La meningite è una seria patologia provocata da un processo infiammatorio a carico delle meningi e del liquor cerebrospinale; le meningi sono le tre membrane che rivestono il sistema nervoso centrale: la dura madre (anche dura meninge), l’aracnoide e la pia madre (anche pia meninge).
A seconda del suo decorso si riconoscono la meningite acuta, la meningite subacuta e la meningite cronica.
La meningite può avere origine batterica, virale, micotica, neoplastica o chimica.
Della forma batterica, quella di maggiore gravità, parliamo più dettagliatamente nel prosieguo dell’articolo; per quanto riguarda le altre forme ci limitiamo a una descrizione sintetica.
- La meningite virale (anche asettica) è una forma molto frequente e generalmente meno grave di quella batterica. Gli agenti virali più spesso chiamati in causa sono gli herpesvirus, gli enterovirus e il virus della parotite.
- La meningite micotica (o fungina), è una patologia che si manifesta generalmente in quei soggetti che presentano gravi problemi a livello di difese immunitarie (come, per esempio, i malati di AIDS).
- La meningite neoplastica (anche carcinomatosi meningea) è una grave complicanza di tipo neurologico che si verifica nel caso di un’invasione delle leptomeningi e/o del liquor cerebrospinale.
- La meningite chimica è una forma che può essere causata dalla chemioterapia intratecale, dagli anestetici per via spinale e dai mezzi di contrasto usati per l’esecuzione della mielografia.
Quanto è diffusa la meningite in Italia?
Nel nostro Paese, a partire dal 1994, è stato attivato un sistema di sorveglianza dedicato alle meningiti batteriche (le più temibili) che a partire dal 2007 è stato ampliato fino a includere tutte le patologie invasive da Neisseria meningitidis (meningococco), Haemophilus influenzae (emofilo) e Streptococcus pneumoniae (pneumococco).
Il meningococco è responsabile, nel nostro Paese, di circa 200 casi l’anno, mentre le forme invasive prevenibili con vaccinazioni dello pneumococco sono in diminuzione.
Modalità di contagio
Nelle forme contagiose di meningite (batteriche, fungine e virali), il contagio avviene per via respiratoria attraverso le goccioline emesse con gli starnuti o la tosse e le secrezioni nasali o della gola.
Il periodo di incubazione della malattia va da uno a dieci giorni, ma, generalmente, è inferiore ai quattro giorni. Il soggetto malato non è più contagioso dopo che sono passate 24 ore dal trattamento.
I soggetti ad alto rischio sono i soprattutto i bambini piccoli che convivono con un soggetto malato (familiari o conviventi negli asili nido o nelle scuole materne) e che sono esposti direttamente alle secrezioni del soggetto colpito da malattia (condivisione di giochi, di posate, baci ecc.).
Meningite batterica
La forma batterica è generalmente quella più grave. Può colpire chiunque, ma i soggetti colpiti più frequentemente sono i bambini piccoli, i soggetti in cui le difese immunitarie sono più basse e coloro che sono privi della milza.
I batteri che più frequentemente sono chiamati in causa sono nei neonati lo Streptococco di gruppo B, l’Escherichia coli e il Listeria monocytogenes; nei lattanti e nei bambini più grandi invece i batteri più frequentemente coinvolti sono il Neisseria meningitidis (anche meningococco), lo Streptococcus pneumoniae (anche pneumococco) e l’Haemophilus influenzae tipo b (anche emofilo o Hib). Questi ultimi tre batteri sono quelli che, globalmente, provocano il numero maggiore di meningiti di tipo batterico.
Il Neisseria meningitidis è un batterio presente normalmente nel naso e nella gola di circa l’1-2% della popolazione sana; è stato identificato la prima volta nel 1887, a tutt’oggi ne sono stati identificati 13 diversi sierotipi, ma solo cinque di questi sono causa frequente di meningite (A, B, C, W135 e Y). il meningococco B rappresenta il sierotipo più frequente (46, 50 e 63% dei ceppi tipizzati nel 2011, 2012 e 2013), seguito dal meningococco C (33, 17 e 17% dei ceppi tipizzati nel 2011, 2012 e 2013) e dall’Y (16, 17 e 13% dei ceppi tipizzati nel 2011, 2012 e 2013).

Sono diversi i batteri che possono provocare la meningite: ecco la distinzione tra batteri Gram-positivi e Gram-negativi.
Lo Streptococcus pneumoniae è, dopo il Neisseria meningitidis, uno degli agenti batterici più comuni della malattia; questo batterio può inoltre essere la causa di patologie invasive (bronchite, congiuntivite, otite, polmonite, sinusite ecc.) e no (osteomielite, peritonite, sepsi ecc.).
Così come nel caso del meningococco, anche lo pneumococco può essere presente nel naso e nella gola delle persone senza per questo causare la malattia.
L’Haemophilus influenzae tipo b è stato per molto tempo (fino alla fine degli anni ’90 del secolo scorso) la causa più frequente di meningite batterica nei bambini al di sotto dei cinque anni, ma la sua circolazione è stata ormai quasi annullata dall’introduzione delle vaccinazioni estese.
Sintomi e segni di meningite
La patologia, nelle sue forme più severe, può avere conseguenze gravissime, addirittura fatali. Per questo motivo una diagnosi precoce riveste un’importanza fondamentale per poter intervenire nel miglior modo possibile. Sfortunatamente non è sempre immediato diagnosticare rapidamente ed esattamente la malattia dal momento che molti dei sintomi che la caratterizzano sono gli stessi che si riscontrano nelle patologie stagionali come per esempio l’influenza.
Solitamente la meningite si manifesta con mal di testa particolarmente intenso, rigidità nucale, nausea, vomito, confusione mentale, sensibilità alla luce (fotofobia) e ai rumori (fonofobia), febbre alta, sonnolenza, inappetenza e, talvolta, petecchie.
Diagnosi di meningite
Gli esami fondamentali per la diagnosi sono le analisi citochimiche e colturali del liquor cerebrospinale. Da alcuni è disponibile, grazie a tecniche di biologia molecolare, un test denominato EuSepScreen i cui risultati hanno dimostrato una specificità del 100% sia quando si è partiti da campioni di liquor cerebrospinale sia da campioni di sangue o altri liquidi biologici. La sensibilità di tale metodo è risultata doppia rispetto a quella dell’analisi colturale. A seconda del tipo di meningite, la colorazione del liquor può essere molto diversa e ciò permette di impostare una terapia iniziale che sarà aggiustata in seguito al risultato dell’esame colturale.
Cura e profilassi
La tempestività nell’inizio della terapia è un fattore di fondamentale importanza nel trattamento della meningite.
Il trattamento si basa sulla somministrazione di antibiotici, scelti a seconda del genere di agente infettivo e delle caratteristiche del paziente, e va condotta in condizioni di isolamento. Fra gli antibiotici spesso utilizzati vi sono il ceftriaxone, la vancomicina, con o senza rifampicina, l’ampicillina e la gentamicina; si deve comunque considerare che le prescrizioni antibiotiche sono soggette a cambiamenti se si sviluppano nuove modalità di resistenza e qualora vengano introdotti nuovi antibiotici.
Oltre agli antibiotici si possono utilizzare cortisonici. L’utilizzo di corticosteroidi o altri farmaci antinfiammatori ha essenzialmente lo scopo di evitare sequele neurologiche maggiori (fra cui la perdita dell’udito nei bambini che vengano colpiti da meningite da emofilo); secondo alcuni autori la somministrazione di corticosteroidi è utile negli adulti è utile in quei casi talmente gravi da creare problemi a livello di stato mentale, causare edema cerebrale, produrre deficit dei nervi cranici, aumentare la pressione del liquor oltre certi limiti, produrre neutrofilia ecc.
Nel caso in cui non venga individuato alcun patogeno sugli strisci di liquor si deve considerare l’eventualità di un altro tipo di infezione e si dovranno aggiungere altri farmaci antibiotici o sospendere i corticosteroidi. Nel caso in cui nessun batterio cresca nelle colture o non viene altrimenti identificato nel giro di 48 ore la terapia corticosteroidea deve essere interrotta e la terapia antibiotica deve essere rivalutata.
A seconda dello stato di salute generale sarà necessaria anche una terapia di supporto, si dovranno infatti trattare febbre, disidratazione, squilibri elettrolitici, edema cerebrale, convulsioni ecc.
La vaccinazione e i diversi tipi di vaccino
Attualmente si hanno a disposizione vaccini efficaci fin dal primo anno di vita; i vaccini anti-meningococcici sono vaccini inattivati (ovvero ottenuti con frammenti di batterio) e coniugati (ovvero legati a una proteina allo scopo di aumentarne l’efficacia e si somministrano per via intramuscolare.
Per approfondire l’argomento nel dettaglio si consulti il nostro articolo specifico (Vaccino per la meningite).