Paratifo è un termine medico con il quale si fa riferimento a una serie di tossinfezioni batteriche acute, appartenenti alla categoria delle salmonellosi, che interessano l’apparato digerente; ne esistono tre forme; il nome della patologia è dovuto al fatto che le sue manifestazioni cliniche sono molto simili a quelle che caratterizzano la febbre tifoide, una malattia infettiva causata dal batterio Salmonella enterica. Rispetto alla febbre tifoide, il paratifo è caratterizzato da minori gravità, complicanze e mortalità.
Paratifo – Cause
Attualmente sono note tre forme di paratifo che sono causate da tre diversi sierotipi del medesimo agente patogeno:
- paratifo A, causato dal batterio Salmonella paratyphi A
- paratifo B, causato dal batterio Salmonella paratyphi B
- paratifo C, causato dal batterio Salmonella paratyphi C.
La prima forma è abbastanza frequente in tutto il continente europeo; più rara la seconda che richiede climi abbastanza caldi e quindi è più comune nell’Europa sudorientale e nei Paesi tropicali e subtropicali. La terza forma, invece, è di raro riscontro nei Paesi europei.
La trasmissione della malattia avviene per via oro-fecale, vale a dire attraverso le feci o, più comunemente, per via indiretta tramite l’ingestione di cibi o bevande che sono stati maneggiati da persone infette oppure per la contaminazione, attraverso gli scarichi delle fogne, dell’acqua che viene utilizzata per bere o per lavare gli alimenti. Dal momento che i fondali marini possono essere contaminati dalle fogne, un’importante fonte di contagio è rappresentata dall’ingestione di molluschi e crostacei mangiati crudi.
Una volta che i batteri sono penetrati all’interno dell’organismo, superano la barriera gastrica e giungono nell’intestino tenue dove aderiscono agli enterociti e alle cellule M (una sottopopolazione cellulare altamente specializzata del tessuto linfoide associato alle mucose). Una volta oltrepassata la mucosa dell’intestino, i microrganismi patogeni arrivano ai linfonodi regionali; qui saranno in gran parte fagocitati; i batteri residui raggiungeranno invece la circolazione ematica attraverso il dotto toracico dando luogo a una batteriemia che avrà breve durata, fino alla fagocitosi da parte delle cellule localizzate nel fegato, nella milza, nel midollo e nei linfonodi. In alcuni casi, i batteri riescono a sopravvivere e a moltiplicarsi all’interno dei macrofagi determinando una batteriemia persistente; in casi come questo è possibile la colonizzazione di vari organi, in particolare delle pareti intestinali e della colecisti.
Paratifo – Sintomi e segni
Le manifestazioni cliniche che caratterizzano il paratifo sono sostanzialmente sovrapponibili a quelle della febbre tifoide; dopo un relativamente breve periodo di incubazione (una-due settimane circa) si ha un innalzamento della temperatura corporea che può arrivare anche a 40 °C; la febbre può essere preceduta o no da diarrea; altre manifestazioni frequenti sono mal di testa, dolori addominali, perdita di sangue dal naso, tosse e, talvolta stitichezza. Con il passare dei giorni, oltre alla persistenza della febbre, si manifesta una caratteristica diarrea semiliquida; le scariche sono frequenti; sono inoltre presenti debolezza e apatia.
Sul dorso, sull’addome e sul torace può essere presente un esantema. Possono essere presenti inoltre ingrossamento del fegato (splenomegalia), lingua a dardo (lingua asciutta con punta e bordi arrossati), rumori respiratori (ronchi), ittero lieve.

In Italia l’incidenza del paratifo e di febbre tifoide è di circa 2 casi ogni 100.000 abitanti, spesso legati a viaggi in in paesi in cui la patologia è endemica e con scarse condizioni igienico-sanitarie.
Diagnosi
L’accertamento diagnostico si basa sull’isolamento del microrganismo responsabile attraverso emocoltura o coprocoltura nonché su prove sierologiche (reazione di Widal, un esame attraverso il quale si possono ricercare gli anticorpi anti antigene Somatico O ed anti antigene flagellare H presenti nel siero di coloro che sono venuti a contatto con la Salmonella Typhi e/o con le salmonelle paratyphi A e B).
Paratifo – Cura e profilassi
La cura si basa sulla somministrazione di farmaci antibiotici (in passato, il farmaco di prima scelta era il cloramfenicolo, ma attualmente si tende a utilizzare altri principi attivi quali ciprofloxacina, ceftriaxone, ampicillina, trimetoprim/sulfametossazolo ecc.).
Una volta terminata la terapia è necessario verificare tramite coprocoltura l’effettiva scomparsa delle salmonelle.
Nei primi giorni di malattia è consigliabile una dieta liquida; con il passare dei giorni si può passare a una dieta leggera e ricca di liquidi.
È disponibile un vaccino contro le forme di paratifo A e B e tifo. La protezione è dell’80%; la durata è di circa due anni, dopodiché sarà necessario un richiamo.
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