La malaria (anche, ma più raramente, paludismo) è una seria patologia provocata da protozoi appartenenti al genere Plasmodium. Nella quasi totalità dei casi, la malaria è dovuta a quattro specie di Plasmodium:
- Plasmodium falciparum
- Plasmodium vivax
- Plasmodium ovale
- Plasmodium malariae.
Per molto tempo si è ritenuto che solo queste quattro specie di Plasmodium potessero interessare il genere umano, ma in seguito si è osservato che anche altre due specie di questo protozoo possono provocare la malaria negli uomini:
- Plasmodium knowlesi
- Plasmodium simiovale.
La più pericolosa fra le specie di Plasmodium è la falciparum; è questa infatti la specie a cui è legato il più alto tasso di mortalità fra i soggetti colpiti da malaria.
La malaria è la parassitosi più importante; si calcola infatti che ogni anno, a livello mondiale, vi siano 500 milioni di nuovi casi e circa un milione di morti; è praticamente impossibile fornire dati certi, ma secondo molti queste stime sono da considerarsi decisamente ottimistiche.
Una buona parte della popolazione mondiale (circa il 40%) vive in zone in cui la patologia è endemica; queste sono zone tropicali e subtropicali la cui altitudine non supera i 1.800 m. La patologia colpisce anche molti europei e statunitensi che si recano in queste zone per affari o turismo.
Nella stragrande maggioranza dei casi la malattia viene trasmessa agli uomini dalle zanzare femmina che appartengono al genere Anopheles; esistono numerose specie di queste zanzare che sono variamente distribuite nei diversi continenti.
Malaria: le zone a rischio
Una comune modalità di suddivisione delle zone geografiche interessate dal fenomeno della malaria è quella che distingue le zone in base alla resistenza ai farmaci contro la malaria. Si distinguono 3 zone, la A, la B e la C.
La zona A vede la presenza di ceppi di Plasmodium che sono sensibili alla clorochina; sono compresi in questa zona parti dell’America centrale, dei Caraibi e del Medio Oriente.
La zona B vede la prevalenza di ceppi di Plasmodium vivax con una minoranza di ceppi di Plasmodium falciparum resistenti alla clorochina. Ne fanno parte il subcontinente Indiano e l’Iran.
La zona C è relativa a tutte le altre regioni malariche nelle quali vi è la prevalenza di ceppi di Plasmodium falciparum resistenti alla clorochina.
Malaria da Plasmodium falciparum
La malaria da Plasmodium falciparum è, come accennato in precedenza, la forma più grave della malattia Viene anche chiamata terzana maligna perché è caratterizzata da attacchi febbrili che si ripetono ogni tre giorni e perché la prognosi è spesso infausta.
Nelle prime fasi della patologia si hanno attacchi di febbre molto elevata e senza carattere di periodicità; oltre la metà degli eritrociti (globuli rossi) possono risultare infettati. L’incubazione è abbastanza breve (da una a due settimane al massimo); durante la fase di incubazione si possono verificare edemi, cefalea, nausea, stanchezza e perdita dell’appetito. Poi è la volta della febbre; la cefalea si fa più intensa, si hanno nausea e vomito, dolenzia epigastrica e mialgie.
All’esame obiettivo si rileva un ingrossamento dell’organo epatico. In alcune situazioni la sintomatologia è ancora più pesante, la febbre è altissima, possono verificarsi delirio, disidratazione, vomito irrefrenabile e ittero. Se un soggetto gode di un certo grado di immunità specifica, generalmente si verifica una guarigione spontanea dopo un paio di settimane di ipertermia. Negli altri soggetti può manifestarsi l’accesso pernicioso.
Le problematiche che si riscontrano con più frequenza sono a carico di cervello, cuore, fegato, reni e intestino; oltre a dolorosissima cefalea si possono avere turbe comportamentali, agitazione di tipo psico-motorio, tachicardia, insufficienza renale, convulsioni e infine coma.
La mortalità complessiva per malaria non è particolarmente elevata, ma nei soggetti non immuni è considerevolmente più alta. Se la malaria non viene trattata per tempo si possono avere le complicazioni sopradescritte che possono portare al decesso.
Affinché si possa intervenire per tempo è necessaria una diagnosi rapida e accurata. Di norma essa si basa su riscontri effettuati direttamente al microscopio sul sangue periferico.
Malaria da Plasmodium vivax
È la forma più frequente della malattia e il suo livello di gravità è decisamente inferiore a quello della malaria provocata dal Plasmodium falciparum. Viene anche detta terzana benigna o malaria primaverile; la prima denominazione fa riferimento alla periodicità dell’attacco febbrile (inizialmente è irregolare, poi la periodicità è la stessa della terzana maligna, tre giorni) e alla sua evoluzione che rarissimamente è infausta.
La seconda denominazione fa invece riferimento al fatto che, a causa di determinati meccanismi adattativi della specie di Plasmodium, la crisi acuta della patologia si verifica nella primavera dell’anno successivo a quello in cui è avvenuta l’infezione. Poco prima di un mese dall’infezione i parassiti escono dall’organo epatico e attaccano i globuli rossi; con l’esplosione di questi ultimi si verificano i sintomi tipici della malaria (brividi, febbre, sudorazione). La sintomatologia decresce per poi salire di nuovo ogni 2 giorni.
Il ciclo continua fino al momento in cui non viene interrotto dal trattamento farmacologico oppure dall’immunità acquisita. Dopo gli attacchi acuti si possono avere ricadute che diventano sempre meno frequenti per cessare completamente nel giro di circa due anni. Le ricadute possono essere evitate con quei farmaci che sono in grado di eliminare i parassiti ancora quiescenti nell’organo epatico.
Malaria: come proteggersi dall’infezione
I cardini della protezione dalla malaria sono due: profilassi comportamentale e chemioprofilassi. Si tenga però presente che nessuna profilassi può azzerare il rischio di ammalarsi di malaria. Chiunque compia viaggi in zone in cui esiste il rischio di contrarre la malaria dovrebbe consultare preventivamente il medico di fiducia per ottenere le informazioni più aggiornate e dettagliate sulle modalità profilattiche.
Per quanto riguarda la profilassi comportamentale i suggerimenti più importanti sono i seguenti:
- quando si soggiorna all’aperto dopo il tramonto si dovrebbero indossare abiti di colore chiaro che coprano il più possibile la cute.
- Le zone cutanee scoperte dovrebbero essere trattate con prodotti repellenti per gli insetti; l’applicazione dovrebbe essere ripetuta almeno ogni 3 ore.
- Evitare i profumi (possono attirare le zanzare).
- Usare diffusori elettrici con piastrine di piretroidi nelle stanze dove si soggiorna e nelle camere da letto.
- Dormire al riparo di zanzariere eventualmente impregnate di permetrina o deltametrina.
- Utilizzare i prodotti repellenti che possono essere spruzzati sugli abiti.
Per quanto riguarda la chemioprofilassi antimalarica esistono diversi farmaci (meflochina, proguanile, clorochina ecc.); la loro scelta varia in base alle zone di destinazione.
Attualmente sono allo studio vaccini di diverso tipo, ma, come detto, ancora non esiste la possibilità di evitare il contagio in modo assoluto.
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