Il morbillo è una malattia infettiva acuta provocata da un virus del genere Morbillovirus appartenente alla famiglia Paramyxovirus (la stessa del virus della parotite, del virus respiratorio sinciziale ecc.); si trasmette soltanto nell’uomo; è una patologia caratterizzata da un indice di contagiosità estremamente elevato, molto vicino al 100%; in effetti è molto difficile raggiungere l’età adulta senza averla contratta; prima che venissero introdotti i vaccini anti-morbillo, quasi tutti i bambini contraevano la malattia entro il quindicesimo anno di età. Dopo che un soggetto ha contratto tale virus ne è immune per tutta la vita. Praticamente tutti i soggetti sono a rischio se non hanno mai contratto la malattia o se non sono stati vaccinati.
Nelle zone a clima temperato, il morbillo colpisce i bambini verso la fine della stagione invernale e durante la primavera.
Morbillo: una malattia ancora troppo diffusa
Ogni anno nel mondo, si registrano circa 20 milioni di casi di morbillo. Per quanto sia disponibile da anni un vaccino, i casi di morbillo sono ancora troppi, tant’è che dall’OMS si moltiplicano gli appelli affinché venga promossa maggiormente la vaccinazione contro questa patologia. Tali casi sono dovuti alla presenza di sacche di popolazione non ancora vaccinate o vaccinate parzialmente; ciò si verifica anche perché sta salendo il numero di genitori che si rifiutano di far vaccinare i propri figli.
Nel nostro Paese, tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2017, 21 Regioni hanno segnalato al Sistema di sorveglianza integrata morbillo e rosolia quasi 5.000 casi, inclusi 4 decessi.
Trasmissione e incubazione
Il virus del morbillo si trasmette attraverso il contatto diretto con le secrezioni mucose o salivari del soggetto infetto oppure tramite la semplice inspirazione di gocce infette che siano state immesse nell’aria attraverso starnuti, colpi di tosse oppure parlando. Le possibilità di contagio da un soggetto all’altro iniziano 24-48 ore prima della comparsa della sintomatologia (3-5 giorni prima che compaiano le cosiddette macchie di Koplik). Il rischio di contagio può considerarsi terminato 4-5 giorni dopo la scomparsa della tipica eruzione cutanea (esantema) che ricorda quelle della scarlattina e della rosolia.
Come si manifesta il morbillo: sintomi e segni
Trascorso il periodo di incubazione, variabile da un minimo di 7 a un massimo di 18 giorni, iniziano a comparire febbre alta (nella fase acuta la temperatura può arrivare anche ai 40 °C), tosse, rinite, congiuntivite, arrossamento della mucosa orale con presenza di macchie bianche sulle gengive all’altezza dei molari (le già citate macchie di Koplik) e, dopo tre giorni di febbre, una caratteristica eruzione cutanea che parte dal capo e dal collo e, progressivamente, si estende a tutto il resto del corpo.
L’esantema perdura per circa 5-6 giorni per poi scomparire gradualmente. Per alcuni giorni, nella fase di convalescenza, sarà visibile una finissima desquamazione della pelle.
Diagnosi di morbillo
Generalmente la diagnosi di morbillo viene fatta attraverso l’osservazione clinica. Il sospetto di morbillo si ha in quei pazienti che presentino anamnesi positiva di esposizione al morbillo e gli altri sintomi descritti precedentemente; la certezza diagnostica si ha però soltanto previa identificazione delle macchie di Koplik. Il virus può essere individuato in modo precoce, per quanto ciò sia raramente necessario, attraverso appositi test sierologici.
La diagnosi differenziale si pone con rosolia, pseudorosolia (roseola infantum o sesta malattia), scarlattina, eruzioni cutanee provocate da farmaci, malattia da siero, mononucleosi infettiva, infezioni da adenovirus, echovirus e coxsackievirus.

Morbillo: nel 2019 in Italia 1.627 casi, l’86% dei quali non vaccinato con il 31% che ha sviluppato almeno una complicanza
Complicazioni del morbillo
Le complicanze del morbillo vengono generalmente distinte in tre gruppi:
- complicanze di tipo respiratorio
- complicanze di tipo neurologico
- complicanze rare di altro tipo.
Le complicanze di tipo respiratorio sono quelle più frequenti e comprendono otiti, laringiti, laringotracheiti, broncopolmoniti batteriche e polmoniti interstiziali.
Le complicanze neurologiche sono più rare, ma molto più gravi, tra queste troviamo le encefaliti e le encefalomieliti. Una complicanza rarissima, ma che può avere effetti devastanti, è la panencefalite sclerosante subacuta (PESS), una malattia degenerativa causata dalla persistenza di un virus del morbillo difettivo e che si manifesta mediamente 9 anni dopo dal morbillo. Risulta essere più frequente nei soggetti che avevano contratto il morbillo nei primi due anni di vita.
Complicanze molto più rare sono poi quelle cardiache, quelle oculari, la porpora piastrinopenica e la linfoadenopatia mesenterica. La morte è un evento raro, ma non nullo.
Terapia del morbillo
Trattandosi di un virus, non esiste uno specifico rimedio di tipo farmacologico. Gli interventi devono essere mirati alla diminuzione della sintomatologia. Si possono quindi somministrare farmaci antipiretici e antitussigeni. Il paziente dovrà riposare a letto, in ambiente riscaldato e arieggiato, non troppo illuminato nel caso di infezione della congiuntiva. La dieta sarà leggera e ricca di liquidi.
Il ricorso agli antibiotici deve essere attuato solo nel caso in cui si verifichino complicazioni di natura batterica.
Il vaccino contro il morbillo
Il vaccino contro il morbillo appartiene alla categoria dei vaccini vivi attenuati. In Italia il vaccino è obbligatorio.
Il vaccino contro il morbillo è disponibile in forma combinata trivalente con i vaccini contro parotite e rosolia (MPR) oppure in forma quadrivalente, con vaccini contro parotite, rosolia e varicella (MPRV). Il calendario vaccinale prevede la somministrazione di due dosi del vaccino: una a 13-15 mesi e una a 6 anni.
La vaccinazione non è indicata nei soggetti che presentino allergia a precedenti dosi di detti vaccini oppure a qualcuno dei loro componenti, nelle donne gravide o in quelle che stanno cercando di diventarlo (è consigliabile evitare la gravidanza per almeno trenta giorni se ci si è sottoposte a vaccino anti-morbillo o anti-rosolia), nei soggetti che presentino gravi alterazioni del sistema immunitario e in quelli che hanno ricevuto da poco tempo sostanze contenenti immunoglobuline, nei soggetti che stanno assumendo alte dosi di farmaci steroidei e in quelli che sono affetti da patologie acute.
La vaccinazione anti-morbillo prevede due dosi, la prima viene somministrata nel periodo compreso tra i 13 e i 15 mesi di età, la seconda dose viene iniettata a 6 anni. Gli effetti collaterali del vaccino, ove presenti, sono generalmente abbastanza lievi (dolore e gonfiore nel punto dell’iniezione, febbre moderata, ingrossamento linfonodale, gonfiore articolare e modesta eruzione cutanea). Se la sintomatologia si protrae oltre le 48 ore, è consigliabile consultare il pediatra o il medico curante per escludere che essa sia relativa a un’altra patologia e non a una reazione al vaccino. Il vaccino non causa né encefalite né meningite.
La vaccinazione MPR è associata ad autismo?
L’ipotesi che la vaccinazione trivalente abbia un’associazione con l’autismo è stata formulata verso la fine del XX secolo dal gastroenterologo inglese Wakefield (Wakefield AJ et al. Ileal lymphoid-nodular hyperplasia, non specific colitis and pervasive developmental disorder in children. Lancet, 1998 351 (9103):637-41). Lo studio effettuato da Wakefield e colleghi descriveva 12 soggetti che dopo la vaccinazione MPR avevano accusato disturbi a livello gastrointestinale e manifestato autismo. In altri due studi Wakefield suggerisce la relazione tra autismo e vaccinazione MPR.
Come si può facilmente immaginare, gli studi di Wakefield hanno avuto una grandissima eco a livello mondiale, ma sono diversi i lavori, condotti per più di un decennio sia nel vecchio continente che negli Stati Uniti d’America che rifiutano categoricamente le conclusioni di Wakefield.
Peraltro, la revisione degli studi clinici e di quelli epidemiologici esistenti ha fatto concludere alla comunità scientifica che non esiste una relazione causale tra vaccinazione MPR e autismo.
I meccanismi che sono stati ipotizzati per spiegare come il vaccino trivalente sia in grado di provocare l’insorgenza di autismo sono puramente teorici e non hanno il supporto di alcuna evidenza scientifica. Non esiste alcuna dimostrazione che il vaccino trivalente provochi un’infiammazione cronica intestinale o la perdita della funzionalità della barriera intestinale, così come non esiste alcuna prova di un possibile ruolo del sistema immunitario nell’autismo.
Inchieste successive hanno dimostrato peraltro che Wakefield aveva alterato e falsificato l’anamnesi dei soggetti studiati allo scopo di supportare i risultati della sua ricerca.
Nel 2010 l’Ordine dei medici inglesi ha riconosciuto Wakefield colpevole di una trentina di capi accusa affermando, fra le altre cose, che il gastroenterologo aveva “mancato ai suoi doveri come medico”. La rivista Lancet ha ritirato formalmente l’articolo. Wakefield è stato radiato dall’ordine dei medici.
Concludendo, non c’è nessuno studio, fra gli oltre 25 condotti negli ultimi 15 anni, che ha evidenziato l’esistenza di una relazione causale tra vaccinazione e autismo. Uno studio piuttosto recente (Destefano F, Price CS, Weintraub ES. Increasing Exposure to Antibody-Stimulating Proteins and Polysaccharides in Vaccines Is Not Associated with Risk of Autism. J Pediatr. 2013 Mar 29) conferma che l’assenza di una possibile relazione tra i vaccini che vengono somministrati nei primi due anni di vita e lo sviluppo di autismo.
Il problema è però che le conclusioni di Wakefield hanno provocato, principalmente in Inghilterra, ma anche in molti altri Paesi, una sensibile diminuzione delle coperture vaccinali con la conseguente comparsa di migliaia di nuovi casi di morbillo, parotite e rosolia.
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