La pancreatite è una patologia infiammatoria che interessa il pancreas (una ghiandola di colore rosaceo abbastanza voluminosa annessa all’apparato digerente la cui funzione è quella di secernere il succo pancreatico – che serve a digerire alcune sostanze nell’intestino tenue –, l’insulina e il glucagone che servono a regolare i livelli di glucosio nel sangue); il processo infiammatorio danneggia in modo molto serio il pancreas e nei casi più gravi danneggiare anche altri organi e addirittura causare il decesso.
La pancreatite non è particolarmente frequente, anche se non può dirsi rarissima; il picco di incidenza per quanto riguarda la forma acuta si ha dai 40 ai 70 anni con un valore annuo che si aggira attorno ai 6 casi ogni 100.000 abitanti; per quanto riguarda la forma cronica, il picco di incidenza si verifica tra i 30 e i 40 anni con un valore annuo che va dai 3 ai 9 casi ogni 100.000 abitanti. La forma cronica interessa in particolar modo i soggetti maschi (75% circa dei casi).
La pancreatite può presentarsi sotto due forme:
- forma acuta
- forma cronica.
Nel primo caso l’insorgenza è improvvisa e spesso la vita del paziente è in serio pericolo. Nel secondo caso, può rappresentare la riacutizzazione di un precedente episodio acuto oppure può manifestarsi sotto forma di danno cronico che si manifesta con dolenzia addominale persistente e malassorbimento.
Pancreatite acuta
La pancreatite acuta può essere suddivisa in base alla severità del quadro clinico:
- acuta lieve
- acuta severa.
Le pancreatiti acute lievi rappresentano circa l’85% dei casi; è presente edema del pancreas; i danni hanno carattere transitorio e non si ha mai un interessamento di altri organi. La pancreatite acuta lieve tende a risolversi in modo spontaneo e non è associata ad alterazioni della funzionalità dell’organo a lungo termine. La mortalità è bassa (inferiore al 2%) e di norma si verifica perché sono presenti anche altre patologie.
Le pancreatiti acute severe rappresentano il restante 15% dei casi; è presente necrosi, più o meno estesa, di varie zone del pancreas; generalmente sono caratterizzate da un interessamento sistemico spesso associato a un’insufficienza di uno o più organi (si possono per esempio verificare insufficienza epatica, renale, respiratoria ecc.). La mortalità è decisamente più alta rispetto a quella della pancreatite in forma lieve; si attesta infatti attorno al 15% circa; tale percentuale però aumenta drasticamente nel caso in cui si verifichino sovrainfezioni della necrosi pancreatica con shock setticemico e insufficienza pluriviscerale.
Le forme più gravi possono causare la morte del soggetto nel giro di due giorni dal manifestarsi dei primi segni e sintomi; in questo caso si parla di pancreatite fulminante.
La forma acuta severa può evolvere in pancreatite cronica o provocare la formazione di ascessi, pseudocisti o raccolte intra-addominali.
Pancreatite acuta – Cause
La forma acuta può riconoscere varie cause; circa l’80% dei casi però sono riconducibili alla calcolosi delle vie biliari (si parla in questo caso di pancreatite acuta biliare) o all’abuso di sostanze alcoliche e superalcoliche (in questo caso si parla di pancreatite acuta alcolica).
Il restante 20% circa dei casi può essere causato dall’assunzione di determinati farmaci o di sostanze stupefacenti, da iperlipemia severa, da ipercalcemia o da iperparatiroidismo. Anche traumi a carico del pancreas e l’ostruzione del dotto pancreatico principale possono essere causa di forme acute di pancreatite. In rari casi la pancreatite acuta può essere causata da un processo infettivo (per esempio la parotite).
Talvolta non si riesce a risalire alla causa del processo infiammatorio acuto; in questo caso si parla di pancreatite acuta idiopatica.
Pancreatite acuta – Sintomi e segni
Il primo sintomo è solitamente il dolore intenso, spesso persistente, nella zona addominale superiore; spesso si irradia alla schiena; in alcuni casi interessa anche altre aree. Nella maggior parte dei casi il dolore si manifesta in modo improvviso e particolarmente intenso, ma in alcuni soggetti è lieve con tendenza al peggioramento dopo i pasti principali. Può essere presente gonfiore addominale. Di solito il soggetto avverte una spiacevole sensazione di malessere generale.
Altri segni e sintomi del processo infiammatorio in atto sono incremento della normale frequenza cardiaca (tachicardia), ipotensione (pressione bassa), febbre, nausea e vomito.
Nelle forme più severe si possono avere disidratazione, insufficienza di uno o più organi ed emorragia all’interno del pancreas.
Diagnosi
La diagnosi si basa, oltre che sulla sintomatologia riferita dal soggetto, si basa sull’esecuzione di esami del sangue ed esami strumentali. Risulta particolarmente utile il dosaggio sierico degli enzimi pancreatici (i loro valori si innalzano sensibilmente in caso di pancreatite). Altri esami ematici generalmente effettuati sono gamma-GT, transaminasi, LDH, bilirubina, glicemia e trigliceridi. L’esame delle feci rivela spesso una bassa concentrazione di enzimi pancreatici.
Fra gli esami strumentali che possono venire effettuati vi sono l’ecografia addominale, la TAC e la RMN).
Cura
La cura, a prescindere dalla severità del quadro, richiede il ricovero in ospedale.
Al momento attuale non esistono farmaci specifici per la cura della pancreatite; i cardini della terapia sono rappresentati dalla nutrizione parenterale e dalla somministrazione di antibiotici a scopo profilattico. Nei casi di maggiore gravità potrebbe essere necessario supportare adeguatamente le funzioni vitali e gli organi colpiti da insufficienza. Eventuali raccolte intra-addominali vengono trattate con il drenaggio percutaneo.
Il ricorso alla chirurgia è riservato a casi particolari (presenza, dopo il drenaggio percutaneo, di importanti aree necrotiche, cisti, emorragie o ascessi).
Se la pancreatite è stata causata da calcolosi biliare è necessario rimuoverli per via endoscopica (colangiopancreatografia retrograda endoscopica, nota anche come ERCP ).
I soggetti affetti da forme gravi di pancreatite acuta devono essere nutriti tramite fleboclisi per un periodo di tempo che può andare dalle tre alle sei settimane.
Pancreatite cronica
La forma cronica si sviluppa solo dopo un attacco acuto, soprattutto se viene danneggiato il dotto pancreatico. I danni al pancreas dovuti all’abuso di alcol potrebbero rimanere silenti per anni, poi il paziente potrebbe avere un attacco improvviso di pancreatite.
Nelle forme croniche l’infiammazione è di minore entità rispetto a quella che caratterizza le forme acute, ma il processo infiammatorio perdura nel tempo; l’esito di questa prolungata infiammazione è la progressiva sostituzione del tessuto pancreatico normale con un tessuto cicatriziale, fibroso e ipofunzionante.
Pancreatite cronica – Cause
La principale causa della forma cronica è l’abuso cronico di sostanze alcoliche o superalcoliche; è però corretto precisare che soltanto una percentuale ridotta (10-15% circa) di forti consumatori cronici di alcol sviluppa una forma cronica di pancreatite; ciò suggerisce la sinergia di più fattori tra i quali una dieta eccessivamente ricca di grassi e il fumo di sigaretta.
Altre cause sono l’ostruzione del dotto pancreatico principale (ostruzione che può essere dovuta alla presenza di calcoli o di masse neoplastiche, in molti casi benigne o comunque borderline a crescita molto lenta), la fibrosi cistica, le malformazioni pancreatiche, la distrofia cistica duodenale, l’assunzione di determinati farmaci e l’autoimmunità; in quest’ultimo caso si parla di pancreatite autoimmune.
In rari casi le cause della patologia rimane indefinita; si parla in questo caso di pancreatite cronica idiopatica.
Pancreatite cronica – Sintomi e segni
Al suo esordio la malattia può non dar segno di sé; man mano che il processo infiammatorio avanza la patologia può manifestarsi con vari segni e sintomi fra i quali il dolore cronico (non sono rari i periodi di remissione seguiti da un riacutizzarsi del sintomo), l’insufficiente digestione e il malassorbimento degli alimenti introdotti (evidenziabili dalla presenza di feci scarsamente formate, untuose e talvolta diarroiche), il calo ponderale e l’iperglicemia.

Il picco di incidenza per quanto riguarda la forma acuta di pancreatite si ha dai 40 ai 70 anni con un valore annuo che si aggira attorno ai 6 casi ogni 100.000 abitanti; per quanto riguarda la forma cronica, il picco di incidenza si verifica tra i 30 e i 40 anni con un valore annuo che va dai 3 ai 9 casi ogni 100.000 abitanti.
Diagnosi
Gli esami diagnostici effettuati sono essenzialmente gli stessi citati a proposito della forma acuta; in presenza di pancreatite cronica gli esami rivelano l’insufficienza pancreatica e l’innalzamento dei livelli di glucosio ematico (glicemia alta). La ridotta funzionalità digestiva viene rilevata tramite il dosaggio dell’elastasi fecale.
TAC e RMN mettono in evidenza la presenza di alterazioni a carico dell’organo pancreatico; possono poi essere effettuati esami sofisticati come l’ecoendoscopia e l’ERCP, tecniche diagnostiche che sono in grado di evidenziare con una certa chiarezza la presenza di alterazioni morfologiche a carico dei dotti pancreatici; peraltro si tratta di tecniche non solo diagnostiche, ma anche interventistiche che, al bisogno, consentono l’esecuzione di manovre quali, per esempio, il posizionamento di protesi o la sfinterotomia).
Cura
La cura si basa sulla modifica del regime alimentare (fondamentali l’abolizione assoluta di bevande alcoliche e superalcoliche, la riduzione della quota lipidica e la limitazione delle bevande a base di caffeina), sulla somministrazione di antidolorifici e su quella di preparati a base di enzimi pancreatici.
Se è insorto il diabete mellito è necessario intraprendere una terapia a base di farmaci ad azione ipoglicemizzante.
Talvolta si verificano episodi di riacutizzazione caratterizzati dall’insorgenza di dolore di notevole intensità; questi casi devono essere gestiti in ambito ospedaliero.
La pancreatite cronica non è scevra da complicanze anche serie fra le quali si devono ricordare la comparsa di dolore cronico che non risponde al trattamento farmacologico, la comparsa di pseudocisti e la compressione del pancreas su coledoco o sul duodeno.
Tali complicanze richiedono generalmente un approccio chirurgico che risolve sì la sintomatologia da esse causata, ma non incide minimamente sull’evoluzione progressiva della patologia.
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