriore (una patologia la cui causa sembra dovuta a un aumento della pressione dei liquidi interstiziali – dovuto ai microtraumi tipici di una maratona o di duri allenamenti in pista o su terreno collinare – o all’ipertrofia del tibiale stesso).
- La sindrome del compartimento anteriore (una patologia che interessa i pattinatori, ma anche i maratoneti, e provocata dall’incremento della pressione al di sotto della fascia che causa un rallentamento del flusso sanguigno).
- Le fratture da stress.
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