L’obesità infantile è un problema particolarmente preoccupante; le stime parlano di circa 43 milioni i bambini di età inferiore ai 5 anni in condizione di sovrappeso. Una vera e propria epidemia il cui aspetto più grave sta nel fatto che un bambino affetto da obesità rischia fortemente di diventare un adulto obeso con tutte le conseguenze che questo comporta (aumento del rischio di contrarre patologie cardiovascolari, neoplastiche ecc.).
Per quanto riguarda l’Italia, i dati forniti relativamente all’anno 2014 (sistema di sorveglianza nazionale OKkio alla Salute) parlano di una percentuale di bambini in sovrappeso del 20,9%; i bambini obesi sono il 9,8% (in questa percentuale sono compresi anche i bambini severamente obesi che, presi da soli, rappresentano circa il 2,2%).
Il problema è maggiormente rilevante nelle regioni meridionali ed è aggravato dal fatto che spesso i genitori non sono coscienti delle scorrette condizioni ponderali dei propri figli, tant’è che dallo stesso studio emerge che il 36% dei genitori non ritiene che il proprio figlio sia affetto da eccesso di peso.
È vero che si è registrato un leggero miglioramento rispetto al passato, ma il problema è ben lungi dall’essere risolto; queste cifre, infatti, rimangono comunque molto preoccupanti; peraltro, secondo gli ultimi dati pubblicati dall’iniziativa dell’Oms Europa “Childhood Obesity Surveillance Initiative” emerge che il nostro Paese è tra quelli a più alta prevalenza di sovrappeso e obesità nei bambini di 8 e 9 anni insieme a Grecia e Spagna, mentre i Paesi del Nord Europa presentano prevalenze più basse.
Criteri per la misurazione
Diversi autori si sono interrogati a lungo su quale fosse la formula migliore per definire i criteri di sovrappeso e obesità infantile; secondo molti infatti il BMI è una misura scarsamente sensibile dell’obesità in soggetti molto alti o molto bassi (come nel caso dei bambini); ciononostante, è sempre basandosi sulla formula del BMI che l’International Obesity Task Force (IOTF) ha adottato nel 2000 le soglie elaborate da un apposito comitato (Cole, Bellizzi, Flegal e Dietz). Anni addietro, per valutare sovrappeso e obesità infantile si faceva riferimento alle cosiddette tavole di Tanner, tabelle che definivano peso ideale per età, altezza e sesso; in base a tali tavole un peso compreso tra il 110 e il 120% del peso ideale definisce una condizione di sovrappeso, oltre tali valori si parla di obesità. Questo tipo di misurazione è ormai caduto in disuso e, internazionalmente, le soglie adottate sono quelle di Cole e colleghi. Seguendo i criteri proposti da questi autori si determinano i valori predittivi di BMI per il sovrappeso e l’obesità in età adulta. Per esempio, facendo riferimento a tali criteri, un soggetto maschio di 12 anni di età ha forti probabilità di trovarsi in condizioni di sovrappeso alla maggiore età se il suo BMI è compreso tra 21,22 e 26,02 (valori di cut off); se il soggetto in questione ha un BMI superiore ha elevate probabilità di soffrire di obesità.
Vediamo un altro esempio pratico. Prendiamo in considerazione un soggetto maschio di 13 anni che pesi 57 kg e sia alto 155 cm. Il suo BMI è 23,73. In base alle tabelle di Cole, il bambino supera di 4,4 kg il limite del sovrappeso (52,6 kg) ed è a 7,5 kg dal limite obesità (64,5 kg), una situazione decisamente preoccupante e per la quale sarebbe opportuno prendere provvedimenti.
Una rielaborazione delle tabelle di Cole è quella proposta da Cacciari, Milani e Balsamo (2002); in base ai criteri proposti da questi autori, meno restrittivi rispetto ai colleghi, lo stesso soggetto supera di soli 3 ettogrammi il limite sovrappeso (56,7) e è a 13,9 kg dal limite obesità (70,9).
Obesità infantile: le cause
La genesi dell’obesità infantile è multifattoriale, ovvero vi sono diverse cause, più o meno evidenti che interagiscono fra loro dando origine al grave fenomeno; quelle principali sono un’alimentazione scorretta (sia qualitativamente che quantitativamente), una ridotta attività fisica e fattori genetico-familiari.
I casi di obesità infantile legati a problemi ormonali (per esempio l’ipotiroidismo) o disfunzioni surrenali sono piuttosto rare.
L’iperalimentazione nei primi due anni di vita ha sicuramente un ruolo rilevante in quanto causa ipertrofia (aumento di volume) e iperplasia (aumento di numero) delle cellule adipose; il soggetto pertanto, in età adulta, sarà maggiormente predisposto all’obesità e incontrerà maggiori difficoltà a calare di peso o a mantenerlo entro determinati limiti; sarà infatti possibile ridurre il volume delle cellule adipose, ma non sarà possibile eliminarle. È quindi importantissimo capire che un’alimentazione corretta nei primi due anni di vita ha un ruolo fondamentale nella prevenzione del problema.
Altro importante fattore di rischio è la sedentarietà; moltissimi sono purtroppo i bambini che preferiscono stare ore e ore sedute davanti a una televisione o un pc piuttosto che praticare un’attività sportiva.
Un certo ruolo ce l’ha anche la familiarità; un’indagine di alcuni anni fa condotta dall’ISTAT mostrò che circa il 25% di bambini e adolescenti sovrappeso hanno un genitore obeso oppure in sovrappeso; la percentuale passa al 34% nel caso in cui siano obesi o sovrappeso tutti e due i genitori.
Sull’ereditarietà gli studi sono attualmente in corso.
Obesità infantile: cosa fare?
Quando si parla di obesità infantile, la parola d’ordine è prevenzione. E metterla in atto non è poi così difficile.
I bambini devono avere una dieta sana, varia e regolare, mai eccessiva. Si devono prevedere i tre canonici pasti, colazione, pranzo e cena, sostanziosi, ma mai eccessivamente abbondanti. Un leggero spuntino a metà mattina e una leggera merenda nel pomeriggio sono consentiti; eviteranno “buchi” che potrebbero invogliarlo a spuntini esagerati fuori orario.
Il bambino deve svolgere una buona attività fisica; le possibilità non mancano; fin da piccoli è infatti possibile praticare uno sport (atletica, nuoto, basket, calcio, tennis ecc.).
Importante rispettare i ritmi del sonno; eviterà l’instaurarsi di abitudini non corrette (sindrome dell’alimentazione notturna).
Nel caso in cui il bambino sia già sovrappeso è fondamentale chiedere consiglio al pediatra e al dietologo che dovranno predisporre un intervento adeguato; resta comunque fondamentale la figura del genitore che deve essere il primo educatore non solo a parole, ma soprattutto con il proprio esempio.
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